Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 25/03/2014, a pag. 16, l'articolo di Fabio Scuto dal titolo "Condannati a morte 530 Fratelli musulmani".
Come si può leggere all'inizio dell'articolo, "La Corte di Minya, (...) ha condannato nel primo grado di giudizio alla pena capitale 529 militanti della Fratellanza musulmana, la maggior parte dei quali è alla macchia e solo poco più di 150 sono attualmente detenuti. ", perciò la titolazione è eccessivamente allarmistica. Semplicemente, la magistratura egiziana ha voluto lanciare un segnale a un movimento islamista che costituisce un pericolo per la società egiziana. Da notare come i media italiani - nella quasi totalità - condannino la decisione del tribunale egiziano.
Fabio Scuto Fratelli Musulmani Generale Abdel Fatah al Sisi
GERUSALEMME — Con una mano discutibile e ruvida la Giustizia egiziana ha condannato ieri a morte oltre 500 sostenitori dell’ex presidente Mohammed Morsi, per le violenze che seguirono alla sua destituzione e che provocarono oltre mille morti. Mai nessun tribunale nel mondo aveva comminato prima tante sentenze capitali insieme. La Corte di Minya, città dell’Alto Egitto, in uno dei processi più rapidi della storia egiziana, soltanto due udienze, ha condannato nel primo grado di giudizio alla pena capitale 529 militanti della Fratellanza musulmana, la maggior parte dei quali è alla macchia e solo poco più di 150 sono attualmente detenuti. Fanno tutti parte degli oltre 1200 sostenitori di Morsi sotto processo a Minya, 250 chilometri a sud della capitale, accusati dell'uccisione di poliziotti e di violenze e danneggiamenti in seguito allo sgombero, il 14 agosto scorso, di due accampamenti di islamisti al Cairo che protestavano contro la deposizione di Morsi. Il verdetto ora verrà sottoposto al Gran Mufti, la massima autorità religiosa, che dovrà confermarlo o respingerlo. «È una catastrofe, una mascherata e uno scandalo che avrà conseguenze per anni», accusa Gamal Eid, esperto giuridico che guida la Rete araba per l’Informazione sui diritti dell’uomo. Altri avvocati della difesa hanno denunciato di non aver potuto esaminare la posizione dei loro assistiti, che gli è stato impedito di incontrare, e di avere accesso ai testimoni. «Non abbiamo avuto la possibilità di dire una parola o di guardare oltre 3.000 pagine di indagine per vedere di quali prove stanno parlando», denuncia Khaled el-Koumi, un avvocato che rappresenta 10 degli imputati.Una sentenza frutto di una babele di violazioni giuridiche e procedurali che con ogni probabilità in appello sarà rovesciata, confidano gli avvocati degli islamisti. Immediata la reazione della Fratellanza che ha condannato il verdetto, definendolo «un'altra indicazione che la magistratura corrotta viene usata dai comandanti del colpo di Stato per sopprimere la rivoluzione egiziana e installare un brutale regime». Hamza Zoubaa, portavoce di Giustizia e Libertà, il partito della Fratellanza messo fuorilegge, su Twitter ha affermato che «con la condanna a morte dei rivoluzionari, la rivoluzione ha preso una nuova fase e il risultato sarà inatteso e senza precedenti». Duro anche il movimento integralista Jamaa Islamiya che promette«nuove forme di opposizione contro il golpe militare». Condanna è arrivata anche da Amnesty International, convinta che si tratti di un «grottesco esempio delle carenze e della natura selettiva del sistema giudiziario egiziano ». «È un'enorme ingiustizia, le condanne a morte devono essere annullate», ha commentato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord dell'organizzazione, sottolineando che «i tribunali egiziani sono solleciti nel punire i sostenitori di Morsi ma ignorano le gravi violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di sicurezza». Sempre secondo Amnesty, almeno 1.400 persone sono morte nella repressione dei sostenitori di Morsi e altre migliaia sono state arrestate. Lo stesso presidente deposto è sotto processo, le udienze riprendono oggi, con diverse imputazioni, tra cui incitamento all'uccisione di manifestanti fuori dal palazzo presidenziale mentre Morsi era ancora in carica.
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