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La Repubblica Rassegna Stampa
20.04.2014 Onu: Obama dice no all'ingresso del diplomatico iraniano
Cronaca di Federico Rampini

Testata: La Repubblica
Data: 20 aprile 2014
Pagina: 15
Autore: Federico Rampini
Titolo: «Onu, una legge di Obama contro l'ambasciatore dell'Iran»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 20/04/2014, a pag.15, con il titolo " Onu, una legge di Obama contro l'ambasciatore dell'Iran ", la cronaca di Federico Rampini. Obama si è dato una mossa, ma va detto che non poteva fare diversamente, avendo di fronte la decisione unanime del Congresso.

Fonte della foto: Ansa

Federico Rampini  Congresso Usa      Amid Aboutalebi

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
NEW YORK .
Ha firmato una legge ad hoc, un gesto inusuale e di alto profilo, per sancire che non darà il visto all’ambasciatore dell’Iran all’Onu. Barack Obama aveva preannunciato il suo veto, lo strumento legislativo dà a quell’atto un’importanza e una visibilità superiori. Al centro del nuovo scontro tra Stati Uniti e Iran c’è la figura di Hamid Aboutalebi, che il governo di Teheran ha designato come rappresentante presso le Nazioni Unite. Ma il Palazzo di Vetro sta a New York e per mettere piede sul suolo americano occorre un visto, ancorché diplomatico.
Il problema è che Aboutalebi è un nome noto al Dipartimento di Stato. Nel 1979 partecipò alla presa di ostaggi nell’ambasciata americana di Teheran. Poco dopo la cacciata dello Scià di Persia, un gruppo di studenti islamici invase l’ambasciata, tenendovi in ostaggio 52 americani per 444 giorni. Quella crisi costò la rielezione a Jimmy Carter, portò alla presidenza Ronald Reagan e rimane una ferita aperta nelle relazioni tra i due paesi. Nonostante Obama sia stato l’artefice di un clamoroso disgelo avvenuto proprio qui alle Nazioni Unite – una telefonata diretta al presidente Rohani mentre era al Palazzo di Vetro – sulla nomina di Aboutalebi non ha voluto transigere. Il testo del provvedimento esclude che un diplomatico accreditato presso l’Onu possa entrare negli
Stati Uniti qualora «abbia svolto attività terroristiche o di spionaggio, o rappresenti una minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti ».
Da parte iraniana le reazioni non si sono fatte attendere. Aboutalebi ha precisato che nel 1979 il suo coinvolgimento nella presa di ostaggi era stato marginale, aveva fatto da interprete. Il governo di Teheran ha accusato l’America di creare un precedente pericoloso, «violando i diritti degli Stati sovrani di nominare i propri rappresentanti presso le Nazioni Unite». La decisione di Obama sembra collegata alle delusioni accumulate su un altro tavolo, quello dei negoziati sul programma nucleare iraniano che procedono a rilento. Su quel fronte però ieri è arrivata una schiarita. Il vicepresidente iraniano ha dichiarato che il suo paese accetta un forte ridimensionamento dell’impianto di “acqua pesante” di Arak, in modo da ridurre a un quinto la sua capacità di produrre plutonio. Se confermata al tavolo dei negoziati questa concessione riaprirebbe uno spiraglio, mentre si avvicina la scadenza del 20 luglio fissata per l’eventuale levata delle sanzioni economiche.
La legge che vieta l’accesso agli Stati Uniti per diplomatici coinvolti in spionaggio o terrorismo, è un’iniziativa partita dal Congresso, con appoggio bipartisan pressoché unanime. Fino a pochi giorni fa non era certo se Obama l’avrebbe firmata. Il presidente l’ha accompagnata con una dichiarazione: «Atti di spionaggio o di terrorismo sono della massima gravità, e io condivido la preoccupazione del Congresso se individui coinvolti in questa azioni usano la copertura diplomatica per penetrare nel nostro paese». L’Iran ha sollevato il caso presso l’ufficio legale dell’Onu. È estremamente raro che gli Stati Uniti neghino il visto a un diplomatico presso le Nazioni Unite. Perfino nel caso di paesi come Siria e Corea del Nord spesso le autorità Usa si sono accontentate di imporre limitazioni alla mobilità dei diplomatici entro un raggio di 40 chilometri dal Palazzo di Vetro.

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