Hamas scatenata contro Israele commento di Carlo Panella
Testata: Libero Data: 14 marzo 2014 Pagina: 15 Autore: Carlo Panella Titolo: «Venti di guerra a Gaza. Ma Israele non è più solo»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 14/03/2014, a pag. 15, l'articolo di Carlo Panella dal titolo " Venti di guerra a Gaza. Ma Israele non è più solo ".
Carlo Panella Hamas
Un lancio di 70 razzi in 24 ore dal territorio di Gaza su Israele, diretti verso le città di Ashdod e Ashqelon infiamma la situazione israelo-palestinese. Escalation, questa volta, non collegata solo alle tensioni pluridecennali tra israeliani e palestinesi ma prodotta anche - ed è la prima volta da decenni - da una clamorosa spaccatura nel campo arabo. Arabia Saudita ed Egitto, assieme agli Emirati Arabi e al Bahrein capeggiano infatti una offensiva politico militare nei confronti dei Fratelli Musulmani (e quindi di Hamas a Gaza), mentre il Qatar e la Turchia continuano a spalleggiare i Fratelli Musulmani, innanzitutto in Egitto, ma anche in tutte le aree di crisi. A questa crisi hamas risponde a modo suo: sparando razzi. Nella notte di giovedì, è stata immediata la risposta israeliana al lancio dei primi razzi caduti sul suo territorio, con raid aerei sulle postazioni di lancio palestinesi di Gaza. Unanime - una volta tanto - la condanna dell'iniziativa palestinese da parte dell'Onu e dell'Ue, per bocca del Segretario Ban Ki Moon e di Katherine Ashton. Sfumata e opportunistica la posizione del palestinese Abu Mazen, fermamente invitato dal premier israeliano Bibi Natanyhau a condannare il lancio di razzi palestinesi, che si è limitato a «condannare ogni escalation militare», evitando di inchiodare i palestinesi di Gaza alle loro responsabilità. Nel pomeri o di ieri pareva che fosse stata siglata una tregua, mediata dal governo egiziano, tra il governo di Gerusalemme e il gruppo Jihad Islamica (legato all'Iran e a po-tend clan di Gaza), ma il successivo lancio di altri 4 razzi pare avere vanificato il cessate il fuoco. Non ci sono state vittime da parte israeliana ed è fuori di dubbio che questa volta la provocazione palestinese non ha solo motivazioni locali, ma risponde a un tentativo dei palestinesi di Hamas, che governano Gaza e che permettono a Jihad Islamica di effettuare liberamente i suoi lanci di razzi, di portare al calor bianco la situazione con Israele per uscire dall'assedio - questa volte di parte araba - a cui è sottoposta. Poche ore prima del lancio di razzi, l'esercito egiziano aveva infatti annunciato di avere distrutto 1.370 tunnel illegali che collegano Gaza all'Egitto a Rafah, attraverso cui passava un traffico di armi e contrabbando su cui si sosteneva l'economia della Striscia. Pochi giorni fa il Cairo ha addirittura dichiarato la messa fuori le: e di Hamas in Egitto, con gravissime conseguenze non solo per i miliziani, ma anche per i dirigenti di Ha-mas che penetrassero oltre confine. Due mosse di durezza inusitata che corrispondono a una logica politica ma anche militare. Hamas è infatti la sezione palestinese dei Fratelli Musulmani e quindi allargare ai palestinesi la messa fuori legge dell'organizzazione egiziana significa considerarla, come organizzazione terroristica, come è considerata dal Cairo la "casa madre". Dal punto di vista militare, l'Egitto - grazie all'intensa collaborazione con l'apparato di sicurezza di Israele - è in possesso di schiaccianti prove sulla collaborazione di Hamas con i gruppi terroristi che operano nel Sinai, che seminano morte da mesi. Ovviamente, il fatto che il più grande paese arabo, l'Egitto, consideri Ha-mas una organizzazione fuori legge e terroristica, ha un enorme valenza politica. Tra l'altro, la novità, dà pienamente ragione alla posizione di Israele che ha sempre considerato - a piena ragione- Hamas organizzazione terroristica. Le anime belle dei pacifisti europei che protestano contro il blocco israeliano di Gaza, col consenso esplicito di non pochi governi del nord Europa (e della Turchia di Tayyp Erdogan), devono dunque farsi una ragione di questa svolta clamorosa. In realtà, l'escalation militare dei palestinesi di Gaza, così come la stretta ferrea nei loro confronti da parte del governo egiziano - come si è detto - è parte del duro e inusitato confronto che sta spaccando in due i Paesi arabi, a iniziare da quelli cruciali - per il loro immenso potenziale petrolifero e economico - del Golfo, Arabia Saudita in testa. Pochi giorni fa, dopo una tempestosa riunione del Consiglio dei Paesi del Golfo, l'Arabia Saudita, il Bahrein e gli Emirati Arabi Uniti hanno annunciato la rottura diplomatica col Qatar e il ritiro degli ambasciatori. Oggetto del contendere è stato, appunto, il sostegno che il Qatar continua a sviluppare nei confronti dei Fratelli Musulmani in Egitto (e di Hamas), considerati ormai dall'Arabia Saudita, dall'Egitto e dai loro alleati nulla più che una organizzazione eversiva di tenori-sti. Mai nella storia si era verificata una frattura così grave e su un punto così sensibile nella "Nazione Araba" con consegueuze future gravissime. Come già si vede a Gaza.
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