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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
22.03.2014 Netanyahu incontra l'economista italiano Luigi Zingales
la cronaca di Massimo Gaggi

Testata: Corriere della Sera
Data: 22 marzo 2014
Pagina: 6
Autore: Massimo Gaggi
Titolo: «Mercato e regole, Netanyahu a lezione da Zingales»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/03/2014, a pagina 6, l'articolo di Massimo Gaggi dal titolo "Mercato e regole, Netanyahu a lezione da Zingales".


Luigi Zingales            Bbi Netanyahu
 
«Voglio discutere con lui perché mi piace come inquadra le sfide dell'economia di mercato nei suoi libri Se sono un capitalista? Certo, ma per me il capitalismo ha senso solo se promuove la competizione: se chi cerca di fare profitti non tenta anche di impedire agli altri operatori di avere un loro spazio. In Israele, invece, c'è troppo "crony capitalism": il capitalismo degli amiconi, degli intrecci di potere». Metti una domenica sera nevosa di inizio marzo a Washington. II premier israeliano Benjamin Netanyahu arriva nella capitale americana per gli incontri che avrà il giorno dopo con Barack Obama e per l'Aipac, il raduno annuale della «superlobby» ebraica negli Usa. Ad aspettarlo, per ore perché la neve ritarda l'arrivo del volo da Tel Aviv, c'è un personaggio che non ti aspetti: Luigi Zingales, il celebre economista della Chicago University che in Italia, oltre che per i suoi libri, è noto perché nel 2012 è stato uno dei promotori del movimento «Fermare il declino». Dal quale è poi uscito prima delle elezioni dello scorso anno, quando venne fuori che il fondatore, Oscar Giannino, aveva rivendicato titoli accademici che non aveva realmente conseguito. Quando arriva nelle sale di un albergo della capitale, il premier israeliano discute per un po' con l'economista italiano che ha chiesto di incontrare dopo aver letto il suo «Capitalism for the People» (Manifesto capitalista» nella versione italiana del libro). Poi entrano le telecamere di The Marker: il sito finanziario, con annessa rete televisiva, del quotidiano israeliano Haaretz. Una parte del confronto viene ripresa e ora viene trasmessa in Israele. Duro in politica estera, Netanyahu è un riformatore in economia. Rivendica le sue credenziali capitaliste in nome della competizione e della meritocrazia, ma vive in un sistema pieno di concentrazioni e distorsioni che condizionano pesantemente la politica. «Nella sua azione, da quello che capisco, è condizionato da forze che cercano il guadagno ma non la competizione» racconta Zingales dopo l'incontro. «Credo mi abbia invitato non solo perché apprezza il mio lavoro, ma anche perché le mie tesi, liberiste ma anche favorevoli a un controllo del governo sulla corretta attuazione delle regole, sono funzionali al suo progetto. Netanyahu ha cercato di rompere la logica dei "campioni" nazionali in nome dell'efficienza, ma non è facile. Ora ci riprova». II premer racconta come, vincendo molte resistenze di chi diceva che quello è un monopolio naturale è riuscito a privatizzare le raffinerie. Poi Netanyahu ammette che in Israele le disuguaglianze tra ricchi e poveri sono cresciute troppo e minacciano di lacerare iI tessuto sociale e afferma che la mancanza di competizione danneggia soprattutto la povera gente perché fa salire i prezzi di merci e servizi acquistati da tutti. Ma gli aumenti pesano di più sul bilancio dei meno abbienti. Zingales apprezza questa impostazione, sostiene che anche negli Usa la polarizzazione dei redditi sta diventando una minaccia per la tenuta della società, dà consigli per modificare un sistema bancario troppo concentrato (due istituti che controllano il 60 per cento del mercato) e spiega che, insieme alla stampa (e molto più dell'industria), la finanza è un settore cruciale nel quale un eccesso di concentrazione può avere conseguenze politiche gravi. Alla fine, a telecamere e riflettori spenti, le battute più gustose col premier che racconta la sua esperienza di riformatore con lo schiacciasassi quando era ministro del Tesoro: gli dissero che voleva fare troppe riforme tutte insieme e che ognuno degli interventi proposti giustificava 12 giorni di sciopero. A maggior ragione, meglio fare tutto insieme, rispose lui: prendi alla sprovvista gli avversari, moltiplichi l'impatto della manovra e risparmi sul conto complessivo degli scioperi.

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