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La Stampa Rassegna Stampa
19.03.2014 Federica Mogherini: sull'Iran comincia male
Cronaca di Antonella Rampino

Testata: La Stampa
Data: 19 marzo 2014
Pagina: 17
Autore: Antonella Rampino
Titolo: «Iran e marò, Mogherini tira dritto»

Sul nuovo Ministro degli Esteri  avevamo sospeso il giudizio, riservandoci di giudicare sui fatti la sua esperienza di governo.
(
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=253&sez=120&id=52697)
Sull'Iran, comincia male. 
Mogherini ritiene che  l’elezione di Rohani segni
 "l’avvio di un processo, dopo che sono state sprecate le precedenti esperienze riformiste", mentre invece la repubblica islamica continua a perseguire i propri progetti di armamento nucleare, a sostenere il terrorismo in tutto il mondo e a reprimere ogni dissenso interno.
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi 19/03/2014, a pag.17, l'articolo di Antonella Rampino, dal titolo "Iran e marò, Mogherini tira dritto":



Federica Mogherini     Ayatollah Khamenei,  Obama
sullo sfondo un'immagine che non turba il nostro ministro degli esteri 

Continuità, discontinuità. Nell’immediato, si gioca tra queste due categorie la politica internazionale di un Paese, quand’è al debutto un governo. Ieri Mogherini, lasciati i banchi dei deputati, si è presentata sullo scranno ministeriale. E la vera discontinuità è stata l’accoglienza da parte dei suoi ex-colleghi: una benevolenza che, da parte anche delle opposizioni di destra, non s’era mai vista negli ultimi 10 mesi, e questo perché il cambio di governo è ben visto da berlusconiani e larussiani che sperano in spiragli sulla vicenda dei marò, ai quali – ha detto Mogherini – «si deve anche vicinanza umana; io sono in contatto con loro e con le mogli, il ministro della Difesa è andata a trovarli in India...». Roberta Pinotti – per inciso – aveva tenuto a precisare di essere a Delhi in visita privata. Per il resto invece c’è continuità: confermata la linea di «internazionalizzazione» della vicenda, guardando all’arbitrato internazionale. E continuità in sostanza perché il caso verrà seguito da Palazzo Chigi, Esteri e Difesa: una riedizione del «comitato marò» del governo Letta. Continuità convinta e dichiarata nel rapporto con l’Iran, «il governo precedente lucidamente ha identificato nell’elezione di Rohani l’avvio di un processo, dopo che sono state sprecate le precedenti esperienze riformiste», e qui il forzista Compagna è saltato sulla sedia per l’implicita critica alla stagione che portò nel 2003 all’autoesclusione dell’Italia berlusconiana dalle trattative sul nucleare.
Per il resto, avendo debuttato nel fuoco di una delle più complesse e rilevanti crisi internazionali degli ultimi decenni qual è quella dell’Ucraina, il ministro ha dichiaratamente tenuto non un discorso ma una ricognizione, tema per tema, sulla politica estera che il governo intende seguire. L’Italia segue e seguirà una linea di prudenza e cautela molto apprezzata dai parlamentari e che, par di capire, verrà tenuta anche sugli altri «fronti». Il presidente di Commissione Fabrizio Cicchitto ha invitato, con tatto, a «non diplomatizzare eventi drammatici». Tra questi, pare non esserci la Libia. Per la quale Mogherini s’era augurata «una scossa», ma è la realtà ad esser assai discontinua: gli sforzi della comunità internazionale potrebbero poco quando il premier di Tripoli (un «tecnico» fortemente sostenuto dall’Occidente) è stato costretto pochi giorni fa a riparare all’estero.

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