Riflessioni sull'Ucraina
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici,
come probabilmente sapete, dopo la fine degli scontri fra “filoeuropei” e “filorussi” in Ucraina, vi sono stati una serie di episodi che hanno messo in grave allarme la comunità ebraica del paese, che è numerosa (fra le 70 mila e le 200 mila persone, a seconda delle valutazioni): due ebrei osservanti sono stati aggrediti, una sinagoga a Zaporozhie, località a sud est della capitale, è stata assalita a colpi di molotov, minacce gravi sono state pronunciate. La comunità locale è seriamente impaurita, i leader comunitari hanno suggerito di nascondersi o di emigrare (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=52556).
Quel che forse non sapete è che è stato chiesto aiuto a Israele e che questo aiuto in diverse forse è stato dato, col coordinamento dell'Agenzia ebraica, la Sochnut, che dopo essere stata il nucleo della formazione dello stato di Israele, ha oggi il compito di assistere le comunità ebraiche in difficoltà nel mondo e di organizzare l'immigrazione (o come si dice in ebraico la “salita”) degli ebrei in Israele. (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/177840).
E' un fatto che merita qualche riflessione. In primo luogo ci chiama a renderci conto, una volta di più, che l'antisemitismo non è sparito, anzi che è in agguato dietro l'angolo. Di destra o di sinistra, islamista o integralista cristiano, non fa troppa differenza. Gli ebrei, per pochi che siano (in questo caso dal due al tre per mille della popolazione), per quanto vittime di sanguinosissimi massacri solo settant'anni fa (a Babij Jar, vicino a Kiev, http://it.wikipedia.org/wiki/Babij_Jar, a Odessa, http://it.wikipedia.org/wiki/Massacro_d'Odessa, in mille altri luoghi, fra cui Bolchow, il posto da cui viene la mia famiglia paterna, teatro di crimini orrendi) sono ancora vittime generiche buone per dar sfogo a tutti i torbidi. I nipoti di coloro che collaborarono allora con le SS con particolare entusiasmo e ferocia, gli ucraini usati come guardie e aguzzini in tutti i campi nazisti, sono ancora lì. Che su quelle terre sia passato per settant'anni un regime ufficialmente antirazzista e antinazista non ha cambiato la testa della gente, anzi.
Babij jar
Nicolas Maduro
In secondo luogo, purtroppo, rispetto a queste cose, non ci sono buoni e cattivi, o almeno non corrispondono agli schieramenti politici. In Ucraina a quanto pare le minacce antisemite provengono da destra, anche se i ceffi dei filorussi visti in questi giorni non ispirano fiducia; in Venezuela, dove la situazione è altrettanto grave (http://www.iljournal.it/2014/venezuela-la-repressione-di-maduro/560883, http://www.lindipendenza.com/caracas-come-kiev-proteste-e-repressione-in-venezuela/) anche se molto meno presente sulla stampa italiana, l'antisemitismo viene dalla grottesca dittatura di sinistra di Maduro, degno erede di Chavez (qui ci sono i documenti, http://www.caiv.org/antisemitismo/, ma guardate anche questo filmato: http://www.youtube.com/watch?v=gBHdSsOgryk). L'estremismo di destra e quello di sinistra non si distinguono in questo aspetto, come in molti altri.
Bisogna aggiungere una cosa, che è forse la principale: l'intervento di Israele. La differenza, rispetto ai pogrom di cent'anni fa, è tutta qui. Esiste lo stato di Israele, che si assume la responsabilità di difendere gli ebrei del mondo contro le persecuzioni. Non solo perché è pronto ad accoglierli, dà loro quel rifugio che mancò durante la Shoah. Ci furono allora navi di ebrei che vagarono in tutto il mondo, fino a Cuba e all'Argentina, ma soprattutto nel Mediterraneo, senza poter lasciare in alcun luogo il loro carico di esseri umani perseguitati, che spesso furono alla fine ricatturati dai loro carnefici. Ora non è più così, la legge del ritorno significa questo. Ma anche prima della fuga di fronte al pericolo delle persecuzioni antisemite, che si sta verificando non solo dal Venezuela e dall'Ucraina, ma anche dalla Svezia e vicinissimo a noi dalla Francia – anche prima della difficile decisione di abbandonare la propria casa, i propri ricordi, il proprio modo di vivere e i propri mezzi di sostentamento, la presenza di Israele costituisce una garanzia e un aiuto concreto, per esempio per gli ebrei ungheresi, anch'essi minacciati seriamente da qualche anno in qua dai neonazisti locali. Grazie all'azione diplomatica, alla sorveglianza informativa, alla mobilitazione internazionale in questi anni i guai peggiori sono stati evitati. Chi lotta contro Israele, chi cerca di indebolirlo con boicottaggi e anche con “proposte di pace” inaccettabili e pericolose come quelle che sostiene l'Unione Europea lotta anche contro la sicurezza degli ebrei nel mondo, spiana la strada ai pogrom.
Ugo Volli