Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Una morte poco misteriosa: quella del rappresentante dell'ANP a Praga Cronaca di Guido Olimpio
Testata: Corriere della Sera Data: 14 aprile 2014 Pagina: 17 Autore: Guido Olimpio Titolo: «Il libro-bomba che ha ucciso l’inviato palestinese»
Riportiamo dal CORRIERE della SERAdi oggi, 14/04/2014, a pag. 17, l'articolo di Guido Olimpio dal titolo "Il libro-bomba che ha ucciso l’inviato palestinese".
Sulla morte di Jamal al Jamal, rappresentante dell'Autorità palestinese nella Repubblica Ceca, segnaliamo ai nostri lettori la cronaca che IC ha ripreso da REPUBBLICA in data 02/01/2014, che può essere letta al seguente link: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=120&id=51861 Il giorno dopo il fatto, avvenuto il 1 gennaio, vi era già, in realtà, ben poco di misterioso in una morte che si spiega perfettamente come un "incidente di lavoro" occorso a un "diplomatico"che, come spesso accade ai rappresentanti dell'ANP, era anche un trafficante d'armi.
Ecco la cronaca di Guido Olimpio:
Guido Olimpio Jamal al Jamal
WASHINGTON — Dilaniato da un libro-bomba rimasto nella sede diplomatica per decenni. È questa l’ultima versione sulla morte di Jamal al Jamal, l’ambasciatore palestinese a Praga trovato morto nella sua residenza il 1° gennaio. Una ricostruzione sorprendente che non chiude certo una storia dai risvolti misteriosi. Al Jamal, rappresentante dell’Autorità palestinese nella Repubblica Ceca, era all’interno della sua residenza ufficiale quando è investito dall’esplosione di un «oggetto». Secondo la prima ricostruzione — inverosimile — sarebbe rimasto vittima di un ordigno che proteggeva una vecchia cassaforte dell’Olp. Il funzionario, ignaro del meccanismo di sicurezza, avrebbe attivato la trappola. Quindi la polizia ha aggiunto: la cassaforte era stata spostata da un altro edificio e Jamal ne stava controllando il contenuto. Poi gli investigatori hanno rivelato di aver trovato all’interno della residenza una dozzina di armi da fuoco ma registrate. I palestinesi si sono giustificati sostenendo che si trattava di regali avuti dai cechi negli anni 70 e 80. A complicare il caso la sortita della figlia di Jamal, Rana che ha avanzato sospetti: «Credo che mio padre sia rimasto vittima di un attentato». Infine la nuova ricostruzione. Le autorità ceche hanno precisato che al Jamal ha trovato due libri in una cassa e uno di questi nascondeva del Semtex, l’esplosivo al plastico usato in molti attentati. Ne ha aperto uno e c’è stata la deflagrazione. Dunque, secondo le autorità, un incidente, anche se si attendono ulteriori indagini. Il ricorso a questo tipo di ordigni ricorda gli anni della guerra segreta dal Medio Oriente all’Europa tra terroristi e servizi segreti. Il Mossad ne spedì diversi per neutralizzare gli avversari di Israele. Bassam Abu Sharif, famoso membro del Fronte di Habbash negli anni 70, ancora porta i segni di un’esplosione. L’ordigno era celato in una copia di una biografia dedicata al Che. Ma, per al Jamal, è davvero andata così? Il libro bomba era una vecchia «dotazione»? Oppure lo avevano spedito alla rappresentanza? E come mai è rimasto per tanto tempo negli uffici senza che nessuno se ne accorgesse? Solo la polizia e i palestinesi possono trovare le risposte.
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