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Informazione Corretta Rassegna Stampa
30.04.2014 Il mio primo Pesach da cittadino di Israele
l'aliyah e la libertà secondo Fiamma Nirenstein

Testata: Informazione Corretta
Data: 30 aprile 2014
Pagina: 1
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Il mio primo Pesach da cittadino di Israele»

Riportiamo la traduzione italiana dell'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo " Il mio primo Pesach da cittadino di Israele", pubblicato da YNET del 23/04/2014, in vista del conferimento del premio Genesis

 
Fiamma Nirenstein      Aereoporto Ben Gurion di Tel Aviv   



Quando ero piccola, subito la libertà mi si disegnò come un fine indispensabile. Era una grande ondata che si avventata sulla mia vita. Era spumosa, alta, il più grande fra i doveri, il maggiore fra i piaceri. Non era contemplativa la mia libertà, non si poteva solo godersela, si doveva nuotare: per averla bisognava essere determinati come la mia mamma, forti come mio padre, furbi e dolci come la nonna. Bisognav a evitare il male: come quando io e mia sorella per evitare l'iniezione del vaccino fuggimmo da casa di fronte al medico che brandiva la siringa. Bisognava osare di essere se stessi: come quando comunicai alla mia maestra delle elementari che volevo leggere in classe una mia poesia; o quando detti uno spintone a Vivetta (chi può dimenticare il suo nome) che a sette anni mi chiese se gli ebrei avevano la coda; da adolescenti, mi sembrò di dover chiedere al mio ragazzo se, insomma, mi amava, pessima idea; e al giornale, più avanti, devi dire "vado io" e partire nel mezzo della notte per una guerra del tutto sconosciuta.

La libertà l'abbiamo inventata noi, il popolo ebraico: il nostro monoteismo non conosce mostruosi tiranni egizi o assiro-babilonesi, re, generali, ma un solo comandante che dentro prova a sussurrarti "sii te stesso", forza, prenditi la libertà, è la prima gioia e il primo dovere. Ma quanta fatica. La nonna ballava la Hora con noi bambine nella casa di Firenze: dopo le persecuzioni (due fratelli deportati) ballava. E cantava inventandosi le parole. Non sapeva l'ebraico, ma conosceva il ritmo della libertà. Il fascismo era finito in Italia, Firenze era in fiore a Pesach, la mia mamma partigiana era oramai la sposa di un ragazzo della Brigata ebraica. I carri dei faraoni erano sta ti sommersi.

Comincia la conquista della libertà. Io l'ho goduta camminando veloce per tante città nel mondo compiendo il mio lavoro di inviata, intervistando i leader più importanti, scrivendo i miei libri la mattina fra le 5 e le 7 quando il telefono non suona. Ho scritto spesso tutto il contario di quello che dicevano i miei colleghi sullo scontro Israelo palestinese in genere. Negli anni in cui sono stata vicepresidente della Commissione Esteri della Camera Italiana e membro del Consiglio d'Europa, mi sono divertita lavorando sodo. Ho inseguito la mia libertà. Ho convinto tanti colleghi europei a partecipare alla maratona "For the Truth, for Israel" al Tempio di Adriano, a Roma, ho combattuto in Parlamento contro la bomba iraniana, ho denunciato la ferocia degli Hezbollah e la violenza contro le donne, i bambini, i dissidenti, gli omosessuali. La libertà è la fatica di fare quello che vuoi veramente. Essere madre è stato forse il maggiore fra tutti questi desideri. Poi, un anno fa, sono salita al primo piano dell'aereoporto Ben Gurion e ho firmato tutti i fogli che un gentile funzionario mi porgeva. Volevo essere cittadino dello Stato d'Israele? Firmi. Se vuole telefonare può chiamare da là. Era un telefono nero, col filo. Mi ha anche dato qualche migliaio di shekel per le prime spese. Grazie. Una fiorentina israeliana, che grande incredibile libertà.Tra un mese si terrà a Gerusalemme una grande serata in cui verrà conferito per la prima volta il Genesis Prize per il contributo all’umanità nello spirito dei valori dell’ebraismo.
 
La giuria, di cui mi onoro di far parte, ha scelto Michael Bloomberg come esempio e modello per i nostri giovani. Durante la selezione dei numerosi candidati, è stato illuminante studiare le vite e i risultati di uomini e donne che hanno investito tanto per portare avanti i valori incarnati dall’ebraismo, e tra questi innanzitutto la libertà, la libertà come io la vedo: uno sforzo immane per essere te stesso, un duro lavoro, andare avanti lungo la strada maestra che la tua memoria storica, la tua famiglia, la tua personale avventura ti indicano. Ed è meraviglioso perché, che ne siamo coscienti o meno, siamo parte di un flusso che va avanti da 4000 anni. Una volta schiavi, ora, da uomini liberi, in Israele.
http://www.fiammanirenstein.com/


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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