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Ugo Volli
Cartoline
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Ammuina per la pace ? 19/03/2014

Ammuina per la pace ?
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra Muhammed Abbas, Barack Obama

Cari amici,
qualcuno di voi si ricorderà quell'incipit straordinario di un corsivo del vecchio Fortebraccio: "stamattina un taxi vuoto si è fermato davanti a Palazzo Chigi e non ne è uscito nessuno. Era Tanassi." Be', è successo di nuovo: una limousine nuova ieri si è fermata davanti alla Casa Bianca e quel nessuno che ne è uscito aveva addirittura due nomi, Muhammed Abbas per la mamma e l'anagrafe, Abu Mazen per coloro che accettando da un nulla così un "nome di guerra".

Fatto sta che, con un nome o con un altro, il democratico presidente dell'Autorità Palestinese, ormai arrivato ben dentro il decimo anno del suo mandato di quattro anni, è stato ricevuto l'altro ieri da Obama. Era un incontro da tempo atteso perché esattamente fra un mese e dieci giorni da oggi finisce il periodo di sei mesi ottenuto da Kerry per il suo negoziato fra Israele e Palestina e ancora non è successo niente. O meglio: c'è stata moltissima ammuina (Per chi non sapesse di che cosa si tratta, leggete questo articolo (falso in realtà) che si dice fosse contenuto  nel "Regolamento da impiegare a bordo dei legni e dei bastimenti della Real Marina del Regno delle Due Sicilie del 1841": «All'ordine Facite Ammuina: tutti  chilli che stanno a prora vann' a poppa e chilli che stann' a poppa vann' a prora: chilli che stann' a dritta vann' a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann' a dritta: tutti chilli che stanno abbascio vann' ncoppa e chilli che stanno ncoppa vann' bascio passann' tutti p'o stesso pertuso: chi nun tene nient' a ffà, s' aremeni a 'cca e a 'll à".» E Kerry, giustamente è andato a Ramallah quand'era a Gerusalemme e a Gerusalemme quand'era a Ramallah, In Medio Oriente quand'era a Washington e viceversa, ha dichiarato che bisognava riconoscere e non riconoscere l'ebraicità di Israele, bloccare e non bloccare le costruzioni di case nelle comunità ebraiche in Giudea e Samaria.


John Kerry

Sono passati quasi cinque dei sei mesi, i palestinisti sono stati al gioco grazie al prezzo pagato da Israele (la liberazione di un centinaio di assassini a rate, in cambio del privilegio di discutere con loro), Israele ci è stato spinto dalla volontà di minimizzare i danni e sotto la pressione di continui ricatti. Adesso il tempo è quasi finito, l'Amministrazione Obama ha collezionato una serie clamorosa di sconfitte e perdite della faccia (la Siria, dove non solo deve inghiottire la vittoria di Assad che voleva abbattere, ma è stata presa in giro sulla distruzioni delle armi chimiche; l'Iran, cui ha concesso una sostanziosa riduzione delle sanzioni e il ritorno nel giro politico e commerciale internazionale, senza ottenere nulla in cambio; l'Egitto, che avendo cacciato i suoi protetti islamisti è stato letteralmente cacciato in mano alla Russia; e ora l'Ucraina, di cui Putin si è pappato la Crimea ridendo apertamente in faccia alle sanzioni Usa (http://www.lastampa.it/2014/03/18/esteri/putin-avvia-lannessione-della-crimea-gli-esperti-coster-miliardi-allanno-sfFIJ9gIkOSTqDZJarwv3L/pagina.html)


Era lecito dunque attendersi che Obama, essendosi appena preso lo schiaffo in faccia da Putin (http://www.lastampa.it/2014/03/18/esteri/putin-avvia-lannessione-della-crimea-gli-esperti-coster-miliardi-allanno-sfFIJ9gIkOSTqDZJarwv3L/pagina.html), provasse almeno a piegare il nessuno che era passato di là. Non ci è riuscito, l'ha ringraziato per quello che non fa ("aver “sempre rinunciato alla violenza" http://moked.it/blog/2014/03/18/per-la-pace-bisogna-rischiare/, che poi sarebbe la condizione di ogni persona normale, figuriamoci un politico, ma lui invece la violenza appena può la esalta e la premia: http://freebeacon.com/obama-abbas-has-consistently-renounced-violence/); ma forse Obama semplicemente non vuole altri guai (http://www.haaretz.com/blogs/west-of-eden/.premium-1.580399) e si limita anche lui all'ammuina.


