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La lenta nevicata dei giorni Elena Loewenthal «Che razza di esistenza si può mai condurre, senza ricordi, senza neanche un'ombra da provare a inseguire?». C'è la casa, la casa del sogno, la casa del Buon Ritorno, bianca e nitida, ravvivata dal sole del Sud, intravista dal mare durante la fuga. Una villa a picco sul mare della Francia, sotto un enorme faro bianco. Intorno a essa Elena Loewenthal costruisce la sua storia. Durante, dopo, ma soprattutto "dentro" la Shoah. Fernande e André sono due giovani in fuga dalle persecuzioni naziste. «Siamo sopravvissuti. Non ti basta?». No, non basta. Fra Parigi, la Costa Azzurra e l'Italia la loro sarà una vita brillante e agiata. Fernande intreccia un legame intenso e ambiguo con il Poeta, un artista eclettico ispirato alla figura di Jean Cocteau. André ama un'attrice, incatenata anche lei a un passato di persecuzioni. I protagonisti del romanzo, che si dirama in tutta Europa come la rete di ferrovia che trasportava i vagoni piombati diretti ai campi di sterminio, sono condannati a fare i conti con quella storia:«Quello che abbiamo vissuto non passa affatto. Non passa non passa non passa per nessuno di noi».Perché da allora, da Auschwitz, cade la "lenta nevicata dei giorni" che dà il titolo al libro e spunta da una poesia di Primo Levi dedicata a «Mario e Nuto». Quel Mario è Rigoni Stern. Francesca Bolino |
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