Secondo Anna Segre, per combattere il negazionismo si deve separare Israele dalla Shoah , non parlare più di progetto di sterminio rivolto a un intero popolo, quello ebraico, ma ricordare solo le singole persone e soprattutto distinguere fra ebrei e Israele e conflitto mediorientale.
Dopo aver letto l'articolo, ho rivisto con grande emozione il film Exodus, trasmesso il 22 febbraio su La7, dove, nella parte finale, un personaggio, un ufficiale nazista presumibilmente sfuggito alla cattura degli alleati, per conto del gran muftì (minuscolo!), sta organizzando la rivolta araba in vista dell'approvazione della risoluzione ONU sulla spartizione della Palestina mandataria. Scopo: completare lo sterminio già messo in atto in Europa.
Mi chiedo come la Segre possa affermare che il negazionismo si combatta separando la Shoah da Israele, quando oggi Israele è il nuovo bersaglio dell'antisemitismo. Come non capisca che oggi c'è un negazionismo piè insidioso, che nega a Israele di essere lo stato del popolo ebraico, che ne combatte l'esistenza economica e sociale a colpi di boicottaggio.
Invece di fare affermazioni che lasciano allibiti, le istituzioni ebraiche, nel giorno della memoria, dovrebbero proprio documentare i rapporti del mondo arabo con il nazismo e le implicazioni attuali di questi rapporti.
Certo, non è politicamente corretto. Ma è la verità .
Le posizioni di Anna Segre sono note, purtroppo Hannah Arendt ha generato tanti piccoli imitatori. Ne citiamo un altro, Donatella Di Cesare, che per presentare un suo libro sulla filosofia ebraica ha scelto come interlocutore Gianni Vattimo, legittimando così uno dei peggiori figuri che combattono Israele nel modo più fanatico.
IC redazione