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Ugo Volli
Cartoline
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Perché ancora l'antisemitismo ? 03/03/2014

" Perché ancora l'antisemitismo? "
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Anti-sionismo E' anti-semitismo

Cari amici,

mi capita abbastanza spesso di parlare con persone di buona volontà affrante e imbarazzate di fronte al risorgere dell'antisemitismo, che si interrogano sulla causa di questa malattia sociale apparentemente incurabile. Succede di solito in occasione della giornata della memoria, o di fronte a qualche bravata antisemita: le teste di maiale spedite in sinagoga, la difficile situazione in Ucraina, scritte e messaggi minacciosi nei luoghi ebraici. O magari durante una discussione, quando il tema emerge dal silenzio in cui è normalmente relegato. Per la verità capita anche che qualcuno di fronte a situazioni del genere e alle nostre denunce ci dia dei paranoici: di solito sono gli stessi che protestano per i controlli di sicurezza che proteggono Israele, che magari sostengono che Obama è il miglior amico di Israele (guardate qui come: http://www.timesofisrael.com/for-netanyahu-a-bombshell-battering-by-obama/ )  che le Fratellanza musulmana è una specie di democrazia cristiana araba o che in Venezuela c'è una vera democrazia insidiata dal colonialismo (http://ilmanifesto.it/in-venezuela-ci-risiamo-e-un-golpe-mediatico/ ). Ma non è di questo che voglio parlare oggi, ma proprio di antisemitismo.

A chi  si domanda il perché della violenza simbolica contro Israele e gli ebrei (che poi è un serbatoio pronto per la violenza pratica, concreta e non più puramente verbale), ci sono due risposte oneste, entrambe piuttosto sgradevoli, e me ne scuso fin d'ora. La prima si rifà alla tradizione profonda sia della cultura cristiana che di quella musulmana, che fin dall'inizio hanno fatto entrambe della denigrazione per l'ebraismo una ragione di autodefinizione. Non è certamente possibile qui ripercorrere queste vicende che sono lunghe e complesse, ma è chiaro che islam e cristianità, dalla loro fondazione, rimproverano agli ebrei di non aver aderito alla loro innovazione religiosa, considerando la loro stessa sopravvivenza in quanto ebrei che si rifiutavano di diventare cristiani o musulmani un insulto, un peccato mortale, segno di depravazione e di perfidia e trattando di conseguenza l'ebraismo come una sorta di morto che cammina, un mostruoso fantasma o vampiro, di cui sperare l'eliminazione per ritornare alla normalità o alla palingenesi. Questo punto di vista si espanse poi alla cultura laica e illuminata dei Voltaire, dei Kant, degli Hegel e dei Marx.


Allegoria della Chiesa e della Sinagoga sulla cattedrale di Strasburgo (XV secolo). A sinistra, la Chiesa trionfante con lo stendardo del Vangelo e il calice dei Sacramenti del Nuovo Testamento. A destra, la Sinagoga con lo stendardo spezzato dell’Antico Testamento e una benda sugli occhi, simbolo della cecità dovuta al rifiuto di Gesù Cristo.
 
La riproduzione delle due statue si trova nel Museo della Diaspora di Tel Aviv

Ci si potrebbe chiedere perché la mancata adesione venga rinfacciata agli ebrei e non ad altri gruppi esterni (induisti, confuciani, politeisti ecc.) La risposta è che naturalmente lo stesso problema venga posto anche a costoro, anzi che cristianesimo e islam hanno fatto il possibile per eliminarne l'autonomia culturale e religiosa e ci sono riusciti dove hanno avuto il potere abbastanza a lungo; ma soprattutto che l'ebraismo era già là dove e quando queste nuove religioni sono sorte, che molte delle loro credenze e dei loro riferimenti sono in origine ebraiche, che in un certo senso esse erano riformulazioni o riforme o adattamenti dell'ebraismo. Vi è stato dunque una sorta di complesso di Edipo culturale: che il padre non abbia ceduto al figlio il suo rapporto col divino; che il precedente non abbia aderito alla novità, non sia stata abolito da essa, che anzi continui a sopravvivere accanto a essa, ne minaccia il senso e ne mette in dubbio la validità. Di qui un odio e una violenza che non hanno mai cessato di rinnovarsi, nonostante la buona volontà di alcuni (per il Cristianesimo soprattutto nell'ultimo mezzo secolo o poco più). E' la teoria di una punizione infinita simboleggiata dal mito cristiano dell'Ebreo errante, o dalla versione di Sant'Agostino per cui gli ebrei non si possono eliminare per via della loro "testimonianza" ma vanno puniti ogni dioro e ogni generazione, tenendoli in condizioni degradanti - come puntualmente è accaduto. Dunque ci sono cicatrici profonde nella psiche collettiva europea (e per altro verso anche islamica): irritabilità per la semplice presenza ebraica, sospetti, fastidi e odi antichi così radicati che neppure il ricordo della Shoah basta a eliminarli del tutto: un'ostilità che resta oscuramente annidata nell'anima dell'Europa e che invece in questo momento è del tutto scoperta oggi in quella islamica che non ha avuto il trauma della Shoah e ha dovuto assistere al progresso politico e civile degli ebrei. La questione della guerra ormai quasi secolare degli arabi per eliminare la presenza ebraica in Medio Oriente è la cartina di tornasole per questa ostilità.

