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Il nuovo Segretario Generale della Nato: un problema non solo per Israele (Traduzione di Angelo Pezzana) In tale contesto appare bizzarra la nomina a Segretario Generale della Nato dell’ex Primo Ministro laburista norvegese Jens Stoltenberg, non solo a causa della realtà politica e militare della Norvegia sotto la sua leadership, che è terminata con la sconfitta alle elezioni dello scorso settembre. Gli argomenti contro la sua scelta sono strettamente legati ai comportamenti del suo governo nei confronti di Israele. Il governo guidato da Stoltenberg era l’unico in Europa a includere l’estrema sinistra. Diversi ministri appartenevano al partito SV, che aveva al suo interno i fondatori del partito comunista. Ingrid Fiskaa, del SV, vice-Ministro dell’Ambiente per diverso tempo, aveva dichiarato “ Quando i palestinesi sono soggetti a un lento genocidio e le Nazioni Unite non fanno nulla, non si va da nessuna parte. Perché ? Perché non è interesse degli Stati Uniti. In alcuni momenti difficili mi auguro che qualche missile colpisca con precisione un obiettivo israeliano”. Sebbene la Norvegia abbia inviato soldati in Afghanistan, la sua efficienza militare è insufficiente. Nel 2013, l’ex Capo della Riserva militare Sverre Diesen disse che la difesa del paese non aveva né la qualità né la capacità di affrontare degli attacchi, anche di basso livello, alla Norvegia. Questo aspetto era stato ben spiegato nel 2008 dal Generale Robert Mood, ispettore generale dell’esercito norvegese, in un modo decisamente diverso. Della capacità di difesa dell’esercito, disse che “ avrebbe potuto difendere un quartiere di Oslo, piuttosto che l’intero paese.” Come l’esercito, anche la polizia tenne un basso profilo, soprattutto dopo che l’affare Breivik venne esaminato in una relazione redatta da una commissione indipendente, e che venne giudicato come una lunga serie di scelte logistiche fallimentari. Il governo Stoltenberg applicava frequentemente il doppio standard contro Israele, un comportamento che gli valse la definizione di antisemita in Europa. Di fatto legittimava il terrorismo di Hamas in molte occasioni. Se la sua richiesta di eliminare la barriera di sicurezza avesse avuto successo, questo avrebbe facilitato gli attacchi terroristici palestinesi. Festeggiò poi il 150° anniversario della nascita dello scrittore Knut Hamsun, un fanatico ammiratore di Hitler. Un altro esempio del basso livello democratico del Primo Ministro. Il sostegno personale di Stoltenberg agli odiatori di Israele è stato in molti casi indiretto. In qualità di Primo Ministro e leader di partito, è stato responsabile di tutte le azioni pregiudiziali e di odio contro Israele, sia del governo che del partito laburista. In una lettera all’ambasciatore norvegese a Washington del 2010, l’ex senatore Sam Brownback elencò una serie di atti antisemiti commessi dal governo norvegese. Nella lettera ricordava come il governo norvegese avesse finanziato l’iniziativa di due dottori norvegesi di estrema sinistra a Gaza durante l’operazione ‘cast lead’, divenuti i portavoce di Hamas. Stoltenberg si mise in contatto con i due propagandisti degli assassini palestinesi, affermando “L’intera Norvegia è con voi”. Durante il suo governo,l’ambasciata norvegese a Damasco finanziò una mostra di Hakon Gullvag, un artista odiatore di Israele. All’inaugurazione, l’ambasciatore norvegese disse “questa mostra va vista come una delle espressioni politiche più importanti che un artista abbia mai prodotto prima d’ora “. Il movimento giovanile AUF del partito laburista, è schierato contro Israele. Dopo che il criminale Andres Breivik ebbe ucciso decine di giovani nel campo estivo sull’isola di Utoya nel 2011, tutti si resero conto che gran parte delle attività del campo era organizzata per diffondere tra quei giovani – alcuni appena quattordicenni – l’ odio contro Israele. In questi ultimi anni Stoltenberg è intervenuto a molte riunioni, contrassegnate da forti attacchi contro Israele, rimanendo però sempre in silenzio. Evitando di intervenire, esprimeva da quale parte stava. Un caso recente avvenne il 1° maggio 2013 nella manifestazione dell’Unione sindacale a Oslo, durante l’intervento di Salma Abudhai, una delegata dell’Unione dei Comitati agricoli di Gaza (UAWC). In una intervista, aveva dichiarato che i razzi erano un ‘simbolo di resistenza’, e che i popoli sottoposti a occupazione avevano il diritto di difendersi. “E’ importante”, disse, “ capire con chi si ha a che fare. Gli israeliani stanno uccidendo sistematicamente i nostri fratelli”. Ecco un altro esempio di come i palestinesi diffondono odio. Stoltenberg, intervenuto dopo Abudhai, ignorò le istigazioni contenute nel suo discorso. Nel 2012, tre membri della delegazione OSCE visitarono la Norvegia. A conclusione, la delegazione pubblicò un rapporto nel quale criticava i comportamenti nei confronti di ebrei e musulmani. Scrissero che la polizia non registrava il livello diffuso da quell’odio criminale, né lo combatteva in modo efficace. Il rapporto raccomandava anche una maggiore azione di sicurezza per la locale comunità ebraica. Nel rapporto era anche incluso un commento rivolto al governo norvegese riguardo al conflitto tra Israele e palestinesi, nel quale si metteva in guardia che “ una forte tendenza anti-israeliana può svilupparsi in anti-semitismo”. La delegazione chiedeva poi al ministro degli esteri di organizzare un dibattito dove si evidenziasse l’urgenza di combattere l’impostazione pregiudiziale sul conflitto, che stava producendo una demonizzazione dello Stato di Israele. Se gli Stati che compongono la Nato credono che fra tutti i potenziali candidati, questa persona sia la più qualificata a guidare e coordinare i lavori dell’alleanza, allora è una indicazione della inadeguatezza di questa scelta. In quanto ai contatti tra Israele e questa potente organizzazione, la nomina di Stoltenberg è il segnale di un negativo passo indietro. Manfred Gerstenfeld è presidente emerito del “Jerusalem Center for Public Affairs” di Gerusalemme. Ha pubblicato più di 20 libri. E’ stato di recente ristampato il suo libro “ Israel’s New Future” con una nuova introduzione e il nuovo titolo di “Israel’s New Future Revisited”. |
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