La storia che si ripete
Commento di Deborah Fait
Shimon Peres!
Mi dispiace dover criticare il Presidente di Israele, il mio presidente, ma siamo uno stato democratico quindi non c’e’ problema. Shimon Peres, dicevo, non perde il vizio. Pochi giorni fa ha detto , non si sa con quale coraggio e con quale chuzpa’, che Abu Mazen e’un vero partner per la pace, un uomo di principi che si oppone al terrore e alla violenza. Lo ha detto capovolgendo del tutto la realta’, stuprando la verita’! Abu Mazen, giorni fa, e’ tornato da Washington , dopo un incontro “bolla di sapone” con Obama, e’ salito sul podio e ha parlato al suo popolo “Noi non riconosceremo mai Israele come stato ebraico, non tradiremo mai i diritti del popolo palestinese di ritornare nelle loro case al di la’ della Linea Verde”.
Questi due episodi mi ricordano quanto accaduto nel lontano 1993. Il personaggio e’ sempre lo stesso: Shimon Peres e il suo rapporto con Arafat. Shimon Peres che litiga con Rabin che non voleva saperne di Oslo considerando Arafat un terrorista. Shimon Peres che, alla fine, grazie alle pressioni del mondo intero sul povero Rabin, la vince, fa uscire Arafat da Tunisi dove si era rifugiato negli anni 80, fuggendo dal Libano che lo voleva morto e incominciano i colloqui di “pace”. Firmati degli accordi, tra i mille dubbi di Ytzhak Rabin e di tutto Israele, Shimon Peres sale sul palco a prendersi il premio Nobel, sorridendo soddisfatto ( che Dio lo perdoni), portando per mano Arafat e facendo venire un conato di vomito a tutti gli israeliani. Il seguito della favola? Incomincia immediatamente il terrorismo palestinese su grande scala. Arafat dice trionfante a Hussein di Giordania “abbiamo fatto il primo passo per prenderci tutto Israele”. Dopo gli accordi di Oslo, cosi’ tenacemente voluti anche dal mondo occidentale, le cose precipitano, il terrorismo si moltiplica portando Israele all’esasperazione. Salire su un autobus era un impresa di coraggio, sedersi a prendere un caffe’ altrettanto, ogni borsa o pacco abbandonato erano possibili bombe e quasi sempre purtroppo lo erano. Yigal Amir uccise Ytzhak Rabin, ritenuto responsabile di tanto scempio, in Kikar Malkei Israel di Tel Aviv che da quel giorno si chiamo’ Kikar Rabin. Era il 1995. Io c’ero e ricordo tutto. Il dolore infinito, la paura, la totale disperazione, la domanda “e adesso?” ma ricordo anche il senso di fratellanza che ci invase tutti, camminavamo per la strada, quella notte, abbracciandoci, piangendo gli uni con gli altri, senza conoscerci.
Shimon Peres credeva in Arafat e Arafat, da infame quale era, lo tradi’ approffittando della sua fantasia di pace, per attaccare Israele. Nel 2000, altro tentativo. Questa volta al posto di Peres e Rabin l’attore era Ehud Barak, Clinton era lo stesso di Oslo, Arafat il terrorista di sempre. A Camp David, Ehud Barak fece ai palestinesi le seguenti concessioni in cambio della pace: · Il 97% di Giudea e Samaria · Tutta la Striscia di Gaza, · Il 75% della Città Vecchia di Gerusalemme, · Il controllo del Monte del Tempio, · Il Diritto al ritorno per un importo non specificato di palestinesi “rifugiati” · Risarcimento per i “rifugiati” che rinunciavano al ritorno, · Liberazione dei prigionieri, compresi quelli che avevano ucciso israeliani innocenti http://www.rightsreporter.org/kerry-scandaloso-israele-non-chieda-il-riconoscimento-come-stato-ebraico/
Arafat rifiuto’ ogni offerta e, lasciando tutti di sasso, torno’ a Gaza dove, issato su un palco, di fronte a centinaia di migliaia di palestinesi urlanti fece il suo discorso: “ La Palestina dal fiume al mare.... Voglio un milione di morti per arrivare a Gerusalemme” In quel momento mise le basi per i cinque anni di orrore che seguirono ( un orrore di fronte al quale il terrorismo che aveva colpito Israele fino a quel momento, doveva sembrare un periodo paradisiaco) e che finirono solo dopo la costruzione della Barriera difensiva, quella che gli odiatori di Israele chiamano Muro dell’apartheid o Muro della vergogna ( la loro vergogna).