C'è però una seconda risposta a questa domanda, più immediata e più semplice, anche se naturalmente non esclude la prima: l'antisemitismo si impara. E si impara perché qualcuno lo insegna, lo propaganda, investe mezzi e energie per farlo. Chi rischia di farsi scoprire (e in effetti poi viene scoperto) per mandare teste di maiale a una sinagoga, non lo fa per concedersi un piacere o togliersi lo sfizio. Calcola di ottenere risonanza, di propagandare le proprie posizioni, e come si è visto in questo caso era un personaggio legato da tempo a movimenti antisemiti e in procinto di fondarne uno suo. Insomma un anello consapevole nella catena di trasmissione del virus antisemita, quel che si potrebbe chiamare, con linguaggio antiquato ma efficace, un untore dell'antisemitismo. Lo stesso per coloro che strappano le "pietre di inciampo" destinate a ricordare i luoghi della deportazione, che imbrattano i muri con scritte, che fanno minacce pubbliche ai dirigenti della comunità ebraica, perfino per quelli che progettano attentati (se ne sono scoperti diversi negli ultimi anni in Italia e molti attentati, come sapete, sono stati fatti altrove, per esempio in Francia). Nessuno di costoro si limita a concedersi un gusto, a dare sfogo a una nevrosi. E neppure naturalmente si illude col suo gesto di eliminare subito il nemico, cioè il popolo ebraico.

Sono tutti atti di comunicazione, di propaganda, di trasmissione del virus antisemita. Tutti piccoli Dieudonné, un altro personaggio che subisce pesanti conseguenze per la sua propaganda antisemita ma non smette di farla, probabilmente compensato in altri modi da qualcuno. Il senso è quello di formare altri antisemiti, di produrre una mobilitazione permanente e crescente contro gli ebrei, in attesa che si ripresenti un momento buono. Per questa ragione, fra l'altro, è sbagliato non prenderli sul serio, sono pericolosi anche quando sono ridicoli, proprio in quanto portatori del virus. Ed è discutere del negazionismo della Shoah come se fosse semplicemente una posizione storica (peraltro irrealistica e stupida, come se qualcuno volesse negare che ci sia stata la guerra del Vietnam, perché non l'ha vista di persona). Anche queste posizioni vanno viste come propaganda antisemita. Perché gli antisemiti hanno questa peculiarità: si propongono un obiettivo che evidentemente comporta e ha sempre comportato stragi orrende sofferenze inaudite e pianificate per milioni di uomini; ma non vogliono essere giudicati per questo. Vogliono che si sappia, per l'effetto propagandistico di imitazione, ma insieme non vogliono che si sappia, perché l'informazione produce simpatia per gli ebrei e condanna la loro concezione mettendone in evidenza la sostanza antisemita. Sono nazisti, magari direttamente complici di stragi come lo fu Priebke, non lo rinnegano, ma insieme voglio essere innocenti dalle morte che hanno provocato, come se non fossero avvenute o la colpa fosse sempre di altri. Genocidi sì, ma che nessuno si permetta di ricordarglielo. Per questo antisemitismo e negazionismo vanno a braccetto.

Naturalmente nell'epoca del web e dei social media non basta trafficare in teste di maiale, bisogna anche essere presenti sulla rete. E in effetti l'insegnamento dell'antisemitismo è oggi massicciamente condotto qui. Vi sono numerosissime pagine facebook dedicate a questa propaganda: alcune vengono segnalate e con qualche sforzo si ottiene che il gestore le chiuda; altre restano aperte, nonostante siano piene di oscenità e odio come questa (https://www.facebook.com/olodogma). Poi vi sono i siti, come quello di "stormfront" che è stato chiuso e i cui autori condannati (http://roma.repubblica.it/cronaca/2014/02/13/news/storm_front_4_condannati_in_appello_ridotte_le_pene-78489060/?ref=HREC1-15), ma le cui liste di ebrei, belle pronte per la violenza, ancora girano per la rete. Volendo attribuire un premio per la più grande massa di antisemitismo sulla rete, oggi si dovrebbe darla a un sito che si chiama significativamente radio Islam. Per citare un ariticolo che gli è dedicato (http://mazzetta.wordpress.com/2013/05/27/radio-islam-la-voce-dellantisemitismo/):

