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Israele Stato ebraico: risponde Federico Steinhaus 16/03/2014

Cito letteralmente dall'articolo di Federico Steinhaus "Israele stato ebraico: chi dice sì, chi dice no" su IC di oggi 14 Marzo 2014: "Israele rimarrà uno stato democratico ed ebraico fintanto che avrà la sovranità, l'indipendenza e la libertà di cui gode oggi, unite alla sicurezza che ancora manca e che dovrà essere garantita da trattati di pace (oppure, in mancanza di questi, dalla sua forza militare deterrente). "Pertanto, questo riconoscimento non dovrà costituire una precondizione per le trattative di pace, ma più banalmente una carta da giocare al tavolo delle trattative, pronti a rinunciarvi in cambio di altre concessioni da parte dei palestinesi: questa rinuncia potrà essere dolorosa sotto il profilo semantico ed emotivo, ma non toglierà nulla al dato di fatto, incontestabile ed immutabile, che Israele è e rimarrà per sempre la patria storica del popolo ebraico, con quelle caratteristiche di ebraicità che ne fanno un unicum." 
Forse sono io che non capisco bene, forse questo tratto dell'articolo e' ambiguo, ma se il suo significato e' quello che temo, la tesi mi sembra perlomeno azzardata. Meglio ancora, se fossi un'israeliana, folle. Vediamo se ho ben inteso: se nelle trattative di pace i "palestinesi" accettassero la pura e semplice esistenza di Israele, si potrebbe discutere con loro sull'essere Israele lo Stato ebraico. Ovvero, sempre se ho ben capito, si potrebbe rinunciare alla definizione di Stato ebraico e, in cambio della pace, riconoscere solo ad Israele le sue caratteristiche di patria storica degli ebrei. L'autore la definisce "rinuncia dolorosa sotto il profilo semantico ed emotivo". Altro che semantica! Israele dovrebbe rinunciare alla sua ragion d'essere non tanto del passato remoto quanto di quello recente in cui il Paese e' nato *come Stato ebraico*, come rifugio degli ebrei di tutto il mondo, sancito tale prima dalla dichiarazione Balfour in occasione delle spartizione dell'impero ottomano. Dichiarazione che cito' senza mezzi termini o ambiguita' Israele quale focolare degli ebrei, definizione poi ripetuta nell piano elaborato dall'UNSCOP (United Nations Special Committee on Palestine) che fu approvato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a New York (Risoluzione 181 dell'Assemblea Generale) il 29 Novembre 1947. Risoluzione che sanci' la nascita di uno Stato indipendente ebraico (non di una astratta "patria storica" degli ebrei. Cito: "Dovranno sorgere due Stati, uno arabo e *The Jewish State* che si chiamera' Israele". Cito di nuovo, dalla risoluzione Onu 181: "2. [...] La potenza mandataria farà tutto ciò che è¨ in suo potere al fine di assicurare l'evacuazione di una zona situata sul territorio dello Stato ebraico [...] " "3. Gli Stati indipendenti arabo ed ebraico, così come il regime internazionale particolare previsto per la città di Gerusalemme [...] "Focolare ebraico", "The Jewish State", "Stato ebraico": non credo vi siano dubbi in proposito. E proprio non vedo perche' lo Stato d'Israele, fondato ebraico, dovrebbe eliminare l'attributo "ebraico" per il quale e come tale e' nato. Che ai cosiddetti "palestinesi" piaccia o no.

Sylvia Mayer

 Risponde Federico Steinhaus:

Rispondo con piacere a Sylvia Mayer ed accetto la critica di scarsa comprensibilità del mio pensiero, ma non quella della tesi folle. Ritenevo che la parte di ragionamento che lei mi contesta fosse resa chiara dalla parte che non cita, in cui affermo che la natura di "stato ebraico" di Israele deriva dalla storia della sua nascita nel 1917, dai riconoscimenti avuti in seguito a livello internazionale nel 1922 e 1947, ed anche o forse soprattutto dalla sua stessa essenza. E questo dato di fatto nessun riconoscimento negato potrà toglierlo ad Israele, così come nessun riconoscimento "concesso" potrà rafforzarlo. E' Israele e solo Israele, nella sua libertà, che afferma senza equivoci di essere uno stato ebraico, anzi "lo" stato ebraico, senza che debba chiederne conferme o autorizzazioni a chiunque (palestinesi ed altri arabi inclusi). Con palestinesi, arabi ed Islam non ci sarà mai una pace che si traduca in amicizia, solidarietà, rispetto: la pace, quando verrà, sarà come quella con Egitto e Giordania, uno status quo accettato per convenienza ed in quanto tale mai del tutto definitivo. In questo senso costoro non accetteranno mai di definire formalmente Israele uno stato ebraico, ma ne accetteranno forzosamente la conseguenza, che si configura in uno stato etico (nei limiti in cui la politica lo consente) ma non teocratico, democratico, progredito, aperto al mondo ma anche pronto ad accogliere tutti gli ebrei del mondo che vogliano farne parte come cittadini. Chiedo a Sylvia la cortesia di leggere anche gli altri articoli che ho scritto per IC per formarsi un'opinione più esatta delle mie opinioni, e di restare sempre così combattiva ed informata.
Federico Steinhaus

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