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Ugo Volli
Cartoline
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Uccidere gli ebrei non è reato? 17/04/2014
Uccidere gli ebrei non è reato?
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra, Leoluca Orlando e Marwan Barghouti

Cari amici,

durante il silenzio che ho rispettato negli ultimi due giorni in osservanza delle regole della festa di Pesah, sono accaduti tre o quattro episodi molto inquietanti.  Il primo in ordine di tempo è questo: a Kansas City negli Stati Uniti, domenica pomeriggio, un nazista ha ucciso a fucilate tre ebrei intorno all'edificio del centro ebraico della città. Non li conosceva, non aveva nulla a che fare con loro, li ha ammazzati perché erano ebrei (http://edition.cnn.com/2014/04/15/us/kansas-jewish-center-shooting/). L'assassinio è stato riconosciuto subito dagli investigatori come "hate crime", anche perché il killer aveva notevoli precedenti razzisti e antisemiti. ( http://www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/kansas_city_ebrei_sparatoria_uccisi_morti/notizie/630991.shtml). La stampa italiana, però,  ha dato pochissimo rilievo all'episodio, confinandolo in pagine interne e brevi articoli, soprattutto in confronto ad altre stragi analoghe ma non antisemite. Sparare agli ebrei fa meno notizia che buttare bombe sui maratoneti.

Il secondo fatto è accaduto invece dalle parti di Hebron. Un poliziotto fuori servizio che stava andando in macchina con la famiglia a una cena pasquale è stato ucciso da una fucilata, la moglie incinta è stata ferita da un altro colpo, così un altro figlio, i due rimanenti si sono salvati  per l'intervento di un gruppo di soldati (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/179664). Anche questo è un crimine antisemita. Baruch Mizrahi, la vittima,(http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/179651), non è stato ammazzato per il suo lavoro, ma preso a caso perché era ebreo, riconoscibile dalla targa della macchina, in un agguato altrettanto criminale e se volete altrettanto astratto di quello di Kansas City. Il crimine, di cui non si conosce ancora il colpevole, è stato lodato da Hamas (" 'Vediamo questa azione come una risposta naturale ai crimini dell'occupazione contro i diritti del nostro popolo', ha detto Husam Badran, un portavoce di Hamas), ma anche da dall'organizzazione "madre" dell'Autorità Palestinese, l'Olp presieduta anch'essa da Abbas: "Wasel Abu Yousef, un membro del comitato esecutivo dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina, ha detto in un'intervista che 'l'attacco riflette lo stato di rabbia che il popolo palestinese sente'." (http://www.nytimes.com/2014/04/15/world/middleeast/israeli-officer-killed-on-way-to-seder-in-west-bank.html). Non una parola di pietà, il terrorismo e le morte giustificati in termini generali.

In Italia la notizia è stata passata quasi sotto silenzio, salvo qualche "breve" di cronaca, compresa una del "Manifesto", particolarmente significativa, perché ha attribuito a Mizrahi la qualifica, per loro infamante, di "colono". Ora il fatto è che il poliziotto è nato a Tel Aviv, viveva a Modin, nel centro di Israele, non in Giudea e Samaria e passava di lì per partecipare alla sera di Pasqua a casa di amici. Dunque o il "Manifesto" ignora la geografia e non sa leggere le fonte (non ne dubito, nonostante la spocchia sono in genere pessimi giornalisti assai poco interessati ai fatti), o pensano che si diventi "coloni" non vivendo nelle comunità ebraiche di Giudea e Samaria, ma anche solo percorrendo una delle sue strade, diciamo pro tempore. In questo caso, colono e israeliano si equivalgono e magari anche colono e ebreo, perché è difficile che ci siano degli ebrei passati in Israele senza andare al Kotel (il "muro del pianto"), che per palestinisti e manifesti fa parte delle "colonie". Al di là del fanatismo meccanico del Manifesto, ancor più che a Kansas City, ammazzare gli ebrei in Giudea non fa notizia, non scandalizza. In sostanza i giornali italiani si allineano col giudizio dell'Olp: è più grave che un ebreo costruisca una casa piuttosto che un arabo ammazzi un ebreo.


