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La Stampa Rassegna Stampa
22.03.2014 Erdogan non tollera le critiche, e oscura Twitter
la cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 22 marzo 2014
Pagina: 10
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Erdogan in crisi oscura Twitter»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 22/03/2014, a pagina 10, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Erdogan in crisi oscura Twitter".


Maurizio Molinari
              Recep Tayyip Erdogan   

Recep Tayyip Erdogan oscura Twitter, ma la messa al bando si trasforma in un boomerang politico. Il premier turco annuncia la decisione parlando da Bursa in un comizio a dieci giorni dalle elezioni locali: «Sradicheremo Twitter e non mi importa di cosa dirà il mondo», anche sul web «si accorgeranno del potere della nostra nazione». È un’irritazione che nasce dal recente scandalo delle intercettazioni che sembrano coinvolgere Erdogan e il figlio in un episodio di corruzione finanziaria: gli audio sono stati diffusi da anonimi con dei tweet, Ankara ha chiesto di cancellare dal web i relativi link ma Twitter si è opposto. Per il premier ciò dimostra che il popolare social network fa parte di una «grande cospirazione» contro di lui e la messa al bando punta a cavalcare l’orgoglio nazionalista della Turchia, per giovarsene alle elezioni locali, vissute dall’opinione pubblica come un referendum sul governo. Il risultato è che provando a navigare su Twitter, i turchi si trovano di fronte a schermate nelle quali si nega l’accesso citando sentenze di tribunali e minacce di «futuri danni ai cittadini». Ma l’effetto dello «sradicamento» del cinguettio digitale non è quello che Erdogan si augurava. Sono migliaia i turchi che, seguendo le istruzioni del cofondatore di Twitter Jack Dorsey, riescono comunque a collegarsi adoperando i cellulari oppure intervenendo sui comandi dei browser. Ad esprimere l’insoddisfazione popolare è Abdullah Gul, il capo dello Stato già stretto alleato politico del premier, che con un tweet confessa «spero che la proibizione non duri a lungo». E il vice premier Ali Babacan va in tv ad esprimere un concetto simile, che suona come una sconfessione di Erdogan: «Troveremo presto una soluzione politica non credo servirà molto tempo». La Casa Bianca, con il portavoce Jay Carney, condanna la «restrizione della libertà di espressione che mina il rispetto dei diritti universali degli individui» ed esprime sostegno «al popolo turco che vuole ripristinare l’accesso totale alle tecnologie bloccate». Da Bruxelles l’Unione Europea parla di un «blocco delle comunicazioni incompatibile con il processo di adesione» e i partiti di opposizioni ad Ankara chiedono a Erdogan la marcia indietro. Ma Lufti Elvan, ministro fedelissimo al premier, obietta: «Non si tratta di una decisione politica bensì giudiziaria, non stiamo proibendo Internet ma Twitter e i social network devono rispettare la legge» e dunque non infangare il nome del premier.

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