Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/02/2014, a pag.23, con il titolo "I sauditi silurano Bandar, il messaggero 'texano' del re", l'analisi di Guido Olimpio sul cambio in politica estera dell'Arabia Saudita. Nayef sostituisce Bandar. Esagerato però scrivere 'silurato', Bandar rimane principe della casa reale saudita, la svolta ha più sapore diplomatico che politico.


Principe Bandar Principe Nayef
WASHINGTON — Gli Usa provano a rammendare la loro strategia per la Siria e cercano di farlo con l’aiuto dei sauditi. Ma non avranno al loro fianco il grande tessitore. Il principe Bandar. Quello che chiamavano il «messaggero del re», dovrà lasciare il campo ad altri.
Nelle ultime settimane Washington ha ospitato contatti tra rappresentanti dei servizi turchi, giordani, qatarioti e occidentali. C’è stato anche un vertice dedicato ai piani antiAssad, preceduto dalla visita del ministro dell’Interno, principe Nayef, nuovo interlocutore preferito da parte degli americani. Un articolo del Wall Street Journal ha raccontato che il Dipartimento di Stato avrebbe manifestato malumore verso Bandar per i suoi scatti d’ira e l’atteggiamento imprevedibile. A Riad avrebbe raccolto il segnale unendolo al disappunto dei «fratelli» per la gestione del dossier Siria.
Sviluppi inattesi per una figura come Bandar. Il principe, 64 anni, è sempre stato di casa in America e ha avuto libero accesso alla Casa Bianca nella veste di ambasciatore a Washington, carica ricoperta dal 1983 al 2005. Una villa in Virginia, l’altra in Colorado (poi venduta per 49 milioni di dollari), appassionato di cavalli, stivaletti texani, sigari e cibo italiano l’emissario saudita è stato l’interlocutore di molti presidenti ma sopratutto dei Bush, al punto che lo chiamavano Bandar Bush. Un amicizia di interesse sopravvissuta all’11 Settembre, al coinvolgimento saudita nelle trame qaediste, al doppio gioco. Relazioni «professionali» proseguite quando Bandar ha assunto la guida dell’intelligence. Sarebbe stato lui a manovrare contro l’Hezbollah sciita e a tenere testa a Putin facendosi altri nemici, pronti a diffondere la notizia (falsa) della sua morte nell’agosto di un anno fa.
Solo che le rivolte arabe hanno mandato in pezzi il mosaico, Obama ha investito nel dialogo con l’Iran e i rapporti con Riad si sono fatti più complicati, talvolta burrascosi, con i sauditi furiosi per quello che hanno considerato un tradimento. Bandar non avrebbe nascosto il dissenso che diventava insulto nel segreto delle stanze. Ora, però, è venuto il momento — sempre per necessità — di trovare un terreno comune e forse serve un protagonista diverso anche se noto, quale è Nayef. E il punto di partenza è sempre la Siria. Pur tra cento cautele la Casa Bianca potrebbe appoggiare un piano che prevede: 1) Forcing diplomatico sul regime per togliergli l’idea che il peggio sia passato. 2) Aiuti militari agli insorti. 3)Sponsorizzazione di gruppi ribelli ritenuti affidabili. Ecco la nascita del Fronte meridionale pronto a lanciare un’offensiva e una conferma del training in Giordania dei mujaheddin. Tremila sarebbero già nei campi d’addestramento.
Resta il dilemma sui missili antiaerei per gli insorti. I sauditi sono pronti a fornirli, Washington resiste. Forse ne parleranno in occasione della prossima visita di Obama in Arabia Saudita. L’ipotesi — apparsa su The Monitor — è che lavorino ad un baratto. I sauditi chiederanno un nuovo impegno agli Usa per rovesciare Assad offrendo in cambio un freno alla componente qaedista della resistenza siriana. Il regno ha già emesso un ordine per impedire i movimenti dei jihadisti sauditi verso la Siria ed ha favorito il rientro di una parte di quadri importanti. A gestire invio di armi e rimpatrio dei militanti c’è Nayef. Ma chi conosce Bandar è pronto a scommettere che il principe non starà solo a guardare.
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