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La Stampa Rassegna Stampa
21.02.2014 Libia: al voto per l'assemblea costituente, ma continuano attentati e omicidi
cronaca di Francesca Paci

Testata: La Stampa
Data: 21 febbraio 2014
Pagina: 12
Autore: Francesca Paci
Titolo: «La Libia elegge l’Assemblea costituente. Risarcite le vittime degli stupri di guerra»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 21/02/2014, a pag. 12, l'articolo di Francesca Paci dal titolo " La Libia elegge l’Assemblea costituente. Risarcite le vittime degli stupri di guerra ".

Queste sono le ultime tre righe dell'articolo "Da Bengasi, epicentro della rivoluzione del 2011 ma anche della spinta separatista di oggi, giunge la notizia della morte del giudice al Rajhi ferito mercoledì in un attentato, l’ultimo di una lunga lista di omicidi di politici, magistrati, generali. " non ci pare giustifichino il titolo fin troppo ottimista.


Francesca Paci

A tre anni dalla rivoluzione contro Gheddafi la Libia ha ancora parecchi nodi da sciogliere, a cominciare dalla scrittura della Costituzione che dovrebbe sostituire quella del 1951. Dopo mesi di destabilizzante braccio di ferro tra il governo e le milizie, i libici sono andati alle urne ieri per eleggere l’assemblea Costituente, 60 rappresentanti di Tripolitania, Fezzan e Cirenaica chiamati a redigere la nuova Carta entro 120 giorni. Tra i 649 candidati ci sono i portavoce delle minoranze Tebu e Tuareg e 65 donne, icone dell’altra metà del cielo che pur avendo combattuto al fianco dei compagni contro il Colonnello fatica a ritagliarsi un posto nella società intimamente conservatrice. In attesa che i 5411 seggi presidiati da 52 mila militari (in gran parte arruolati tra i miliziani) consegnino al paese i nomi di chi abbozzerà la cornice istituzionale della transizione, le donne ricevono un importante riconoscimento. Il ministro della giustizia ha annunciato che il governo risarcirà coloro che durante gli otto mesi della rivoluzione sono state vittime di stupro. La corte penale internazionale ha raccolto centinaia di testimonianze sulla violenza sessuale usata dai lealisti come arma di guerra. Finora però la Libia era rimasta in vergognoso e colpevole silenzio, memore di Iman al Obeidi che a marzo 2011 denunciò ai giornalisti stranieri di essere stata stuprata dagli sgherri del regime salvo poi finire in prigione. La strada verso la nuova Libia è in salita, scontri tra tribù, rivalità tra milizie irriducibili a consegnare le armi, la lunga mano di Al Qaeda, due anni segnati dalle violenze e dallo sconforto dei quasi 5 milioni di libici ancora lungi dal godere del petrolio che in paese così poco popolato potrebbe renderli tutti benestanti. Anche le consultazioni di ieri sono state funestate da attacchi ai seggi, esplosioni, almeno un morto a Derna, il boicottaggio di alcune tribù e una disillusione palpabile nel milione di libici registratisi al voto, appena un terzo degli elettori delle parlamentari del 2012, quando la Libia fu l’unico paese della primavera araba a non premiare alle urne i partiti islamisti. La tensione è forte e non solo nelle piazze, che nei giorni scorsi si sono gonfiate di proteste contro la decisione del Parlamento di prolungare di 10 mesi la legislatura in scadenza. Da Bengasi, epicentro della rivoluzione del 2011 ma anche della spinta separatista di oggi, giunge la notizia della morte del giudice al Rajhi ferito mercoledì in un attentato, l’ultimo di una lunga lista di omicidi di politici, magistrati, generali.

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