Il fotomontaggio pubblicato sul blog di Grillo

Il terzo episodio invece ha fatto rumore: Beppe Grillo ha deformato e piegato alla sua propaganda elettorale qualche verso molto famoso di  Primo Levi. Le condanne si sono sprecate, naturalmente e sono finite su tutti i giornali. In effetti l'episodio è meschino, sciocco e demagogico esattamente come il personaggio che l'ha pronunciato; risponde alla logica dello scandalo e della copiatura: se non hai idee, fai casino, se non sai come farlo, copia qualcosa di famoso e facci una parodia. Per interesse, naturalmente, non per "provocazione". Marcel Duchamp fece i baffi alla Gioconda nel 1919, circa un secolo fa; era una presa di posizione sull'arte di cui naturalmente si può discutere, ma che aveva un contenuto preciso, non era un semplice sfruttamento di un oggetto famoso.  Grillo invece fa come quei pubblicitari che usano il David di Michelangelo per promuovere i jeans, sfrutta l'oggetto per il suo interesse di bottega e lasciatemelo dire, dimostra un pietoso cattivo gusto. Non è la prima volta, come qualcuno ha notato: un paio d'anni fa i dotti intellettuali dei girotondi e del popolo viola organizzarono un'ennesima manifestazione antiberlusconiana col titolo "se non ora, quando?" che non è solo una citazione da Primo Levi, ma dalle "massime dei padri" (Pirké Avot) che è uno dei libri più importanti della tradizione ebraica. Ma neppure loro si curarono di indicare la fonte né si preoccuparono del rapporto con la storia. Dato che qui però non si tratta tanto di arte o di pensiero quanto di memoria del genocidio, quella di Grillo è anche di una grave offesa alle vittime, come prendere delle tombe e usarle per dipingerci sopra simboli di partito, cosa che peraltro capita continuamente ai cimiteri ebraici, con le svastiche.


Marwan Barghouti

Dunque, giusta l'ira delle vittime e giuste le condanne per il piccolo ridicolo plagiario che ambirebbe a fare l'imbianchino d'Italia. Ma permettetemi, dei tre episodi che ho citato non è certo questo il più grave. Molto più atroce la strage di Kansas City, molto più criminale l'omicidio di Mizrahi. Perché non se ne parla? E' evidente che c'è un problema di concorrenza. Siamo vicini alle elezioni e tutto quello che squalifica un concorrente sgradevole va bene. Mentre il povero poliziotto israeliano e la famiglia di Kansas City non hanno probabilmente parenti che votano in Italia. Ma c'è di più, molto di più. E lo trovate in un quarto fatto, anch'esso taciuto dalla stampa italiana, e non come dovrebbe per vergogna, ma per disinteresse. Il fatto è la concessione della cittadinanza onoraria di Palermo da parte del sindaco Leoluca Orlando a Marwan Barghouti (http://www.corrieredelsud.it/nsite/informazione-regionale/sicilia/palermo/18239-cittadinanza-onoraria-a-marwan-barghouti.html). Chi è Orlando probabilmente lo sapete: navigatore di lungo corso della politica siciliana e nazionale, uno di quella catena di sindaci ultrasinistri di cui fanno parte Marino e Pisapia e De Magistris. Barghouti è invece un signore che è stato condannato cinque volte per omicidio, essendo stato il capo militare di Al Fatah nell'ondata terroristica del 2000-2003 che fece più di un migliaio di vittime civili israeliane. Dunque, l'organizzatore, il coordinatore, il comandante di migliaia di atti di vigliacco terrorismo come quello che ha ucciso Mizrahi, e anche peggio: le bombe sugli autobus, negli alberghi, nei bar, nei mercati, i corpi straziati, gli spari nelle case... un criminale fra i peggiori in vita, una specie di Himmler in sedicesimo, cioè in formato palestinese.

