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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
13.03.2014 Razzi da Gaza, Israele pronto a difendersi
cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 13 marzo 2014
Pagina: 15
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Pioggia di razzi da Gaza Israele: 'Faremo rumore'»

Hamas continua con il suo lancio di razzi contro Israele, che, finalmente, risponde. La notizia è su tutti i quotidiani italiani di questa mattina, 13/03/2014. Riportiamo dal CORRIERE della SERA, a pag. 15, l'articolo di Davide Frattini dal titolo "Pioggia di razzi da Gaza Israele: Faremo rumore".

Constatiamo con soddisfazione, dopo aver segnalato per molti anni come la risposta al terrorismo venisse citata nelle titolazioni prima degli attacchi che l'avevavno provocata, che oggi la maggior parte dei quotidiani ha titolato correttamente su quanto è avvenuto tra la difesa israeliana e l'attacco di Hamas.


Davide Frattini              Bibi Netanyahu
sotto, la  minaccia dei razzi di Hamas


GERUSALEMME — Almeno una cinquantina tra razzi e colpi di mortaio sparati dalla Striscia di Gaza verso il sud Israele. Il suono delle sirene e il rimbombo dei botti. La risposta — promette da Gerusalemme il premier Benjamin Netanyahu — sarà «assordante»: «Se non verrà garantita la calma per noi, ci sarà rumore dall’altra parte». E in serata, ieri, aerei israeliani hanno iniziato a colpire obiettivi nella Striscia: un campo d’addestramento delle Brigate al Qods, braccio militare della Jihad, e due altri basi dell’organizzazione terroristica.
L’avvertimento è per gli estremisti della Jihad Islamica — che hanno rivendicato la maggior parte dei lanci — e soprattutto per Hamas che controlla la Striscia e preferirebbe mantenere la tregua: è stata fissata un anno e mezzo fa dopo otto giorni di combattimenti, adesso il ping pong dei bombardamenti la rimette in discussione.
Il movimento fondamentalista che dal giugno del 2007 domina il corridoio di sabbia tra Israele il mare è in difficoltà. L’Egitto dei generali ha svuotato il sostegno garantito dai Fratelli musulmani e tappato i tunnel che passano sotto la frontiera per alimentare l’approvvigionamento di prodotti (cemento, gasolio, cibo, medicine) e armi. La Jihad vuole dimostrare di essere il vero capo nella «lotta contro l’occupante». È quello che ha proclamato nel documento di rivendicazione e le motivazioni del gruppo sono sostenute anche da Hamas: sarebbe stato l’esercito israeliano a infrangere l’intesa per il cessate il fuoco quando l’altro ieri ha eliminato tre uomini della Jihad.
È alla fazione più legata all’Iran che erano destinati gli armamenti trasportati dal cargo Klos C intercettato dalla Marina israeliana e scortato nel porto di Eilat. Dove Netanyahu è volato per esibire al mondo i missili che avrebbero dovuto essere recapitati per bersagliare Israele. Uno show (le immagini dei razzi sequestrati sullo sfondo) destinato a smascherare i mandanti più che gli esecutori. Netanyahu — commentano i giornali locali — resta impegnato nella battaglia che considera esistenziale: dimostrare che il regime di Teheran non è cambiato, che l’elezione di Hassan Rouhani a presidente non è la prova di uno slittamento verso la moderazione. «La verità che si cela dietro ai sorrisi», ha dichiarato il primo ministro indicando i quaranta M-302 dalla punta rossa.
«L’obiettivo dello spettacolo sul Mar Rosso — scrive il quotidiano liberal Haaretz — era anche smascherare il presidente americano Barack Obama e quello che Netanyahu considera la sua relazione amorosa con il nuovo Iran». Il governo e gli strateghi israeliani — pure intellettuali della sinistra come Ari Shavit — continuano a considerare il regime degli ayatollah la minaccia maggiore.

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