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Ugo Volli
Cartoline
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Le delusioni dello struzzo 23/0472014

Le delusioni dello struzzo
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli  

    

        
   Neville Chamberlain        Barack Obama         John Kerry   


Cari amici,

non so se conoscete l'espressione "wishful thinking". In italiano si traduce di solito "pensiero desiderante", che è un'espressione piuttosto macchinosa e aulica, assai meno comune delle parole originali. In sostanza si tratta di confondere la realtà coi propri desideri, non nel senso di avere dei progetti e di volerli realizzare, ma in quello di credere che la cose vadano come si vorrebbe che andassero. Praticare il wishful thinking è il modo migliore per farsi truffare, perché porta a credere a tutte le assicurazioni dei ciarlatani: quella crema farà miracoli per toglierci le tracce dell'età, quelle azioni sicuramente cresceranno di prezzo, in Nigeria c'è qualcuno che ha scelto proprio noi per amministrare un patrimonio di milioni di dollari di cui non sa che farsi, l'elisir d'amore farà sì che la bella ritrosa finalmente ci ami e così via. Basta pagare un po', avere pazienza e il risultato è assicurato. C'è un effetto successivo che complica ancora le cose. Il truffato resiste in tutti i modi al pensiero di poter essere stato così stupido da cadere in trappola e spesso anche quando le prove dell'inganno sono palesi, si ostina ad avere fiducia nel mago, nella cartomante, nel piazzista o nel fidanzato infedele

Il simbolo dei Fratelli Musulmani

Pericoloso nella vita privata, il wishful thinking è disastroso in politica. Quando si decide di credere allo buona volontà di un leader cialtrone o semplicemente di un avversario furbo o spregiudicato, il disastro è sicuro. Spesso basta attribuirgli gli stessi nostri obiettivi, immaginare che voglia quel che ci pare ragionevole desiderare. Prendete per esempio l'appeasement di Chamberlain con Hitler: il premier inglese era convinto che in fondo Hitler volesse la pace, sì, con qualche piccolo guadagno territoriale. A Monaco gli lasciò vergognosamente prendere la Cecoslavacchia, pensando di  averlo soddisfatto e così di evitare la guerra; come disse Churchill in quella maniera si tirò addosso sia la vergogna che la guerra. Lo stesso si potrebbe dire di Obama col mondo islamico. La Fratellanza Musulmana, secondo il presidente americano, voleva il potere nei suoi stati e l'onore da parte del mondo; dandoglieli si sarebbe aperta un'epoca felice nei rapporti fra America e Islam; lo stesso per l'Iran. Oggi vediamo chiaramente quali sono le conseguenze di questo wishful thinking.


Mahmoud Abbas

Veniamo a Israele. Qualche giorno fa un gruppetto di deputati di estrema sinistra è andato a rendere omaggio a Abbas, il "presidente" dell'Autorità Palestinese giunto al decimo anno del suo mandato di quattro anni. Come sempre si sono trovati d'accordo con lui nel denunciare che la colpa della stasi dei negoziati è tutta del governo israeliano e nell'auspicare che questo sia sostituito da loro, che sarebbero ben più ossequienti alle rivendicazioni arabe (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4510669,00.html). Non hanno detto di essere stati accolti da proteste di piazza contro la "normalizzazione" (come qualche mese fa una delegazione pacifista ufficialmente invitata dall'AP era stata cacciata a sassate, questo ve l'ho già raccontato). Hanno detto invece che Abbas aveva condannato l'omicidio a sangue freddo di un poliziotto israeliano avvenuto il giorno prima. Interessante notizia, visto che si è trattato di un attentato costruito con modalità militari che fanno pensare al coinvolgimento delle "forze di sicurezza" dell'AP, che del resto ha sempre difeso e generosamente finanziato tutti gli assassini di israeliani. Sarebbe bello che il presidente dell'AP si distanziasse davvero dal terrorismo, questo renderebbe certamente più facile un accordo. Dunque probabilmente Abbas ha fatto un accenno generale alla necessità di superare la violenza e i deputati di sinistra, come quelli che si fan fregare al gioco delle tre carte, hanno subito capito che si trattava di una condanna degli omicidi di israeliani e l'hanno trionfalmente annunciato. Peccato che poi siano stati immediatamente smentiti dal portavoce del "presidente" (http://www.focusonisrael.org/2014/04/18/terrorismo-baruch-mizrahi-attentato-palestinese/).

