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La Repubblica Rassegna Stampa
14.03.2014 Giappone: Anna Frank e la Shoah in un manga
per dare un giudizio aspettiamo di vederlo

Testata: La Repubblica
Data: 14 marzo 2014
Pagina: 43
Autore: Norihiro Kato
Titolo: «Anna Frank come Hello Kitty. In Giappone la Shoah è un manga»

Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 14/03/2014, a pag. 42, l'articolo di Norihiro Kato dal titolo " Anna Frank come Hello Kitty. In Giappone la Shoah è un manga".

L' articolo è informativo e corretto. Giustamente richiama le responsabilità del nazismo e del Giappone durante la seconda guerra mondiale.
 Per dare un giudizio bisognerà poi vedere il manga.
Ecco il pezzo:

Deciso a non fare i conti con il proprio passato, il Giappone ha fatto proprio il personaggio di Anna Frank, trasformandolo in un simbolo "carino". A fine febbraio a Tokyo sono state danneggiate centinaia di copie del Diario di Anna Frank. L'esaltazione di simboli nazisti da parte dei giapponesi di estrema destra rappresenta un fenomeno nuovo. L'esibizione della bandiera dell'ex alleato di guerra rappresenta un modo indiretto per inneggiare al passato imperialista del Giappone. Dal mio punto di vista, è anche il sintomo di un fenomeno più ampio. Negli ultimi decenni il Giappone ha messo in atto un meccanismo mirato ad evitare di dover fare i conti con il proprio coinvolgimento nella Seconda E il momento di fare i conti con la Storia: Tokyo fu vittima, ma anche carnefice guerra mondiale: ha neutralizzato i punti troppo dolorosi attribuendo loro una valenza puramente estetica e innocua - rendendoli "carini". Tale strategia sembra non funzionare più. Il termine kawaii, che significa "carino" o "adorabile", si è affermato come centrale per una certa corrente della cultura giapponese negli anni Ottanta - quando i mutamenti del clima sociale e politico stavano spogliando le figure paterne tradizionali dell'autorità di cui avevano goduto sino agli anni Sessanta. "Carinizzare" qualcosa era un modo per renderla innocuasenzaricorrereamezzi antagonistici. Un famoso esempio di questo fenomeno si verificò nel 1988, quando emerse che Hirohito era considerato dalle studentesse "kawaii", un giudizio che annullava automaticamente il molo ricoperto dall'imperatore durante la guerra. "Hello Kitty", la gattina bianca che indossa un fiocco rosa sull'orecchio, è lamassima personificazione della cultura giapponese del"carino": non ha un passato ed è priva di bocca. Rappresenta l'impulso a fu re dalla storia e la volontà di smettere di parlarne. Qualche anno fa, in un saggio dal titolo "GoodbyeGodzilla, Hello Kitty", ho affermato che Godzilla simboleggia i caduti di guerra giapponesi, tomatitranoipersfogare la rabbia di essere stati dimenticati. Nel 1954, quando fu creato, Godzilla era una creatura spaventosa. In cinquant'anni e dopoventotto film, Godzilla è stato prima trasformato in un mostro qualunque, poi addomesticato e presentato nei panni di padre comico e affettuoso. In breve, èstato "carinizzato". ll Giappone ha "carinizzato" anche Anna Frank. A gennaio il quotidiano israeliano Haaretz ha pubblicato un articolo sulla imopolarità di Anna Frank in Giappone. L'articolo prendeva spunto da un'intervista ad Alain Lewkowicz, il giornalista francese creatore di un'app interattiva per iPad chiamata "Anna Frank nella terra dei Manga". In Giappone la storia di Anna Frank è sorprendentemente popolare. Tuttavia, stando a Lewkowicz, anziché essere nota per la sua denuncia dell'Olocausto,Anna Frank da noi « simbolizza la massima vittima della Seconda guerra mondiale». Lo stesso ruolo che la maggior parte dei giapponesi si attribm lisce, a causa dellebombeatomiche.IlGiappone, afferma Lewkowicz, è una vittima ma «mai un carnefice» e ciò che consente ai giapponesi di sentirsi accomunati agli ebrei europei dal ruolo di vittima è la loro strabiliante ediffusissima (in particolare trai giovani) ignoranza ri-guardoagliatticompiutidalGiap-pone durante la Seconda guerra mondiale. «Non pensano alle innumerevoli Anna Frank che il loro esercito ha creato in quegli stessi anni in Corea e in Cina», afferma Lewkowicz. È un ragionamento convincente. Ma c'è dell'altro. L'accoglienza riservata dal Giappone ad Anna Frank rappresenta l'ennesimo esempio della "carinizzazione" delle problematiche irrisolte legate alla guerra. II Diario di Anna Frank ha conosciuto da noi una fama atipica, anche tramite almeno quattro versioni manga e tre cartoni animati che propongono la storia di una ragazza "carina" quanto Hello Kitty. La recente deturpazione di tutte quelle copie del Diario di Anna Frank potrebbe forse indicare che La s la "cultura del carino" ha ormai esaurito la propria efficacia. Le contraddizioni che si annidano nella società giapponese dalla sua sconfitta nella Seconda guerra mondiale sono ormai troppo profonde per poter essere ignorate. E mentre i giapponesi si accorgono finalmente chela loro dip en -denza dagli Stati Uniti potrebbe non finire mai, e che non si intravedono soluzioni politiche imminenti ai problemi del Paese, tra di loro si diffonde un senso di nichilismo. La politica reazionaria dell'amministrazione di Shinzo Abe ha esacerbato la sensazione che la democraziagiapponeseèinefficace. Se c'è qualcosa di positivo che può essere detto riguardo all'episodio di vandalismo del Diario di AnnaFrank, èchepotrebbeindurre la società giapponese a mettere definitivamente da parte tutta quella "carineria", e a fare i conti con la vera storia di Anna Frank e delle sue innumerevoli sorelle

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