Sulla morte di Juliano Mer-Khamis e Vittorio Arrigoni non interessa la verità ma l'invenzione di inesistenti responsabilità israeliane
Testata: Il Manifesto Data: 04 aprile 2014 Pagina: 7 Autore: Michele Giorgio Titolo: «Juliano Mer-Khamis, tre anni senza verità»
Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 04/04/2014, a pag. 7, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo "Juliano Mer-Khamis, tre anni senza verità". L'attore di madre ebrea e di padre palestinese venne ucciso a Jenin, nel territorio controllato dall'Autorità palestinese. Nonostante ciò Giorgio riporta come credibili ipotesi del tutto infondate circa un coinvolgimento di Israele nella sua morte. Anche la morte dell'attivista antisraeliano Vittorio Arrigoni, ucciso a Gaza per i suoi costumi sessuali, invisi agli islamisti (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=41&sez=120&id=44141), fu occasione di simili speculazioni non sostenute dal benchè minimo indizio. Anche il quel caso, nel mondo degli odiatori di Israele, a nessuno è interessata la verità.
Ecco il testo dell'articolo:
Michele Giorgio Giuliano Mer-Khamis Vittorio Arrigoni
GERUSALEMME Era un pomeriggio caldo quel 4 aprile del 2011 quando Juliano Mer- Khamis usci dal Freedom Theatre, nel campo profughi di Jenin, a bordo della sua Citroen rossa II figlioletto Jay e la baby-sitter erano seduti accanto a lui. Procedeva lentamente perchè il campo era affollato, come sempre. Dopo pochi metri un uomo con il passamontagna sbucò da un vicolo e gli disse di fermarsi. Aveva una pistola. La babysitter spaventata lo pregò di continuare, di non correre rischi Ma lui si fermò, per chiedere spiegazioni. Juliano non fece in tempo ad aprire bocca che quell'uomo gli sparò contro cinque volte, poi tornò nel vicolo da dove era venuto lasciando il passamontagna in strada. Jay e la babysitter si salvarono, per Juliano la morte fu istantanea. Terminò così la vita dell'attore figlio di una madre ebrea, Arna, e di un padre palestinese, Saliba, che aveva dedicato gli ultimi anni della sua vita a fare teatro tra i giovani profughi. Proseguendo il lavoro cominciato tanto tempo prima dalla madre, sempre nel campo di lenin. Una storia di una donna e di bambini palestinesi desiderosi di diventare attori ma destinati, da adolescenti, a morire combattendo contro l'occupante o ad essere uccisi senza pietà, che Juliano seppe raccontare con un film bellissimo visto in tutto il mondo: «I bambini di Ama». La morte di Juliano Mer -Chamis, a tre anni di distanza, resta un mistero. Troppi interrogativi non hanno ancora avuto una risposta. Proprio come l'assassinio di Vittorio Arrigoni, ucciso pochi giorni dopo a Gaza da un sedicente «gruppo salafita». Due omicidi distanti geograficamente eppure vicini per le trame che li avvolgono. Amici, conoscenti e sostenitori, continuano a chiedersi chi e perchè ha voluto la morte di Juliano. Di ipotesi ce ne sono molte. Accanto a coloro che puntano l'indice contro Israele, c'è chi lancia accuse ai servizi dell'Autorità nazionale palestinese che avevano guardato sempre con ostilità al Freedom Theatre, oasi di libertà di espressione e di critica della situazione politica. Altri sottolineano che quella libertà turbava non poco anche le formazioni islamiste più radicali che avevano messo radici nel campo e che a Juliano guardavano come a un nemico e non come a un amico dei palestinesi. L'attore, aggiunge qualcuno, aveva parecchi nemici a Jenin. II mistero resta fitto, con una sola terribile certezza. Tra i palestinesi del campo profughi di Jenin alcuni conoscono la verità, sanno chi ha sparato e per conto di chi. Queste persone non devono più tacere. Per inviare la propria opinione al Manifesto cliccare sulla e-mail sottostante redazione@ilmanifesto.it