Recep Tayyip Erdogan e Bashar al Assad ai ferri corti proteste in Turchia per la censura di Twitter. Cronache di Maurizio Molinari, Fiamma Nirenstein, Monica Ricci Sargentini
Testata:La Stampa - Il Giornale - Corriere della Sera Autore: Maurizio Molinari - Fiamma Nirenstein - Monica Ricci Sargentini Titolo: «Ankara abbatte un caccia siriano 'Spazio violato'- La propaganda turca abbatte un jet siriano - L’Uccellino sulle maglie, la protesta del Galatasaray»
Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 24/03/2014, a pag. 15, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Ankara abbatte un caccia siriano 'Spazio violato'".Dal GIORNALE a pag. 14 l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo "La propaganda turca abbatte un jet siriano ". Dal CORRIERE della SERA a pag. 15 l'articolo di Monica Ricci Sargentini dal titolo " L’Uccellino sulle maglie, la protesta del Galatasaray".
Ecco gli articoli:
La STAMPA - Maurizio Molinari - "Ankara abbatte un caccia siriano 'Spazio violato' "
Maurizio Molinari
Lampi di guerra fra Turchia e Siria. È il premier di Ankara, Recep Tayyip Erdogan, a rivelare quanto avvenuto, parlando ad un comizio a Istanbul: «Un aereo siriano ha violato il nostro spazio, due F-16 si sono levati in volo e lo hanno abbattuto perché se qualcuno ci aggredisce la nostra risposta è molto forte». Il pubblico risponde con un’ovazione e per il premier si tratta di prezioso ossigeno politico alla vigilia di elezioni locali trasformate in referendum sul governo. Alle prese con una raffica di scandali imbarazzanti, reduce dal blocco di Twitter divenuto boomerang politico e con il timore di nuove rivelazioni in arrivo - questa volta anche a luce rossa - Erdogan trova nell’abbattimento del Mig-23 siriano la possibilità di cavalcare il nazionalismo popolare per superare le difficoltà. D’altra parte il comunicato delle forze armate di Ankara descrive una giornata di quasi-guerra: «Due Mig-23 siriani hanno più volte sconfinato nel nostro spazio, in quattro occasioni li abbiamo respinti, ma quando uno di loro non è tornato indietro lo abbiamo abbattuto nei pressi di Kassab». La scelta della tv turca di mostrare le immagini della nuvola di fumo scaturita dallo schianto del Mig-23 si accompagna ad altre ricostruzioni di fonte militare, secondo cui gli aerei siriani erano impegnati a bersagliare i ribelli anti-Assad dentro il territorio turco. Anche in settembre i turchi avevano abbattuto un elicottero siriano sconfinato ma all’epoca Ankara aveva scelto un profilo basso così come nel 2012, quando un ricognitore turco venne colpito dai siriani, lo scambio di accuse era stato contenuto. Ma ora Erdogan cambia approccio e rispolvera i toni che aveva all’inizio della crisi siriana quando, tre anni fa, alcuni suoi collaboratori si spinsero ad ipotizzare un intervento in Siria per creare «zone cuscinetto» dove proteggere la popolazione civile, accelerando la fine di Assad. Saranno i prossimi giorni a dire se Erdogan ha scelto di esercitare maggiore militare pressione su Assad ma Damasco intanto parla di «flagrante aggressione turca tesa a coprire i gruppi di ribelli che operano oltre confine». La tv libanese Al-Manar, degli Hezbollah alleati di Assad, offre un’altra ricostruzione: l’aereo sarebbe stato abbattuto da gruppi di ribelli, lanciando missili simili a quelli che l’Arabia Saudita avrebbe fornito a diversi gruppi islamici. Si tratterebbe in questo caso di un attacco alle forze di Assad «mentre erano impegnate in un’operazione anti-terrorismo» in coincidenza con quanto sta avvenendo nella provincia siriana di Latakia, roccaforte alawita, dove i jihadisti di Al-Nusra sono protagonisti di un’offensiva tesa ad assumere il controllo dei confini con la Turchia per sopperire alla caduta di Yatroub, che ha comportato la perdita dell’ultimo posto di frontiera con il Libano. La versione di Hezbollah suggerisce la scelta di Assad di sfruttare il momento positivo sui campi di battaglia siriani per alzare il profilo militare del confronto con i vicini: le schermaglia aeree con Ankara seguono di pochi giorni gli attacchi israeliani contro le truppe di Damasco sul Golan, accusate di ordire piani terroristici assieme a Hezbollah. Se a ciò aggiungiamo i combattimenti in Libano fra sunniti e sciiti pro-Assad, l’impressione è che l’unica frontiera calma di Damasco è quella con la Giordania. Almeno per il momento.
Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein : " La propaganda turca abbatte un jet siriano "
Fiamma Nirenstein, Recep Tayyip Erdogan, Bashar al Assad
L a parte che a Tayyp Erdogan riesce meglio è quella di quando gonfia il petto e il pubblico grida «mamma li turchi ».Stavolta,nei giorni appena precedenti le amministrative del 30 marzo, mentre la piazza gli chiede conto della sua onestà personale e della sua fede democratica dato che mette in galera i dissidenti e chiude Twitter, ha aperto un fronte di guerra. Ha annunciato ieri, alla sua maniera di, aver abbattuto un aereo dell’esercito siriano: «Un aereo siriano ha violato i confini e lo spazio aereo, i nostri F16 si sono alzati in volo e l'hanno colpito». L’ha annunciato durante un rally elettorale nella provincia nordoccidentale di Kocaeli. «Perché? -ha scandito mentre la folla agitava le bandiere -perché se violi il mio spazio aereo, lo schiaffone sarà molto, molto pesante». Ma i perché sono anche altri: 1) le elezioni e il bisogno di cambiare argomento rispetto al caso Twitter. 2) dal confine su cui l'aereo è stato colpito passano avanti e indietro i ribelli antiassad. È dall'agosto 2011 che Erdogan e Assad si combattono, dopo il fallimento turco nel mediare una tregua 3) Erdogan protegge comunque la parte sunnita,i ribelli,contro quella alawita-sciita di Assad. Non gli importa che in quella zona si organizzino Jabat al Nusra, Al Qaida. Erdogan cerca per la Turchia un ruolo leader, specie da quando la sua Fratellanza Musulmana ha perso la battaglia d'Egitto. Così, si apre un nuovo fronte nella guerra siriana: un aperto sostegno di Erdogan ai ribelli è come dinamite sul fuoco. www.fiammanirenstein.com
CORRIERE della SERA - Monica Ricci Sargentini : " L’Uccellino sulle maglie, la protesta del Galatasaray "
Monica Ricci Sargentini
Il calcio turco entra in politica. Per la seconda volta. Durante la protesta di Gezi Park fece scalpore la decisione degli ultras delle tre principali squadre della capitale, ovvero Galatasaray, Fenerbahçe e Besiktas, di salire insieme sulle barricate, loro da sempre nemici giurati. Una sorta di miracolo quello che le tre squadre annunciarono all‘inizio di giugno del 2013: «L’unione contro la repressione poliziesca del regime di Reçep Tayyip Erdogan». Ma questa volta a scendere in campo sono stati proprio i giocatori. Ieri, prima della partita contro il Kayserispor, sulle maglie del Galatasaray, durante il riscaldamento, appariva l’indirizzo Twitter per rispondere alla censura ordinata da Erdogan che, giovedì scorso, ha fatto chiudere il sito di microblogging. Una scelta, quella della squadra di Mancini, che è una mano tesa ai milioni di turchi che nel weekend hanno aggirato con rocamboleschi escamotage tecnologici il divieto imposto dal governo. Il Galatasaray, però, non ha avuto fortuna in campo e ha perso all’ultimo minuto contro una squadra che è il fanalino di coda del campionato. Cose che capitano. La Turchia ha problemi ben più gravi al momento e quell’uccellino con la bocca cucita sulle maglie lo dimostra.
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