Ramat Gan, il cuore israeliano del mercato mondiale dei diamanti di Massimo Lomonaco
Testata: ANSA Data: 09 aprile 2014 Pagina: 1 Autore: Massimo Lomonaco Titolo: «Israele: le torri di Ramat Gan, centro del diamante Giro affari 28 mld di dollari. In mostra 300 diamanti colorati»
Riportiamo da ANSA di ieri, 08/04/2014, l'articolo di Massimo Lomonaco dal titolo "Israele: le torri di Ramat Gan, centro del diamante Giro affari 28 mld di dollari. In mostra 300 diamanti colorati "
Massimo Lomonaco Ramat Gan, centro dei diamanti
(ANSA) - TEL AVIV, 08 APR - Quattro torri che contengono una città in miniatura blindata, tecnologica e superprotetta: è l''Israel Diamond Exchange', cuore israeliano del mercato mondiale dei diamanti che pulsa a Ramat Gan, periferia commerciale di Tel Aviv. Quasi 1500 società con 2.200 uffici - in base al principio ''tutto sullo stesso piano'' - che nel 2013 hanno smosso un giro di affari da 28 miliardi di dollari con esportazioni, nello stesso periodo, di diamanti grezzi e lavorati per 10 miliardi di dollari, soprattutto negli Usa (37% per quelli trattati) e Hong Kong (29%). Per restare solo alla pietra grezza, le cifre parlano di un commercio annuale di 8 miliardi di dollari per 30 milioni di carati. Le torri di Ramat Gan sono un colosso privato - ma vigilato passo passo dal 'Diamond Controller' organo del ministero dell'economia - che segna il 20% del totale delle esportazioni industriali israeliane. In questa sorta di citta' in miniatura - ristoranti, sinagoghe, banche (6 compresa la State Bank of India), pronto soccorso, negozi, palestre - si e' appena aperta la manifestazione 'Us & International Diamond week' con un fiore all'occhiello: la straordinaria 'Rainbow Collection' del gioielliere belga Eddy Elzas. Trecento (300) diamanti colorati di inestimabile valore che solo a guardarli - ha detto un visitatore dopo aver passato infiniti controlli, compreso lo scanner del dito indice- ''fanno tremare le gambe''. "Da noi - spiega all'ANSA il presidente Shmuel Schnitzer, re di questo piano unico, brulicante di compratori, venditori, broker, artisti abilissimi nel taglio, scienziati in gemmologia - il diamante sintetico non esiste. Non perché lo disprezziamo ma solo perché trattiamo quelli naturali". In quella che, oltre Anversa, si autodefinisce la più grande borsa di diamanti al mondo in un piano solo, la gemma e' seguita in tutti i suoi passaggi, a cominciare dalla tracciabilità in base al 'Processo Kimberley', ovvero l'accordo internazionale di certificazione garante che i profitti ricavati dal commercio di diamanti non vengano usati per finanziare guerre civili. Tanto che per una pietra di questo genere si parla di 'Conflict-free'. "Facciamo parte della Federazione mondiale delle borse del diamante e del Consiglio mondiale del diamante che rappresenta l'industria nel 'Kimberley Process'. E noi - ha incalzato nella sala di comando dell'impero il direttore del centro Moti Besser - giochiamo un ruolo di guida in queste organizzazioni internazionali". Se l'India e' diventato il polo principale della lavorazione dei diamanti, le torri di Ramat Gan - precisa Schnitzer - puntano invece '' alla qualità e l'industria israeliana in questo settore e' al top''. Del resto, creata nel 1937 da sei pionieri, l'industria diamantifera israeliana durante la Seconda guerra mondiale e' stato il solo centro manifatturiero attivo al mondo e l'unico cliente, per la pietra grezza, della De Beers, incubatrice del mercato dal 1888 in Sudafrica. Ed e' stato durante la Guerra del Golfo del 1991 - quando a Ramat Gan sono arrivati gli scud di Saddam Hussein - che i 'diamantari' israeliani hanno aperto uffici in tutto il mondo con un aggressivo approccio di marketing: oggi sono in 55.000 in tutto, compresi quelli all'estero. E nella manifestazione non poteva mancare l'Italia: ospite d'onore della settimana, oggi, e' stato Roberto Coin, gioielliere e disegnatore - ha detto Schnitzer - "tra i piu' noti al mondo'". (ANSA).