La morte di Emanuele Pacifici memoria storica dell'ebraismo italiano
Testata: Il Messaggero Data: 15 aprile 2014 Pagina: 40 Autore: Marco Pasqua Titolo: «Emanuele Pacifici, addio alla memoria dell'ebraismo»
Riportiamo dal MESSAGGERO di oggi, 15/04/2014, a pag. 40, l'articolo di Marco Pasqua dal titolo "Emanuele Pacifici, addio alla memoria dell'ebraismo".
Emanuele Pacifici
Si è spento all'alba il papà del presidente degli ebrei romani Il cordoglio di Giorgio Napolitano e del premier Matteo Renzi LA SCOMPARSA LA STORIA Scampò prima alla Shoah, nascondendosi dai cacciatori nazisti in un collegio di suore, mentre i suoi genitori trovarono la morte nelle camere a gas di Auschwitz-Birkenau. Poi, fu coinvolto nell'attentato al Tempio Maggiore, quello in cui perse la vita il piccolo Stefano Gaj Taché. Emanuele Pacifici incarnava, nelle parole del rabbino capo, Riccardo di Segni, la «figura dell'ebreo romano del Novecento, con tutte le atroci sofferenze che ha dovuto subire». E' scomparso ieri all'alba, all'età di 82 anni e dopo aver lottato contro una malattia che aveva attaccato la cosa alla quale teneva di più in assoluto: la memoria. Delle comunità ebraiche italiane, di quella romana, degli ebrei che hanno conosciuto sulla loro pelle l'orrore dei campi di sterminio, di quelli sopravvissuti e di quelli che persero dei familiari, vittime della cieca follia nazista. Figlio del rabbino Riccardo Pacifici e Wanda Abenaim, padre di Riccardo, presidente della comunità ebraica romana, figura di spicco dell'ebraismo, soprattutto per il lavoro meticoloso fatto dal punto di vista storico. Nato nel 1931, riuscì a non essere catturato, da giovane adolescente, dai nazisti, grazie all'ospitalità nel collegio delle suore di Santa Marta a Settignano, a Firenze. Un esempio vivente, ha detto il premier, Matteo Renzi, in una telefonata al presidente degli ebrei romani, dell'«orgoglio della resistenza toscana». II 9 ottobre del 1982 visse sulla sua pelle l'attentato che sconvolse la comunità ebraica romana e l'intera città. Ferito e sanguinante, attraversò da solo il Lungotevere e svenne di fronte all'ospedale Fatebenefratelli, dove venne salvato dai sanitari. Fino all'ultimo ha registrato, con testi, foto e video, tutti i più importanti eventi che hanno riguardato l'ebraismo italiano, tanto che la sua biblioteca era diventato un preziosissimo archivio, di cui era molto geloso, al quale attingevano alunni e professori, ma anche rabbini e uomini di chiesa. «Sono vicino con senti-mend di sincera solidarietà a lei e alla sua famiglia. Ho caro il ricordo dell'incontro affettuoso con suo padre durante la cerimonia in Sinagoga», le parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano contenute nel messaggio inviato a Riccardo Pacifici. Un «testimone imprescindibile», per Renzi, «con una storia personale, intrecciata con Firenze e con Roma, che da sola vale come esempio di coraggio e di forza che resterà nel tempo. Il suo racconto del tempo che ha vissuto è un filo resistente che neanche la sua scomparsa potrà recidere». «Il suo lavoro di tenace custode della storia dell' ebraismo - ha sottolineato la presidente della Camera, Laura Boldrini - è un'eredità preziosa, soprattutto per le giovani generazioni. IL SOGNO DI GERUSALEMME L'ultimo saluto a Emanuele Pacifici ieri pomeriggio, nel cimitero ebraico di Prima Porta. Ma non è stato quello il suo ultimo viaggio. Il figlio, infatti, sogna, subito dopo le festività di Pesach, di trasferire la salma al Monte degli Ulivi, poco fuori dalle mura della città vecchia di Gerusalemme, a est. E lì che sono sepolti tutti i saggi di Israele. Qui, secondo la Bibbia, la resurrezione dei morti inizierà con l'arrivo del Messia.
Per inviare la propria opinione al Messaggero cliccare sulla e-mail sottostante