Il commento di Daniele Scalise
Daniele Scalise, giornalista e scrittore. Scrive su 'Prima Comunicazione'.
E' autore di
Cose dell’altro mondo. Viaggio nell’Italia gay-Zelig
Il caso Mortara-Mondadori
I soliti ebrei -Mondadori
Lettera di un padre omosessuale alla figlia-Rizzoli http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=33806
Che l’Occidente viva sotto una sorta di costante e sempre più insopportabile ricatto-incantesimo ideologico da parte dell’Islam mi pare cosa che non richieda prove e spiegazioni. Il caso nord-europeo ne è l’esempio che riassume quel mescolo di politicamente corretto, antisemitismo viscerale, terzomondismo immondo molto altro ancora. E’ diventato offensivo celebrare una festa natalizia, studiare la Shoah, difendere il diritto ad esistere di Israele. Si moltiplicano convegni sussiegosi sul valore culturale del velo, si discute sulla possibilità di ammettere la giurisprudenza dettata dalla Sharia, si giustificano comportamenti barbari come le mutilazioni genitali, la poligamia, la pena di morte per gli omosessuali, l’insofferenza nei confronti degli ebrei, si suggerisce di oscurare le proprie radici e le proprie convinzioni per non urtare le sensibilità musulmane. Insomma, dico cose che sappiamo tutti e che alcuni tentano, come possono, di contrastare. A volte la sensazione è disperante. I governi – di destra o di sinistra poco conta – tentano vie opportunistiche, compiacenti e autodistruttive. Non ti puoi permettere (e giustamente!) di definire ‘puttana’ un’adultera romana ma se un’adultera iraniana viene lapidata la voce si abbassa, la protesta si annacqua: “Sì, è terribile, certo, lo so, ma anche tu devi tenere conto che la loro cultura…”. Non sto scherzando e non sto esagerando. Negli anni mi è capitato, come immagino sia capitato a molti di voi, di scontrarmi decine e centinaia e migliaia di volte contro affermazioni talmente criminali da lasciare senza fiato. L’accondiscendenza, sottoscritta e rafforzata da intellettuali scriteriati e da politici spregiudicati (nel senso di ‘senza scrupoli’ e non di ‘senza pregiudizi’), non fa che mietere vittime. Non a Kabul. Non a Islamabad. Non a Riad. Ma qui, a Roma, a Milano, a Torino, a Parigi, a Glasgow, a Malmo.
Circola sulla rete una bufala: un discorso che John Howard, capo dei liberali australiani e fino al 2007 primo ministro, avrebbe tenuto destando scandalo tra i musulmani che vivono in quel paese. Bufala vera perché pare certo che Howard non abbia mai pronunciato quelle parole che invece sono state attribuite, tra i tanti, a un tale Barry Loudermilk, veterano dell’aviazione militare americana. A me quella bufala piace e l’unico rimpianto è che non abbia un autore certo. Ecco il testo (che forse qualcuno di voi già conosce): “Prendere o lasciare, sono stanco che questa nazione debba preoccuparsi di sapere se offendiamo alcuni individui o la loro cultura. La nostra cultura si è sviluppata attraverso lotte, vittorie, conquiste portate avanti da milioni di uomini e donne che hanno ricercato la libertà. La nostra lingua ufficiale è l’inglese, non lo spagnolo, il libanese, l’arabo, il cinese, il giapponese, o qualsiasi altra lingua. Di conseguenza, se desiderate far parte della nostra società, imparatene la lingua! La maggior parte degli Australiani crede in Dio. Non si tratta di obbligo di cristianesimo, d’influenza della destra o di pressione politica, ma è un fatto, perché degli uomini e delle donne hanno fondato questa nazione su dei principi cristiani e questo è ufficialmente insegnato. E’ quindi appropriato che questo si veda sui muri delle nostre scuole. Se Dio vi offende, vi suggerisco allora di prendere in considerazione un’altra parte del mondo come vostro paese di accoglienza, perché Dio fa parte delle nostra cultura. Noi accetteremo le vostre credenze senza fare domande. Tutto ciò che vi domandiamo è di accettare le nostre, e di vivere in armonia pacificamente con noi. Questo è il nostro paese, la nostra terra e il nostro stile di vita. E noi vi offriamo la possibilità di approfittare di tutto questo. Ma se non fate altro che lamentarvi, prendervela con la nostra bandiera, il nostro impegno, le nostre credenze cristiane o il nostro stile di vita, allora vi incoraggiamo fortemente ad approfittare di un’altra grande libertà australiana: il diritto ad andarvene. Se non siete felici qui, allora partite. Non vi abbiamo forzati a venire qui, siete voi che avete chiesto di essere qui. Allora rispettate il paese che vi ha accettati”. Ho sempre di più l’impressione che alcune verità siano diventate così indicibili da costringerci a doverci accontentare dei ‘falsi d’autore’ perché possano volare libere.