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La Stampa Rassegna Stampa
26.02.2014 Nigeria: continuano le stragi di cristiani per mano dei terroristi di Boko Haram
cronaca di Francesca Paci

Testata: La Stampa
Data: 26 febbraio 2014
Pagina: 15
Autore: Francesca Paci
Titolo: «Nigeria, gli islamisti fanno strage di studenti»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 26/02/2014, a pag. 15, l'articolo di Francesca Paci dal titolo "Nigeria, gli islamisti fanno strage di studenti ".


Francesca Paci                    Terroristi di Boko Haram

L’immagine degli almeno 59 studenti inghiottiti dal fuoco mentre tentano di fuggire dal collegio Buni Yadi dato alle fiamme dagli islamisti di Boko Haram perché reo di insegnare «all’occidentale», tiene sveglia da ore la Nigeria. Le giovanissime vittime dell’istituto di Yobe, nell’omonimo Stato nord-est del più popoloso Paese africano, sono le ultime in ordine temporale d’una mattanza che ha visto ridursi la distanza tra un attacco e l’altro. Tra il 2001 e il 2013 Boko Haram, che significa «l’educazione occidentale è proibita», ha ucciso 10 mila persone. Ma dal 2009 i cosiddetti «Taleban d’Africa», partiti dal machete per approdare ai kamikaze, si sono «evoluti» alternando ambigue interazioni con i musulmani locali a massacri di civili, in particolare cristiani (1500 morti in 3 anni). La tattica si è affinata, nota l’analista Zachary Elkaim: «Il governo ha mandato 8 mila soldati negli Stati di Borno, Adamawa e Yobe. Invano. La Corte criminale internazionale ha dichiarato ufficialmente che la Nigeria è in una guerra civile». Cosa c’è dietro Boko Haram, definito «organizzazione terrorista» dal dipartimento di Stato Usa ma capace di alzare il livello dello scontro contro l’esercito addestrato con l’aiuto di Washington? A giugno nel raid contro una scuola di Mamudo morirono 22 ragazzini, a settembre toccò a un collegio agrario attaccato come ieri nella notte, una settimana fa 200 persone sono state uccise nel villaggio cristiano di Izghe e quasi altrettante a Boko. I miliziani sognano uno stato islamico nel nord della Nigeria. All’inizio, sostengono gli esperti, hanno avuto soldi da gruppi salafiti sauditi e training nel Sahel. Eppure, insiste un veterano del dialogo inter-fedi come il vescovo di Sokoto Kukah, lo scontro religioso divampato negli anni ’90 è solo la facciata di una lotta per il potere che sta consumando un Paese ricco, con una crescita del 7,4% e l’80% di gas e petrolio africani. A fronteggiarsi, soprattutto nello Stato centrale del Plateau, sono le etnie hausa-fulani e birom. I primi, musulmani, sono discriminati a sud dal governo in mano agli agricoltori cristiani birom. La stessa situazione, rovesciata, si ripete nel nord, dove dal 2000 vige la legge islamica. Boko Haram si alimenta alimentando la rabbia di una popolazione povera che si sente discriminata e non protetta dal governo centrale (l’esercito, corrotto, fa un uso arbitrario della caccia agli islamisti). A maggio il presidente cristiano Goodluck Johnson aveva liberato 400 detenuti di Boko Haram tentando un dialogo. Ma con l’approssimarsi delle elezioni 2015 gli analisti si aspettano un’escalation. Anche perché, nota Foreign Policy, la regione non è tra le priorità degli Usa e Boko Haram, diversamente dagli Shaabab somali o al Qaeda nel Maghreb, non attacca postazioni occidentali ma solo locali.

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