Il punto in discussione è il riconoscimento del carattere di Israele come stato del popolo ebraico, che è una pretesa minimale e l'AP rifiuta ora anche in musica (https://www.youtube.com/watch?v=oGz_9F4kr54). E' chiaro, come Federico Steinhaus ha scritto su queste pagine (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=52739 ), che Israele non ha "bisogno" di questo riconoscimento per sapere che cos'è. Il problema è un altro, è che se si vuole una pace che non sia semplicemente un pezzo di carta, bisogna che ci sia un impegno di coloro che hanno sempre assalito in tutti i modi Israele ad accettare il suo diritto ad essere quel che è, un riconoscimento, come si usa dire nel gergo della politica internazionale de jure (http://www.israelhayom.com/site/newsletter_opinion.php?id=7715). Che è sempre stato rifiutato (http://www.focusonisrael.org/2014/03/17/il-rifiuto-palestinese-al-riconoscimento-di-israele-come-stato-ebraico-esiste-da-sempre/).  L'amministrazione Obama e i suoi sostenitori hanno cercato di dire che non c'era bisogno di questo impegno, perché il riconoscimento era già stato compito nell'88 da Arafat (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=52775). Ma il discorso non tiene (http://www.juancole.com/2014/03/israelis-remarks-rejects.html) Peccato soprattutto che si tratti del riconoscimento di un puro stato di fatto, che non impedisce di cercare di rovesciarlo. Come ha detto una settimana fa un membro del comitato centrale di Al Fatah, "Allah ha messo assieme tutti gli ebrei per permetterci di sterminarli meglio" (http://www.memritv.org/clip_transcript/en/4191.htm)

In realtà Arafat non ha mai riconosciuto il diritto degli ebrei a un loro stato (http://www.memritv.org/clip_transcript/en/4191.htm) e l'AP non ha mai smesso di affermare che l'esistenza di Israele era il frutto di una rapina, che sarebbe stata prima o poi risarcita e che tutto il territorio fra il Giordano e il mare appartiene loro. Questa è la posizione della "moderata" AP e del "moderato" signor nessuno che la presiede senza alcuna base legale. In gioco è la loro stessa politica, la base della loro esistenza (http://www.israele.net/perche-i-palestinesi-rifiutano-caparbiamente-di-riconoscere-israele-come-stato-ebraico). L'AP non può non pensare e affermare che Israele è illegale, a pena di perdere la sua "narrativa" come dicono i giornalisti, cioè il mito con cui tiene i suoi sudditi in stato di guerra (http://www.israele.net/perche-i-palestinesi-rifiutano-caparbiamente-di-riconoscere-israele-come-stato-ebraico)


Yasser Arafat

E' vero che senza l'appoggio americano (i soldi l'addestramento, il sostegno diplomatico) l'AP si sfascerebbe subito. Basterebbe che Obama glielo facesse notare e gli facesse qualche domanda ben diretta come queste (http://www.gatestoneinstitute.org/4216/obama-abbas-meeting), e forse la resistenza di Abbas sarebbe piegata. Ma è chiaro che non lo vuol fare, è evidente che preferisce il mondo islamico all'Occidente, che pure dovrebbe dirigere (per non parlare di Israele). Sicché Obama non ha affatto torchiato Abbas come ha fatto con Netanyahu. Il risultato è che quel signor nessuno che è disceso dalla limousine davanti alla Casa Bianca ci è risalito dopo un'oretta lasciandola - sia chiaro - rigorosamente vuota. Di lui non si è accorto nessuno né prima né durante né dopo l'incontro. E Obama, che coccola il signor nessuno e, come dice il suo giornalista preferito, tratta invece Netanyahu molto peggio di come tratti Putin (http://freebeacon.com/jeffrey-goldberg-obama-treats-netanyahu-worse-than-putin/) può, con buona probabilità, aggiungere al suo Guinness dei primati di fallimenti in politica internazionale anche quello delle trattative fra Israele e AP. Lasciatemelo dire: per fortuna.


Ugo Volli


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