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La Stampa Rassegna Stampa
10.03.2014 Iran: ayatollah specializzati nella pena di morte
cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 10 marzo 2014
Pagina: 13
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Iran, sui social network le collette per salvare i condannati a morte»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 10/03/2014, a pag. 13, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Iran, sui social network le collette per salvare i condannati a morte".


Maurizio Molinari      impiccagioni in Iran

Come scrive Maurizio Molinari nell'articolo, nonostante il cambio di presidente, il numero delle condanne a morte in Iran continua ad essere enorme (fra 500 e 625 nel 2013, il secondo dato più alto in assoluto dopo la Cina).
Ecco il pezzo:

Nell’Iran di Hassan Rohani raccogliere denaro sul Web può servire a salvare la vita ad un condannato a morte.
Nella nazione che ha eletto Rohani presidente le esecuzioni continuano ad essere numerose - fra 500 e 625 nel 2013, il secondo dato più alto in assoluto dopo la Cina - ma gli oppositori per la prima volta si organizzano, sfruttando la legge islamica che prevede la scarcerazione del condannato se la famiglia della vittima riceve un adeguato risarcimento per la perdita subita.
Questo hanno fatto un gruppo di studenti riuniti nella «Società popolare» intitolata all’«Imam Alì», debuttando con una raccolta che ha fruttato quasi 50mila dollari per ottenere la liberazione di Safar Anghouti, 24 anni, responsabile di omicidio. La sovrapposizione fra la mobilitazione via Internet e le donazioni dei singoli cittadini ha dato vita ad una tipologia nuova di «crowdfinding», il cui successo lascia ora intendere che qualcosa si sta muovendo nella società iraniana contro l’applicazione massiccia della pena di morte.
Un ulteriore elemento di novità da Teheran arriva con il pronunciamento proprio di Rohani contro la recente chiusura di due giornali riformatori: «Aseman» e «Bahar». Le autorità giudiziarie della Repubblica Islamica avevano disposto la fine della pubblicazione a causa di alcuni articoli giudicati «in contrasto con i principi islamici» ma Rohani, con un discorso trasmesso in diretta da radio e tv, ha parlato di «decisioni errate». «Chiudere un giornale deve essere l’ultima decisione possibile, non la prima» ha detto Rohani, chiedendosi «perché alcuni mezzi di informazione sono del tutto liberi mentre altri non possono esserlo».
E in particolare Rohani ha lamentato il fatto che «ad essere del tutto liberi sono coloro che mi criticano mentre a trovare ostacoli è chi mi sostiene». Ovvero, i giornali riformatori sono stati puniti da chi si oppone al presidente.

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