IC7 - Il commento di Fulvio Miceli Dal 16/03/2014 al 22/03/2014
Testata: Informazione Corretta Data: 24 marzo 2014 Pagina: 1 Autore: Fulvio Miceli Titolo: «Il commento di Fulvio Miceli»
Il commento di Fulvio Miceli
Fulvio Miceli
Il 18 marzo l’ ’esercito siriano fedele ad Assad, con il decisivo contributo militare di Hezbollah, riconquista la roccaforte ribelle di Yabroud. Il giorno dopo Hezbollah, con il supporto logistico dell’esercito siriano, attacca una pattuglia israeliana sul Golan, ferendo quattro soldati di Tsahal. Il 20 Israele risponde all’aggressione, bombardando postazioni siriane. E’ “l’evento militare più serio da metà degli anni 70” dichiara all’Ansa il portavoce militare israeliano Arieh Shalicar. (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=24&sez=120&id=52811 ) Il 18 marzo è anche il giorno della riapertura, a Vienna, dei negoziati sul nucleare iraniano, a una settimana da un annuncio che ne certifica l’irrilevanza: la ripresa del rapporto di collaborazione tra Mosca e Teheran nella costruzione di centrali nucleari e centrifughe. Ed è inoltre il giorno del fallito tentativo di Barack Obama di rivitalizzare un altro negoziato, quello tra Israele e Autorità palestinese. (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&id=52787 ) ( http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=52775 ) Nei giorni successivi si cercherà poi di attribuire la responsabilità di quest’ultimo fallimento a Israele. Per la precisione, a due decisioni di Israele: un permesso di costruire nuove case a Gerusalemme, e un piano edilizio, ancora modificabile, per le cittadine di Ariel, Beit El e Almog. ( http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=29&sez=120&id=52812 ) ( http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=29&sez=120&id=52820 ) La realtà è però che la trattativa di pace semplicemente non interessa alla dirigenza palestinese. Basterebbe a dimostrarlo il perdurante rifiuto opposto da Mahmoud Abbas alla richiesta di riconoscimento di Israele come Stato ebraico, riferito anche dai quotidiani italiani, che hanno invece ignorato quanto è avvenuto prima e dopo il viaggio del capo dell' Autorità palestinese a Washington. Lo racconta il giornalista arabo israeliano del Jerusalem Post Khaled Abu Toameh: in preparazione dell'incontro “impiegati dell'Autorità palestinesi e scolaretti sono stati mandati nelle strade a scandire slogan di sostegno ad Abbas, chiedendogli di non soccombere alle pressioni degli Stati Uniti”a fare concessioni a Israele. Dopo il suo ritorno sono state organizzate altre manifestazioni per “ringraziarlo.di aver resistito”. Sul grado di spontaneità e democraticità di queste manifestazioni, Toameh cita l'accademico palestinese Abdel Sattar Qassem, che le ha descritte come “simili a quanto è stato fatto dalle agenzie di intelligence arabe – usando il ricatto e l'intimidazione per forzare i funzionari pubblici a mostrare lealtà per chi è al governo”. Secondo Toameh l'obiettivo di Abbas sarebbe stato fin dall'inizio quello di presentarsi come l' “eroe” capace di opporre un rifiuto alle richieste di Obama e di Kerry, e ciò per guadagnare la popolarità di cui avrebbe disperatamente bisogno per affrontare gli emergenti conflitti di potere interni ad Al Fatah. ( http://www.gatestoneinstitute.org/4224/abbas-obama-no ). Nel Medio Oriente immaginario di molte firme e testate giornalistiche italiane e, si deve temere, anche di molti governi europei, e dell' amministrazione Obama, l'accordo con l'Autorità palestinese sarebbe cosa fatta se non fosse per la sconsiderata propensione israeliana a costruire case, l'elezione di Hassan Rohani a presidente della repubblica islamica ha reso quest'ultima un interlocutore della comunità internazionale affidabile e bene intenzionato, Israele avrebbe da tempo dovuto cedere il Golan alla Siria, così come qualsiasi altro territorio gli venga richiesto “in cambio di pace” Nel Medio Oriente reale, Israele si confronta invece con duri e pericolosi dati di fatto: il rifiuto palestinese, la corsa iraniana all'atomica, la minaccia del regime siriano, che sopravvive come avamposto di Teheran e di Hezbollah, e quella degli jihadisti confluiti in Siria per combattere Assad, ma più che disposti a puntare le loro armi contro lo Stato ebraico, la spregiudicata politica imperiale russa, il declino dell'influenza dell'alleato americano. Le azioni e le scelte di Israele devono essere comprese.e giudicate proprio tenendo conto di questo contesto reale, non di quello immaginario che troppo spesso ci viene descritto.