Altro esempio. Repubblica di ieri annuncia che "iI presidente palestinese Abu Mazen invierà un messaggio indirizzato agli ebrei nel mondo per la Giornata della commemorazione dell'Olocausto, la settimana prossima. La notizia arriva al quotidiano israeliano Haaretz dal rabbino Marc Schneier, capo della Fondazione per il dialogo etnico", che è stato anche presidente del partito Kadima (quello di Olmert e dell'ultimo Sharon) in America. Naturalmente non possiamo sapere se lo farà, ma per ora c'è un effetto annuncio che da Haaretz (http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/.premium-1.586551), il giornale del wishful thinking sui palestinesi per eccellenza, si è riverberato su tutto il mondo, fino ai quotidiani progressisti italiani. Mi permetto di dubitare, anche perché Abbas è l'autore di una tesi di laurea negazionista sulla Shoah discussa, guardate un po', all'università di Mosca e largamente diffusa come libro nei territori arabi, in cui sostiene che la Shoah non è stata poi così grande e che comunque i sionisti erano d'accordo con i nazisti (http://en.wikipedia.org/wiki/The_Other_Side:_The_Secret_Relationship_Between_Nazism_and_Zionism). Ma se lo facesse, come dice un blog israeliano, lo farebbe in inglese, certamente non in arabo (http://israelmatzav.blogspot.it/2014/04/but-he-wont-say-it-in-arabic.html).


I simboli dell'Olp e di Hamas

Comunque questi sono episodi minori, piccole credulità che contano solo sul piano propagandistico. La grande bolla del wishful thinking per Israele sono le trattative con i palestinisti, a partire dagli accordi di Oslo. L'idea di base che viene infinitamente ripetuta da progressisti, pacifisti, aspiranti mediatori è che entrambe le parti vogliono la pace e che ormai si sa benissimo come dovrebbe essere questa pace (due stati, reciproco riconoscimento, le linee armistiziali dal '49 con qualche aggiustamento per inserire in Israele i blocchi importanti degli insediamenti come confini, una forma di condivisione su Gerusalemme, ispezioni militari israeliane per garantire la sicurezza, un rientro solamente simbolico di qualche decina di migliaia di "rifugiati"). Così la pensava Clinton, così Obama e Kerry e in fondo anche Olmert, Tzipi Livni, la sinistra israeliana, l'Europa... uno schieramento Peccato che più o meno queste condizioni siano state offerte più volte all'Autorità Palestinese (da Ehud Barak e Clinton nel '99 e nel 2000, poi da Olmert nel 2008, di recente a quanto pare da Kerry) e al momento buono i palestinesi non le abbiano accettate né abbiano fatto controproposte per arrivare al punto di equilibrio più favorevole, ma abbiano invece clamorosamente rotto il negoziato, innescando  fasi terroristiche o di guerriglia diplomatica come stanno facendo oggi. Inabilità della parti a trattare? Incomprensione? E' lecito dubitarne. Cattiva volontà israeliana? Difficile pensarlo, dato che Ehud Barak e Olmert si sono giocati con questo fallimento il loro futuro politico e subito le elezioni.

Semplicemente non è vero che le due parti vogliono la pace. E' solo wishful thinking (e da parte palestinese propaganda). Non è vero che i "parametri" che ho riassunto sono la posizione su cui si potrebbe chiudere un accordo. E' solo whisful thinking (e propaganda da parte dei mediatori americani e della sinistra israeliana). Se si ha la pazienza di leggere  gli statuti di Al Fatah (http://digilander.libero.it/thatsthequestion/fatah.htm) e di Hamas (http://www.cesnur.org/2004/statuto_hamas.htm), se si guardano le infinite dichiarazioni e la propaganda televisiva e perfino gli stemmi della "Palestina", è chiarissimo che "l'intero territorio fra il fiume e il mare" è l'obiettivo strategico di tutti i palestinisti, la distruzione dello stato di Israele, con le conseguenze sulla vita degli israeliani che si possono immaginare, ne è la condizione e la "pace" non è altro che uno strumento di guerra, una tappa del "piano a fasi" adottato dall'Olp alla 12esima sessione del Consiglio Nazionale Palestinese al Cairo il 9.6.1974 e mai da allora abbandonato (http://www.israele.net/tutto-israele-palestina-per-il-movimento-guidato-da-abu-mazen).

Tutto ciò è chiarissimo a chi vuole guardare la realtà. Ma chi è animato dal "pensiero desiderante" non ha la minima intenzione di farlo. Perché un'altra traduzione dell'espressione inglese è questa: fare come lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia per non vedere ciò che non gli piace. Salvo poi subirne le conseguenze.



Ugo Volli


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