Riprendiamo dalla STAMPA di oggi 19/03/2014, pag.17, l'articolo di Maurizio Molinari, dal titolo "Siria, la guerra arriva sul Golan: attaccata una pattuglia israeliana":
Soldati israeliani controllano il confine con la Siria
a destra, Maurizio Molinari
Fuoco incrociato sulle Alture del Golan. Una pattuglia israeliana è caduta in un agguato a Majdal Shams quando quattro soldati, scesi da una jeep a ridosso del reticolato che segna il confine con la Siria, sono stati investiti dall’esplosione di un ordigno. Per la tv «Al Arabya» l’intento era «rapire almeno un soldato» e la pattuglia era stata attirata sul luogo della trappola da alcuni movimenti sospetti di uomini armati. Ma l’operazione è fallita per il massiccio intervento di truppe ed elicotteri israeliani, seguita da colpi di artiglieria contro una posizione dell’esercito siriano. Si è trattato della più violenta giornata di scontri lungo il confine del Golan da quando, oltre tre anni fa, è iniziata la guerra civile siriana.
I portavoce israeliani evitano di indicare un particolare gruppo come responsabile dell’agguato - che ha causato quattro feriti, di cui uno versa in serie condizioni - ma il premier Benjamin Netanyahu afferma che «il confine con la Siria è pieno di Hezbollah e jihadisti». «Finora siamo riusciti a mantenere la calma e agiremo con fermezza per proteggere i nostri cittadini» aggiunge il premier, preannunciando rafforzamenti lungo i confini settentrionali. D’altra parte negli ultimi dieci giorni gli incidenti si sono ripetuti: alcuni Hezbollah sono stati bersagliati mentre tentavano di depositare un ordigno e una bomba è esplosa vicino Har Dov, al confine con il Libano. Fra gli analisti di sicurezza in Israele prevale la convinzione che Hezbollah, rafforzato dai successi militari contro i ribelli siriani, stia estendendo la propria area di operazioni dal Libano del Sud al Golan, per rivendicarne il controllo.
Proprio il consolidamento del fronte pro-Assad in Siria, grazie alla recente cattura di Yabroud, ha portato l’amministrazione Obama ad una svolta politica: chiudere tutte le sedi diplomatiche del regime di Assad negli Usa affidando i rapporti con la Siria all’inviato speciale Daniel Rubinstein, il cui compito però è, per Washington, «dialogare con l’opposizione» in attesa che «Assad lasci il potere e consenta alla nazione di risollevarsi».
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