"GLI ESORDI - Radio Islam nasce nel 1987 come programma radio per opera di  Ahmed Rami, un ex militare marocchino che aveva ottenuto asilo politico in Svezia sostenendo di aver preso parte a un tentativo di golpe contro il re del Marocco Hassan II. Programma era in teoria dedicato alla buone relazioni con i musulmani, ma presto rivelatosi veicolo del più brutale antisemitismo e dedicato principalmente a parlare degli ebrei riciclando paccottiglia notissima in Europa, quanto squalificata. Nel 90 Rami è condannato a 6 mesi per “istigazione contro un gruppo di persone e a Radio Islam è revocato per un anno il permesso di trasmettere. Nel 1991 la radio riprende a trasmettere sotto la direzione del nazista svedese Davida Janzon, che nel 1993 è condannato per lo stesso crimine. Nel 1996 il programma riprende e nasce il sito RadioIslam.org e nel 2000 rami è di nuovo condannato. In seguito è stato indagato in Francia e Svezia per “hate crime”, propaganda d’odio, proprio per il sito, l’ultima indagine nel 2004 si è conclusa nel nulla per l’impossibilità di ricondurre il sito alla sua responsabilità.
"TRADOTTO IN MOLTE LINGUE - Il sito nella sua parte italiana sembra fermo dal 2009, mentre nella home page in inglese c’è un link che punta al profilo Facebook di Rami, che è aggiornato con frequenza, e un altro che rinvia al canale Youtube di Radio Islam, anche quello aggiornato con una discreta periodicità. Il sito è decorato di scritte come “Razza? Esiste solo una razza umana” o “No odio, no violenza”, ma anche “Conosci il tuo nemico” e “Domani potrebbe essere troppo tardi”.
"LA ROBACCIA IN ITALIANO - Le sezioni del sito italiano tradiscono subito l’impostazione: Potere Ebraico, Razzismo Ebraico, Sionismo, Terrorismo, Revisionismo, Protocolli di Sion, Islam, sezione che raccoglie una manciata di materiali che indicano chiaramente una vicinanza ideale ad Hezbollah e al Khomeinismo, anche se è del tutto strumentale e rappresenta semplicemente la citazione delle occasioni nelle quali in Iran alcuni politici hanno sposato i cavalli di battaglia del sito. Una delle sezioni più ricche è infatti quella dedicata al revisionismo, termine con il quale s’intende il tentativo da parte di noti estremisti di destra e strani personaggi di negare l’Olocausto o almeno di ridurlo a numeri tali da permettere loro di gridare al complotto, va da sé, ebraico. Nella sezione c’è anche un link che manda a quello che definisce l’archivio del revisionismo olocaustico italiano, dove in un sol colpo si può ritrovare buona parte degli esercizi di questo tipo da parte dei nostri connazionali, una bella carrellata di volenterosi e di schifezze. Discretamente nutrita anche “potere ebraico“, ricca di tragiche liste che mettono all’indice gli ebrei di successo, alcune riferite al nostro paese e accompagnate da articoli deliranti sul big complotto, gli ebrei con i massoni
".

Fin qui il testo dell'articolo che riproduco, risalente a un anno fa circa. Negli ultimi giorni è accaduto che le liste di Radio Islam, in buona parte risalenti a quelle di Stormfront, siano tornate in circolazione sul web e che qualche ebreo si sia addirittura ironicamente "autodenunciato" non comparendovi: un atteggiamento di nobile ironia che però sottovaluta il pericolo. Perché l'antisemitismo si trasmette anche così, con liste magari sbagliate, con la riproduzione online di disegni disgustosi, di vecchie menzogne antisemite come i Protocolli dei Savi di Sion e di sciagurati prodotti dell'odio di sé di autori ebrei, che alimentano le calunnie del sangue. Tutto alimenta e mantiene il virus e per quanto possa sembrarci ridicolo, va denunciato e combattuto senza debolezze e senza snobismi.

Devo chiudere questa piccola analisi rispondendo, com'è tradizione ebraica, alla domanda iniziale con un'altra domanda: finché pagine del genere saranno tollerate (e naturalmente finanziate da qualcuno, pensate che ha sezioni in 23 lingue diverse, immaginatevi il costo solo di queste traduzioni)  come si fa a chiedersi da dove venga l'antisemitismo?


Ugo Volli


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