Ritorna "Yoshe Kalb" di Israel Joshua Singer. Ecco la recensione di Giulio Busi sulla DOMENICA/ILSOLE24ORE di oggi, 27/04/2014, a pag.26, con il titolo "Peccato pensarci".
Giulio Busi La copertina Israel Joshua Singer
Una sola cosa è peggiore del peccato. È il pensiero del peccato, che strangola cento angeli, riempie mille inferni. Il peccato passa, muore con l'uomo che lo ha commesso. Il pensiero è eterno, e ancor più lo è, immortale, se è messo per iscritto, e diviene racconto, saga. «V i sono stati molti santi che hanno cercato di affrettare la venuta del Messia attraverso il peccato, giacché il Messia verrà quando tutti saranno santi o tutti saranno peccatori». Yoshe Kalb di Israel Sin-ger è un perfetto manuale del messianesimo del buio, per liberare il mondo attraverso la colpa. Più che un romanzo, questo capolavoro della letteratura yiddish, apparso nei 1932 e ora recato in italiano da Adelphi, è un sabba vorticoso. A ballarlo sono figure ritagliate nella stoffa dell'ebraismo dell'Europa orientale. È l'ambiente di tanti racconti hasidici, che qui perde i suoi colori folklorici e, in fondo, bonari. I rabbi mezzi santi e mezzi farabutti che si affollano nelle pagine di Singer di bonario non hanno proprio nulla. Né le loro spose sono così ingenuecome sembrano. Nei testi cabbalistici, la forza che accende il desiderio e trascina alla trasgressione è detta "sitra ahra", l"'altra parte". E come in un tappeto rovesciato, in cui il bel disegno del dritto appare capovolto, Singer tesse la sua trama deforme. Cosa succederà al vecchio rabbino, troppo vitale, impaziente, sguaiato? Riuscirà a sposarsi per la quarta volta? E sua figlia, la formosa e stolida Serele, avrà la gioia che spera dal marito adolescente, il bellissimo, aristocratico, fragile Nahum? Mentre ci culliamo in simili domande, degne di una novella edificante, ecco che fa il suo ingresso lei, Malka, dagli occhi neri e brillanti, perle scure di zingara Il suo nome, in ebraico, significa "Regina". Su quale regno la faccia da padrona, potete immaginarlo da voi. I suoi servitori? Angeli dal caffettano di velluto, colore della pece. Nahum la guarda, una, due, tre volte. Diventerà un santo del peccato. Che si sappia, il Messia non ha ascoltato neppure lui.
Israel Joshua Singer, Yoshe Kalb, traduzione di Bruno Fonzi, cura editoriale di Elisabetta Zevi, Adelphi, Milano, pagg. 282, 18,00