Gli attentati si susseguirono giorno dopo giorno, decine al giorno in tutta Israele, carcasse di autobus bruciati pieni di corpi senza vita, ristoranti, pizzerie, bar, teatri, scuole, supermercati, non vi fu un solo obiettivo civile risparmiato dai terroristi suicidi. Erano migliaia i candidati che si offrivano di ammazzare ebrei e Arafat non si fece mai scappare l’occasione di usarli. Mentre Israele seppelliva i suoi morti, il terrorista andava in giro per il mondo a piagnucolare e a mandare baci a tutti i suoi ammiratori, l’Europa lo portava in trionfo, l’Italia lo adorava. Tutti odiavano Israele.
Dopo tanti anni, ancora mi chiedo per quale motivo, mentre Arafat si macchiava del nostro sangue, il mondo occidentale fosse cosi’ pieno di odio contro le vittime della ferocia palestinese. Il deja’-vu e’ lampante. Ieri: Peres- Arafat, l’idealista e l’assassino. Oggi: Peres- Abu Mazen, l’idealista incorreggibile e recidivo e l’uomo che, decaduto da anni come presidente, esalta il terrorismo, dedica piazze e scuole agli assassini piu’feroci, ordina alla TV palestinese di organizzare decine di programmi esaltanti odio e terrorismo e esalta i programmi delle scuole e dei campi estivi dove si insegna ai bambini come “si ammazza un ebreo” perche’ “usurpa la nostra Terra”. Abu Mazen, come il suo predecessore, e’ tornato da Washington dove ha detto a Obama che il piano di “pace” e’ una follia. E’ salito anch’egli, come Arafat, sul podio e ha arringato la folla urlante “Non riconoscero’ mai Israele come stato ebraico, la pace con Israele sarebbe un tradimento”. Certo che non lo fara’ mai, significherebbe impedire la distruzione di Israele che potra’ avvenire soltanto facendo entrare nel paese i milioni di arabi che giurano di essere profughi e originari della Palestina, quando i palestinesi erano gli ebrei e gli arabi erano arabi e basta. In tutto questo bailamme, la cosa folle e vergognosa sono le parole di John Kerry : “La pretesa di Israele di essere riconosciuto come Stato ebraico e’ un errore” ribadendo che gia’ nel 1993 Arafat lo aveva fatto. Non riesce, non riescono a capire che una cosa e’ riconoscere Israele ( c’e’ e non ci piove) , altra cosa e’ riconoscere il suo diritto ad esistere. Questo diritto e’ rifiutato in toto da ogni stato arabo/islamico e, purtroppo, anche da qualche nazione occidentale... Non si capisce bene se la politica americana sia una politica di odio antiebraico o di scemenza pura. Forse tutte e due le cose. Obama ritiene Israele un rompipalle che ostacola la sua totale sottomissione al mondo arabo arrivando a dimenticare il terrorismo. Kerry e’ il suo lacche’ e porta avanti la politica oscena del padrone.
Dunque, riassumendo, i palestinesi sono i protagonisti di una tragica storia di guerra e di morte. Il governo americano non capisce niente e pende molto dalla parte avversa a Israele. L’Europa e’ filoaraba fino alle sue piu’ profonde radici antisemite. Israele cerca di resistere alle pressioni di coloro cui non frega niente del nostro destino di nazione ebraica libera, democratica e sovrana. Abu Mazen ha dichiarato, durante una recente visita in Marocco ” Il legame tra gli ebrei e Gerusalemme e’ solo un mito. Gli ebrei tentano di inventare, in modo brutale, la “storia ebraica” “. Ogni volta che gli archeologi, scavando, trovano resti di antichita’ ebraiche del Primo e Secondo Tempio e persino precedenti, arriva alla TV palestinista qualcuno, ultimamente e’ stato Ahmed Qurei, ex primo ministro palestinese, che nega tutto:” Non e’ vero, non hanno trovato niente. E’ tutto un imbroglio organizzato dalla gang sionista ”.
A questo punto non posso non chiedere a Shimon Peres, dandogli del tu come si usa in Israele: “ Ma, Shimon Peres, non ti e’ bastata una lezione? Israele ha pagato caro il tuo errore di valutazione e la tua ossessione di creare un “Nuovo Medio Oriente”, hai pagato anche tu perche’ la tua immagine si e’ macchiata e gli Israeliani non hanno piu’ creduto in te. Adesso basta, Israele ha bisogno di difendersi , non di creare falsi miti. Israele deve vivere e Abu Mazen non e’ la brava persona che tu vuoi far credere, Abu Mazen lo vuole distruggere. Questa e’ la verita’, Shimon Peres!”
Deborah Fait