Niente laurea honoris causa ad Ayaan Hirsi Ali: ha criticato l'islam L'islam è intoccabile. Cronaca di Luciano Capone
Testata: Libero Data: 10 aprile 2014 Pagina: 17 Autore: Luciano Capone Titolo: «Pure l'America censura la 'Fallaci africana'»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 10/04/2014, a pag. 17, l'articolo di Luciano Capone dal titolo 'Pure l'America censura la 'Fallaci africana' ".
La sua autobiografia in italiano, pubblicata da Rizzoli
Ayaan Hirsi Ali, una delle attiviste peri diritti civili più conosciute al mondo, non riceverà la laurea honoris causa che la Brandeis University di Boston le voleva inizialmente assegnare. Hirsi Ali ha tutto ciò che dovrebbe renderla un'icona liberal: è donna, di colore, atea, emigrata dalla Somalia per sottrarsi alle violenze di una società teocratica e maschilista, è diventata un punto di riferimento perle donne maltrattare grazie al coraggio e alla forza delle proprie idee. Ha però una macchia è «islamofobica», ovvero ha denunciato le condizioni e le violenze cui sono sottoposte le donne nelle società islamiche. Quando si è diffusa la notizia dell'assegnazione dell'onorificenza è partita una campagna contro «la famigerata islamofoba», anche attraverso una petizione online, che ha visto protagonisti accademici liberal ed associazioni islamiche, costringendo l'università a fare marcia indietro. «Il nome della signora Hirsi Ali come destinatario di laurea è stato ritirato - ha scritto l'università -.Rispettiamo e apprezziamo il suo lavoro per difendere i diritti di donne e bambine in tutto il mondo. Ma non possiamo trascurare alcune delle sue dichiarazioni passate che sono in contrasto con i valori della Brandeis. Ci dispiace di non esserne stati a conoscenza per tempo». Una toppa peggiore del buco (vorrebbe dire che l'università si accingeva ad assegnare un premio senza conoscere le idee di chi doveva riceverlo). Le dichiarazioni incompatibili con i valori della Brandeis sono le parole durissime della Hirsi Ali nei confronti dell'islam: «Non esiste un islam moderato - disse in un'intervista alla rivista libertaria Reason - Ci sono musulmani passivi, che non seguono le regole dell'islam, ma in realtà c'è un solo islam, definito come sottomissione alla volontà di Dio. Non c'è niente di moderato in questo». Ma non si tratta di frasi estemporanee. Sono le convinzioni profonde su cui si è basata l'intera attività politica, intellettuale e civile dell'attivista somala-olandese. Idee scolpite nella sua biografia, "Infedele", in cui racconta di aver subito la mutilazione dei genitali da bambina e di come poi sia fuggita in Olanda dopo essere stata costretta ad un matrimonio combinato. Ayaan Hirsi Ali è stata anche la sceneggiatrice di "Submission", il cortometraggio sulla condizione delle donne islamiche che è costato la vita al regista olandese Theo van Gogh. Per queste idee e per la sua apostasia dall'islam vive da anni con una condanna a morte sulla testa ed è stata costretta ad abbandonare i Paesi Bassi da un giudice che ha ritenuto la sua presenza pericolosa per il quartiere. Difficile quindi che nessuno alla Brandeis University sapesse chi fosse la dissidente. È evidente, come diceva la stessa Hirsi Ali a Rea-son, che «il problema non è tanto l'islam, il problema è l'Occidente».