sabato 21 settembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
17.03.2014 Ritorna la minaccia di Al Qaeda ?
cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 17 marzo 2014
Pagina: 12
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «L'ombra di Al Qaeda sull'aereo fantasma»

Riportiamo da pai. 12 della STAMPA di oggi, 17/03/2014, l'articolo di Maurizo Molinari dal titolo "L'ombra di Al Qaeda sull'aereo fantasma".


Maurizio Molinari, Zaharie Ahmad Shah, il pilota dell'aereo
a destra, il logo di al Qaeda

Le ultime parole dall’aereo malese scomparso arrivarono alla torre di controllo di Kuala Lumpur dopo la disattivazione dei sistemi di comunicazione di bordo e ciò lascia supporre un dirottamento per il quale vi sono al momento tre possibili sospetti: almeno uno dei piloti, Al Qaeda oppure i separatisti uiguri. È stato il ministro della Difesa malese, Hishammuddin Hussein, a rivelare che quando una voce dall’aereo disse «All right, Good night» (tutto a posto, buonanotte) alla torre di controllo i sistemi di segnalazione «Acar» erano già disattivati, con l’aggiunta che l’identificatore del volo sulle rotte commerciali era stato spento separatamente. Da qui il sospetto che qualcuno a bordo abbia disattivato i segnalatori e poi detto a terra che tutto era regolare al fine di sparire dai radar e impossessarsi del Boeing decollato da Kuala Lumpur alla volta di Pechino. Sebbene il dirottamento resti solo un’ipotesi porta con sé l’interrogativo sulla matrice e a tale proposito sono tre le piste che, da Londra a Pechino, gli investigatori seguono. La prima riguarda Zaharie Ahmad Shah, il pilota del volo MH370, che è un fervente seguace del leader dell’opposizione malese Anwar Ibrahim, condannato a cinque anni di prigione per sodomia il giorno prima del decollo dell’aereo. La polizia malese ha perquisito la casa di Ahmad Shah trovando un simulatore di volo che ora viene esaminato cercando indizi. C’è poi la pista di Al Qaeda che viene da Londra perché il «Sunday Telegraph» ha rivelato che l’anglomusulmano Sajit Badat, condannato nel 2005 per terrorismo nei ranghi di Al Qaeda, ha dichiarato durante il processo in corso a New York ad Abu Ghaith - nipote ed ex portavoce di Osama bin Laden - di aver incontrato in Afghanistan «4 o 5 jihadisti malesi, uno dei quali era un pilota», consegnandogli «una scarpa munita di microbomba» per far saltare la porta della cabina di pilotaggio. L’intelligence britannica ritiene Badat una «fonte credibile» e questo spiega perché Michael McCaul, presidente della commissione Sicurezza Interna alla Camera Usa, ipotizzi che Al Qaeda si sia impossessata del Boeing per «usarlo come un missile» in maniera analoga a quanto fece l’11 settembre 2001 con i quattro aerei lanciati contro Washington e New York. La terza possibilità è che a impossessarsi del volo siano stati gli uiguri già responsabili del recente attacco con coltelli a una stazione ferroviaria in Cina che ha causato 29 vittime. Pochi giorni prima del decollo del volo MH370 una voce anonima aveva chiamato l’aeroporto internazionale di Pechino chiedendo «l’indipendenza della Turchia Orientale» come i separatisti uiguri definiscono la regione del Xinjang. Lo scenario di un dirottamento porta la task force malese che guida le indagini - con il sostegno di 25 Paesi, inclusi Usa ed europei - a procedere in due direzioni: l’esame minuzioso delle identità delle 239 persone a bordo per verificare la presenza di individui «a rischio» e i controlli sui territori di almeno 15 Paesi dove il Boeing potrebbe essere atterrato. Sono 634 le piste con le caratteristiche necessarie secondo l’aviazione civile australiana: 45 metri di larghezza e 1500 di lunghezza. Di certo, come spiega Rohan Gunaratna, esperto di terrorismo alla Nanyang Technological University a Singapore, «se è un piano terroristico ha avuto preparativi lunghi». Da qui la necessità per gli investigatori di non escludere nulla: neanche il possibile decollo del Boeing con nuove insegne e identificativi, per confondersi sulle rotte commerciali al fine di colpire l’obiettivo prefissato.

Per inviare la propria opinione alla redazione della Stampa cliccare sull'e-mail sottostante


direttore@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT