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La Stampa Rassegna Stampa
05.03.2014 Arabi, Cina, Iran: tutti alleati di Putin
cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 05 marzo 2014
Pagina: 13
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Arabi, Cina, Iran: la rete di alleati che lo protegge»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 05/03/2014, a pag. 13, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Arabi, Cina, Iran: la rete di alleati che lo protegge".


Maurizio Molinari

L’entusiasmo di Hezbollah e di Assad, l’avallo di Teheran e le ambiguità di Pechino sono i tasselli di una coalizione che il Cremlino sta tentando di rafforzare, incontrando più attenzione in Medio Oriente che nelle ex repubbliche dell’Urss. La prima e più netta presa di posizione a favore dell’intervento in Crimea arriva da al Manar, la tv di Hezbollah in Libano, che parla di «difesa della popolazione etnica russa» facendo propria in maniera netta la posizione di Mosca. Dietro il linguaggio di Hezbollah, alleato militare di Damasco nella guerra civile in Siria, c’è la convinzione di Bashar Assad che adesso il sostegno russo è destinato a rafforzarsi, in ragione dei forti disaccordi di Putin con Usa e Ue. Hezbollah rappresenta gli interessi di Teheran e le ripetute dichiarazioni da parte dei portavoce non sarebbero potute avvenire senza il consenso iraniano. A tal riguardo è diffusa fra gli analisi politici arabi la convinzione che possa essere proprio Teheran il vincitore della crisi ucraina perché il corto circuito fra Putin e Obama può spingere il Cremlino ad accelerare la normalizzazione con l’Iran, a prescindere dalle trattative di Ginevra sul nucleare. Per Putin tuttavia ciò che più conta in queste ore è il consenso di Pechino in ragione del timore che la crisi possa arrivare sul tavolo del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, dove Mosca non vuole trovarsi isolata nell’esercitare un eventuale veto a propria difesa. Da qui il pressing di Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo, sul collega cinese fino al punto da attribuirgli una «coincidenza di opinioni» al termine di una lunga telefonata. In realtà il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Qin Gang, mostra ambiguità perché afferma di «mantenere il rispetto» per il principio del non intervento negli affari interni degli Stati mentre assicura di voler considerare gli «aspetti storici in Ucraina» ovvero la presenza di russi. Più in generale l’impatto del blitz fa guadagnare credibilità a Putin in Medio Oriente come riassume il «Jerusalem Post» contrapponendo l’«audacia di Putin» alle «esitazioni di Obama». Diverso invece il clima nelle repubbliche ex Urss dove anche la Bielorussia, alleata del Cremlino, mantiene un profilo basso tradendo il timore di doversi confrontare con l’aggressività militare del potente vicino.

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