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Il Giornale Rassegna Stampa
20.03.2014 Al Qaeda dietro il traffico di esseri umani diretto all'Italia
l'analisi di Gian Micalessin

Testata: Il Giornale
Data: 20 marzo 2014
Pagina: 12
Autore: Gian Micalessin
Titolo: «'Così l’Italia fa fare affari alle milizie islamiste'»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 20/03/2014, a pag. 12,  l'articolo di Gian Micalessin dal titolo 'Così l’Italia fa fare affari alle milizie islamiste'.


Gian Micalessin    al Qaeda           Libia

«Dall’inizio dell’anno gli sbarchi in Italia hanno raggiunto livelli senza pre­cedenti (14mila ad oggi ndr). In Libia stanno arrivando frotte di clandestini e migranti provenienti da zone del­l’Estremo Oriente che in precedenza non avevano alcun interesse per que­ste rotte. E dietro a quelli già sbarcati ci sono quelli in attesa. Oggi abbiamo più di diecimila persone pronte a partire ammassate nei centri di raccolta o nel­le case alla periferia di Tripoli, Zwara e Misurata. Ormai si è sparsa la voce che la traversata è facile e le navi dell’opera­zione Mare Nostrum salvano tutti. A fi­ne inverno verremo sommersi dai nuo­vi arrivi».
Il funzionario italiano che a fine feb­braio p­assa al Giornale queste informa­zioni dai suoi uffici di Tripoli è un vetera­no della lotta all’immigrazione clande­stina. Parla a titolo personale e non vuo­le veder pubblicato il proprio nome, ma fa chiaramente intendere come l’esodo senza precedenti sia diretta conseguenza dell’operazione «Mare Nostrum» messa in piedi dal governo Letta lo scorso autunno. «Quell’opera­zione – spiega il funzionario- ha genera­to aspettative in centinaia di migliaia di persone. La notizia delle navi italiane pronte a salvare chiunque si metta in mare ha fatto il giro del mondo. Per que­sto ormai arrivano dai quattro angoli del globo. E l’aumento della domanda moltiplica l’offerta.Ogni giorno compa­iono nuove bande­di trafficanti di uomi­ni che non offrono più neppure le preca­rie garanzie del passato. Pur d’incassa­re li fanno salire su bagnarole di fortuna convinti che si salveranno grazie alle nostre navi. Ma quelle barche rischia­no di colare a picco ad un miglio dalla coste libiche».
Oggi a tre settimane di distanza le pre­visioni del funzionario si stanno pun­tualmente avverando. E intanto l’ope­razione Mare Nostrum genera un’altra situazione tanto prevedibile quanto pa­radossale. «Quando i fondi di Mare No­strum finiranno la Marina Militare sarà costretta a smettere di operare, ma le traversate non si fermeranno. I mercan­ti di uomini pur d’incassare continue­ranno a metter barche in mare e noi ri­schieremo nuove ecatombi. Per questo –avvisava già a fine febbraio l’anonima
Cassandra - bisogna trovare una via d’uscita prima di venir nuovamente messi sotto accusa dalla comunità in­ternazionale ». Ora anche quella previ­sione si sta avverando . Proprio ieri il ca­po di Stato maggiore della Difesa Am­miraglio Luigi Binelli Mantelli, ha an­nunciato la fine dei fondi. L’anticame­ra dell’ennesima tragedia con l’inevita­bile coda di accuse al nostro paese è dunque già aperta. Ma i rischi per l’Ita­lia non si fermano qui. «Nel sud della Li­bia – spiegava la “gola profonda”- la si­tuazione è fuori controllo. A Saba, la ca­pitale del sud, gli scontri fra le milizie fi­logovernative e i cosiddetti “anti ghed­dafiani”, hanno creato una situazione apocalittica. I confini non esistono più, e nessuno sa quante centinaia di miglia­ia di persone stiano risalendo da Su­dan, Mali e Niger. In quelle zone deserti­che non esiste alcuna autorità, coman­dano i più forti e si muove di tutto dalla droga, alle armi, agli esseri umani».
In questo caso l’allarme non riguar­da solo l’esodo di centinaia di migliaia di disperati, ma anche il rischio terrori­smo. Nell’immenso deserto a sud di Sa­ba il lucroso affare dell’immigrazione clandestina è ormai sotto il controllo di una milizia alqaidista interessata non solo ai lucrosi proventi in denaro, ma anche alla possibilità d’infiltrare infor­matori e militanti sui barconi diretti in Italia. A spiegarlo al Giornale , a patto di non veder rivelato il proprio nome, è un inquirente della procura di Tripoli im­pegnato in una difficile indagine con­dotta dai settori dei servizi d’intelligen­ce libici sfuggiti al controllo dei Fratelli Musulmani. «Al sud il gruppo di Al Qai­da più attivo - spiega - è quello legato Ahmed Asnawi un comandante molto vicino ad Al Qaida. Lui e i suoi uomini sono stati i primi a cercar di mettere le mani sul commercio di esseri umani. Li prendono sotto il proprio controllo li trasferiscono verso la Cirenaica e la Sir­te e da lì organizzano la partenza verso l’Italia su grosse imbarcazioni. A diffe­renza dei trafficanti tradizionali garan­tiscono barche più sicure a prezzi infe­riori, intorno ai mille dollari. Quei soldi oltre a finanziare il gruppo di Asnawi ga­rantiranno l’arrivo nel vostro paese e nel resto d’Europa di molti terroristi».

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