Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/03/2014, a pag. 58, con il titolo " I Fratelli musulmani dividono il Qatar da Emirati e Sauditi ", il commento di Viviana Mazza.
Viviana Mazza
Il «club» del Golfo si è spaccato, dopo tensioni che ribollivano da tempo. La crisi diplomatica è scoppiata, mercoledì scorso, quando tre membri del Consiglio di cooperazione del Golfo — Arabia Saudita, Emirati e Bahrein — hanno richiamato gli ambasciatori dal Qatar, accusandolo di ingerenza nei Paesi vicini ai danni della sicurezza regionale. Il giorno dopo l'Egitto ha seguito l'esempio. Lo scontro è legato all'appoggio del Qatar alla Fratellanza musulmana, considerata una forza destabilizzante da Emirati e sauditi (tanto che a Riad ieri è stata formalmente dichiarata «terrorista»). II Qatar invece ha sostenuto gli islamisti a tappeto nei Paesi delle Primavere arabe, usandoli per proiettare influenza in tutta la regione. Quando a luglio in Egitto i militari hanno rovesciato il rais Mohammed Morsi e i suoi Fratelli musulmani (più tardi dichiarati «organizzazione terroristica»), Abu Dhabi e Riad lo hanno finanziato lautamente. Doha invece è accusata di aver continuato ad appoggiarli, anche attraverso la tv M Jazeera (nove giornalisti si trovano sotto processo al Cairo). Visioni inconciliabili, che lo scorso giugno il nuovo emiro trentenne Tamim Al Thani sembrava poter risolvere: aveva promesso una politica estera più allineata a quella dei suoi vicini. Ma se Doha ha allentato l'intervento su alcuni fronti, come la Siria, non ha però abbandonato la Fratellanza. A gennaio, gli Emirati si sono infuriati perché il predicatore Qaradawi (che vive in Qatar) ha attaccato in un sermone i Paesi che «violano l'Islam» appoggiando i militari in Egitto. Pochi giorni fa un medico qatariota è stato condannato a 7 anni negli Emirati con l'accusa di legami con un'organizzazione vicina alla Fratellanza. In due summit nel Golfo, nei mesi scorsi, i sauditi hanno minacciato di denunciare pubblicamente Doha, ma lo sceicco del Kuwait aveva mediato. Ora si apre per il piccolo Qatar una scelta: seguire i sauditi e ridimensionare la propria influenza regionale, oppure scegliere l'isolamento (e magari avvicinarsi all'Iran). Il fatto che Doha non abbia ritirato gli ambasciatori dai Paesi vicini e che Qaradawi abbia saltato l'ultimo sermone, fa pensare che propenda per la prima scelta, cioè tornare nel «club».
Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, cliccare sulla e-mail sottostante