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La Stampa Rassegna Stampa
29.03.2014 Turchia: domani al voto, laici contro fanatici religiosi
La cronaca di Marta Ottaviani

Testata: La Stampa
Data: 29 marzo 2014
Pagina: 15
Autore: Marta Ottaviani
Titolo: «Ragazze con il velo e minigonne, le due Istambul divise da Erdogan»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/03/2014, a pag.15, con il titolo " Ragazze con il velo e minigonne, le due Istambul divise da Erdogan " la cronaca della vigilia elettorale in Turchia di Marta Ottaviani .

                                                Marta Ottaviani

Due mondi in una città. Alla vigilia di un voto amministrativo che potrebbe decidere il futuro della Turchia, i quartieri di Istanbul mostrano tutte le contraddizioni e le tensioni del Paese. Per capire di essere a Fatih, uno dei distretti più popolosi e conservatori, basta guardare in alto. Le decorazioni elettorali portano i colori dell’Akp, il partito di Recep Tayyip Erdogan. «Qui i repubblicani del Chp non vengono a fare campagna, sanno che li ricacciamo indietro subito», scherza Mehmet, un anziano che si gode il primo tepore primaverile nei giardinetti vicino all’acquedotto diValente. Fatih è come un feudo. Qui Maometto II il Conquistatore fece erigere la moschea che porta il suo nome e alla quale Erdogan, negli ultimi anni, ha dato un’enfasi tutta nuova. La zona è stata sottoposta a un poderoso intervento di restauro. Per volere del primo ministro, qui si sono svolti i funerali diNecmettin Erbakan, padre politico del premier e leader indiscusso della destra islamica turca più oltranzista. Qui sono state celebrate anche le esequie di Tenzile, madre di Erdogan, trattata come un Capo di Stato. Oggi il quartiere sembra girare attorno al complesso monumentale. Dalle donne (velate) che passeggiano per i cortili, agli uomini che siedono alle fontane per le abluzioni, pronti per la preghiera. Dai negozi che vendono abiti da sposa fatti apposta per i più religiosi (quindi con il velo che copre interamente la testa), ai ristoranti dove trovare una birra è impresa ardua. Qui il premier Erdogan è ancora visto come un salvatore. «Penso che vincerà anche questa volta - spiega Fatma, 22 anni, studentessa universitaria che volantina per l’Akp -. In questo quartiere sono cresciuta. Una volta eravamo considerati una zona povera. Adesso, si guardi intorno. Hanno rifatto tutto. La pavimentazione stradale, i giardini, le facciate dei palazzi storici. Fatih ha cambiato volto, gli elettori se lo ricorderanno alle urne». Rischiano però anche di ricordarsi che il candidato sindaco per il quartiere è niente meno che Mustafa Demir, arrestato e poi rilasciato lo scorso 17 dicembre nell’ambito della Tangentopoli turca con l’accusa di corruzione. Per arrivare a Nisantasi bastano appena 5 fermate di metropolitana (la fermata di partenza, Vezneciler, è stata inaugurata proprio dal premier Erdogan due settimane fa). Una volta fuori si imbocca Rumeli Caddesi e ci si trova catapultati in un altro mondo, fatto di ritmi frenetici, ragazze vestite alla moda, vetrine delle più note griffes internazionali e ristoranti dai prezzi proibitivi. È la Istanbul dell’intellighenzia laica, la «Repubblica diNisantasi », come la chiama orgogliosamente chi ci abita. Qui ha casa il premio Nobel Orhan Pamuk, qui le gran dame dell’alta borghesia turca fanno a gara per farsi fotografare e finire sui rotocalchi. Qui al posto di articoli religiosi si trovano negozi che vendono abiti da sera e chirurghi estetici, pronti a donare a più e meno giovani un soffio di eternità. C’è persino la moschea di Tesvikiye, quella descritta da Pamuk nei suoi libri, ma i funerali che vi si celebrano sono quelli della figlia diAtaturk e dei maggiori intellettuali del Paese. I venditori di dvd contraffatti sono i più ottimisti sul futuro. «Finché il titolo più venduto è Nymphomaniac (il film di Lars Von Trier, proibito a causa delle scene di sesso, ndr) allora la gente ha voglia di resistere», spiega Can, che ha il suo banchetto vicino all’Abdi Ipekci, una delle strade più esclusive di Istanbul. A proposito di resistenza, poco lontano da Nisantasi, si trova la redazione di «Penguen», il settimanale satirico più diffuso nel Paese, letteralmente un incubo per Erdogan. «Il premier - dice M.K. Perker, il vignettista di punta del periodico - ci ha denunciati decine di volte, ma qui siamo tranquilli, perché sappiamo che una fetta della popolazione turca non tollererebbe la nostra chiusura: Gezi Park ha segnato un punto di non ritorno. Certo è difficile dire cosa succederà. Per la prima volta nella storia recente abbiamo un leader che non si tira indietro davanti a nulla». Si trattiene il fiato aNisantasi, in vista del voto di domenica. Sui tavoli l’alcol, sempre più caro a causa delle tasse governative, scorre a fiumi, ma non basta a far stare tranquilli. La gente si divide fra chi crede che la Turchia si salverà dalla deriva conservatrice e chi si sente come l’orchestra sul Titanic. Quelle vie, piene di ragazze sui tacchi 12 e perfettamente truccate, rischiano di trasformarsi in una riserva indiana.

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