E' questo che Orlando ha premiato,  naturalmente esigendone la liberazione, dato che sta in un carcere israeliano: un criminale col sangue sulle mani, uno dei più terribili  terroristi viventi, uno che non si è mai pentito, che non ha mai espresso pietà per le sue vittime, che non conosceva e non gli avevano fatto niente: le famiglie riunite per la cena Pasquale in un ristorante, le massaie di un supermercato, i ragazzi che stavano in un pub a chiacchierare, decine, centinaia di persone innocenti mandate alla morte. Si è mai visto un comune che premia un omicida dandogli la propria cittadinanza? Sì, si è visto e ve ne ho parlato qualche mese fa, è il comune di Bagnolet vicino a Parigi, dove ha sede il Partito comunista di Francia, che ha cercato di dare la cittadinanza onoraria, guardate un po', a un altro assassino di ebrei, Ibrahim Abdallah, condannato in Francia per aver  partecipato all'uccisione di un diplomatico americano, Charles R. Ray , e di uno israeliano, Yaakov Bar-Simanto (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=51703). Dico che Bagnolet ha tentato, perché la sua delibera è stata annullata dall'organo di controllo giurisdizionale. Speriamo in un analogo sussulto di dignità da parte di qualche tribunale italiano. Comunque, siamo sempre lì, sempre di assassini di ebrei si tratta. Per qualcuno non è un reato, ma un titolo d'onore.

Be', se fosse un reato l'appoggio esterno di genocidio, questo sarebbe un caso tipico. Decidendo di dare la cittadinanza a un pluriomicida, anche Orlando si è reso moralmente complice dei crimini di Barghouti e non l'ha fatto per conto suo ma in nome della sua città, coinvolgendo tutti i suoi amministrati in un ragionamento che è la premessa di questo premio, tacita ma evidente e che vale la pena di ricostruire, questo: Barghouti ha ammazzato e fatto ammazzare degli ebrei a centinaia (israeliani sì, ma israeliani ebrei, non gli altri); ma ammazzare degli ebrei o organizzarne l'assassinio di massa non è un crimine che meriti il carcere, dunque è ingiusto che Barghouti sia in prigione e bisogna solidarizzare con lui. Solo se ammazzare ebrei non è reato, la cittadinanza onoraria ha un senso. E questo corrisponde alla vicenda giudiziaria di Barghouti, che si è orgogliosamente proclamato innocente nel processo, ma non perché negasse i fatti, bensì perché "negava la competenza del tribunale a giudicarlo". Lui aveva fatto il suo dovere, come si permettevano gli ebrei di giudicarlo? Naturalmente Orlando non ha mai detto che delle stragi di ebrei non gli importa, magari avrà affermato anche il contrario in un qualche discorso della giornata della memoria, ma per un politico non contano solo le belle parole, ma anche gli atti e questi sono chiarissimi. Non si premia ufficialmente un ergastolano pluricondannato per omicidio senza l'intenzione di delegittimare il tribunale e di considerare innocenti, anzi meritevoli i suoi atti. 

Devo dire che sono contento di non essere palermitano, perché non è possibile non vergognarsi per un gesto del genere. Anche De Magistris dette la cittadinanza onoraria ad Abbas, ma costui è solo un negazionista della Shoà, il portaborse di Arafat, certo complice in tanti delitti sul piano politico e logistico, ma senza esserne il comandante militare come è stato Barghouti. Se Barghouti non è diverso dal nazista di Kansas City, e ai miei occhi non lo è affatto, perché entrambi hanno espresso la passione antisemita di ammazzare gli ebrei, penso che Palermo dovrebbe dare la cittadinanza anche a lui. E magari dedicare una piazza della città alla memoria di Eichmann, che ha organizzato lo stesso tipo di stragi, solo un po' più in grande e in fondo è stato sicuramente ucciso dagli israeliani (dopo un regolare processo, come quello di Barghouti). Così il senso politico di questa operazione sarebbe ben chiaro. Per quanto mi riguarda, ben venga Grillo, faccia tutte le parodie che vuole su tutti i testi ebraici che trova. Al confronto di Orlando, non potrà mai fare altrettanto male. E chiunque condanni lui senza indignarsi per il gesto del comune di Palermo, scusatemi, è solo un ipocrita.


Ugo Volli


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