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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
15.03.2014 In fuga dalla Crimea prima del referendum
Cronaca di Francesco Battistini

Testata: Corriere della Sera
Data: 15 marzo 2014
Pagina: 13
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «La giornalista, il maestro, il rabbino. L'esodo degli antirussi 'Tutto finito'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/03/2014, a pag.13, con il titolo " La giornalista, il maestro, il rabbino. L'esodo degli antirussi 'Tutto finito' ", la cronaca di Francesco Battistini da Sinferopoli il giorno prima del referendum. Di nessun valore, in una regione sotto l'assedio militare delle truppe di Putin, dove la popolazione russa è del 58%, mentre quella ucraina è del 24%.

 

                                     Francesco Battistini

DAL NOSTRO INVIATO SINFEROPOLI — Se vedi un’anatra sul lago, dicono in Crimea, guardala come fosse un cigno: «Ero un’ucraina e una giornalista. Non mi sento più un’ucraina, né una giornalista...». L’anatra ha un cappottino nero che la strizza, due tacchi da altimetro, poco trucco. Con la tazza del caffè, si scalda le mani tormentate. Aveva un nome da cigno sulla porta del camerino, al primo piano di Krm Tv , ma ormai l’hanno tolto: al posto di «Viktoria Polishehuk, presentatrice», è attaccato con lo scotch un foglio a quadretti, «Referendum 2014 — Press Office». Nella televisione di Stato della Crimea, Viktoria non entrerà mai più: s’è licenziata. «Non vado a votare. Domenica mattina, ho già il biglietto del treno: Khmelnitski, Ucraina centrale. E’ il paese dove sono nata, c’è la mia famiglia. Ci sto una settimana. Poi andrò tre mesi a Istanbul col permesso turistico. Dopo, non lo so. Non torno. E’ finito tutto, anche a Kiev: dov’è la rivoluzione arancione del 2004? Se mi danno il visto, vado in Canada. Ci sono tanti ucraini, là...». Viktoria era il volto sorridente e conosciuto di Krm Tv : il suo salotto dalle sette alle nove, «Snidanok», mattina, per otto anni l’ha guardato la penisola. «Io conducevo la mia parte in ucraino, il mio collega in russo. Parlavamo di tutto. Con tutti: casalinghe, pensionati, ragazzini, militari. Della corruzione, degli oligarchi, dei russi. E’ una cosa che non si potrà più fare. Negli ultimi anni, le cose sono cambiate. Sotto Yanukovich, la censura era diventata insopportabile. M’ero già presa una pausa, ero andata in Bahrein, da un amico italiano, per girare un documentario sulla primavera araba. Ma adesso, come si può andare in onda coi soldati davanti agli studi?... Il 29 marzo compio trent’anni. Lontana da qui». Ride con le lacrime: «Il mio fidanzato ha scelto di rimanere. Dice che vivremo meglio. Io invece piango come un’orfana, ogni giorno. La Crimea che conoscevo, è morta».
E’ tempo di partire. A poco dal caffè, nel centro di Sinferopoli, un gazebo del partito turborusso di Zirinovsky offre uova sode e una solida certezza: domenica sera, tutto questo sarà russo. Dopo il referendum. E dopo che tanti se ne saranno andati: un pezzo di Crimea che tace e prepara silenzioso un piccolo esodo di musulmani, d’europeisti, d’ebrei... Profughi nascosti. Paura evidente. L., 34 anni, è un’insegnante d’italiano e ha sostenuto la rivolta di Maidan e ha già pronto un alloggio a Leopoli, in una chiesa protestante. Qualche suo amico antirusso è stato arrestato, lei striscia nervosa l’indice sull’iPad: come si scrive «Unhcr», la sigla Onu per i profughi?... «M’ha chiamato mio fratello da Kirovograd — si siede al tavolo Nara Q., 28 anni, blogger tatara —. Dice di prendere la mamma e partire. Mio papà no, lui resta, sono sei anni che sta costruendo la casa e vuole finirla...». Attenti al Putin: chi può e ha i fidi, non si fida. La PrivatBank crimea è sull’orlo del crac, tutti in fila a svuotare i conti. UniCredit vuole chiudere per prudenza gli sportelli. A Yalta, un bel terreno edificabile si compra a duemila euro. A Feodosia, si svendono le villette vacanze: Igor Shevchenko, 28 anni e una tessera del partito di Yulia Tymoshenko, coi soldi guadagnati dalla casa ha chiuso il suo import d’antenne paraboliche e s’è prenotato un aereo per la California. Nella Scuola internazionale di Sinferopoli finanziata dai turchi, ricche famiglie georgiane e lituane, i bambini raccontano alle loro maestre che il papà fa gli scatoloni. Cevil Kaneiev, dentista musulmano, ha spedito suoceri e bambini ad Ankara. E Mykhaylo Kapuzin, ultimo rabbino dei quindicimila ebrei di Crimea, una mattina s’è svegliato e con l’invasor ha trovato pure una svastica sulla sinagoga Ner Tamid: «La mia presenza è un problema, me ne vado a Kiev...». Artur, 33 anni, uzbeko che insegna arabo alla moschea Kebil Jamil, all’arrivo delle truppe ha mandato la moglie ad Amman, in Giordania: «Molti pensano ci sarà una guerra civile. Sono nato nell’Unione Sovietica, credevamo nell’Ucraina unita e siamo tornati qui. Allah ci aiuterà: questa non è la Cecenia, Putin non può schiacciare i musulmani. Però è già difficile parlare ucraino: insegnare l’arabo, sarà impossibile». Artur ha qualche soldo e un piano B: a Dubai. Invece il tataro Selim, suo vicino, ha solo un pianoforte: fa il jazz col gruppo Tavrija. «Adesso non si guadagna nulla, neanche coi matrimoni». Volare via, un lusso. Del cigno, resta il canto: «In fondo, ai russi piace la buona musica».

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