Trattativa Usa-Israele per la liberazione di Jonathan Pollard la cronaca di Maurizio Molinari
Testata: La Stampa Data: 02 aprile 2014 Pagina: 13 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «Usa, la spia Pollard pedina per rilanciare i negoziati di pace»
Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 02/04/2014, a pag. 13, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Usa, la spia Pollard pedina per rilanciare i negoziati di pace".
Maurizio Molinari Jonathan Pollard
Gli Stati Uniti potrebbero liberare Jonathan Pollard per evitare il collasso dei negoziati fra Israele e palestinesi. Sono fonti ufficiose a confermare l’iniziativa Usa sulla spia Pollard, in coincidenza con l’arrivo nella regione del Segretario di Stato John Kerry impegnato a scongiurare il corto circuito. L’accordo a cui si lavora è basato su una triangolazione: gli Usa liberano Pollard entro l’imminente Pesach (la Pasqua ebraica), in cambio Israele dichiara un congelamento «non formale» degli insediamenti in Cisgiordania e si impegna a liberare circa 400 detenuti palestinesi mentre l’Anp accetta di prolungare il negoziato fino al 2015. La scommessa di Kerry ruota dunque attorno a Pollard, l’ex ufficiale texano dell’intelligence che il 21 ottobre 1985 fu arrestato davanti all’ambasciata israeliana a Washington. L’Fbi aveva scoperto che Pollard era all’origine di una fuga di documenti segreti a favore di Israele che anni più tardi il capo della Cia Tenet avrebbe definito «un imponente danno alla sicurezza nazionale». Nel 1987 Pollard fu condannato all’ergastolo e poi a 30 anni, ovvero il 21 novembre 2015. L’intelligence Usa si è finora sempre opposta alla clemenza e il vicepresidente Biden due anni fa disse che «chi lo vuole liberare dovrà passare sul mio cadavere». Poiché altre spie di Paesi alleati sono state condannate a un massimo di 10 anni, il sospetto è che l’intelligence Usa si sia opposta per motivi non resi pubblici. Ma James Clapper, direttore dell’intelligence Usa, ora afferma di non volersi «intromettere nelle deliberazioni del presidente». Da qui l’ipotesi di un gesto di Obama destinato a trasformarsi in un successo politico per Netanyahu, che nel 1998 ammise lo spionaggio, nel 2002 visitò Pollard in cella e ha più volte promesso di liberarlo, anche perché nel frattempo ha avuto la cittadinanza israeliana. Ma l’intesa resta in bilico, come dimostra la decisione di Kerry di cancellare la tappa a Ramallah e la precisazione della Casa Bianca: «Obama ancora non ha deciso sulla grazia». Molti ministri israeliani chiedono una liberazione «per clemenza» e non «in cambio di terroristi», mentre Abu Mazen vuole inserire nei detenuti da liberare Marwan Barghouti, leader della Seconda Intifada. A conferma delle fibrillazioni l’Anp annuncia che chiederà l’adesione «in quanto Stato» a 15 organizzazioni dell’Onu, aprendo un nuovo fronte di attrito con Israele
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