lunedi` 25 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
21.02.2014 Un articolo a favore del nucleare degli ayatollah
invitiamo i lettori a scrivere al Foglio per chiedere se ha cambiato linea sull'Iran

Testata: Il Foglio
Data: 21 febbraio 2014
Pagina: 3
Autore: Leonardo Bellodi
Titolo: «E se l’Iran non avesse tutti i torti sul programma nucleare?»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 21/02/2014, a pag. 3, l'articolo di Leonardo Bellodi dal titolo "E se l’Iran non avesse tutti i torti sul programma nucleare?".


Leonardo Bellodi

Vista la carica ricoperta da Leonardo Bellodi (presidente di Syndial, società del gruppo Eni), non stupisce che il pezzo sia tutto schierato a favore dell'alleggerimento delle sanzioni e del piano nucleare dell'Iran.
Stupisce, però, che un pezzo simile abbia trovato spazio tra le pagine del Foglio.
 Invitiamo i lettori a scrivere per chiedere se è cambiata la linea del Foglio sull'Iran nucleare lettere@ilfoglio.it  

Al direttore - A Vienna sono ripresi i negoziati sul programma nucleare iraniano. L’esito positivo non è scontato e anzi nelle scorse settimane l’ayatollah Khamenei, colui che ha l’ultima parola, ha dichiarato che le negoziazioni non condurranno da nessuna parte e poco dopo il Dipartimento di stato americano ha aggiunto che il processo negoziale sarà complicato, lungo e difficile. Nulla di nuovo in queste dichiarazioni, è molto probabile che siano state fatte per far arrivare a parte del clero iraniano, paesi del Golfo, Israele, esponenti del Congresso Usa il messaggio che un accordo non sarà trovato a tutti i costi. Nel corso delle negoziazioni c’è da parte iraniana un continuo richiamo al rispetto del diritto internazionale. Non è una novità: dopo la crisi degli ostaggi dell’ambasciata Usa, l’Iran ha concluso con gli Stati Uniti gli accordi di Algeri che prevedono l’istituzione di un Tribunale speciale internazionale. L’Iran ha anche adito la Corte di Giustizia internazionale contestando agli Stati Uniti di aver violato il diritto internazionale nel bombardamento delle piattaforme petrolifere del Golfo Persico. Anche per le sanzioni unilaterali degli Stati Uniti e dell’Ue, non adottate nell’ambito Onu, l’Iran ne ha sempre contestato la contrarietà al diritto internazionale. Non è un caso che il principale slogan della campagna elettorale dell’attuale presidente Rohani sia stato: “Io sono un uomo di legge”. Dal punto di vista del diritto internazionale chi ha ragione nella vicenda del programma nucleare iraniano? L’Iran ha aderito al Trattato di non proliferazione nucleare (Tpn) che proibisce agli stati firmatari non nucleari di procurarsi tali armamenti e agli stati nucleari di fornire tecnologie nucleari per uso bellico ma che sancisce anche il diritto all’utilizzo pacifico dell’energia nucleare. Nel 2002 alcuni dissidenti hanno dato la notizia di attività nucleari in Iran non dichiarate. Tale annuncio coincideva con un momento di grande apprensione internazionale: circolavano voci sul tentativo di Saddam Hussein in Iraq di procurarsi armi nucleari, la Corea del nord si era appena ritirata dal Tpn, fonti attribuivano alla Libia il possesso di armi nucleari e infine era stato appena scoperto un mercato nero di tecnologie nucleari per uso bellico diretto dall’ex direttore del programma nucleare pachistano Abdul Khan. Si temeva che anche l’Iran potesse dotarsi della tecnologia per produrre armi nucleari. L’Iran ha sempre negato di aver violato il Tpn sostenendo che l’articolo IV non fa differenza tra tecnologie che possono essere usate per usi civili o usi misti. Secondo gli iraniani, impedire lo sviluppo di tali tecnologie equivale a negare un principio cardine del diritto internazionale: tutti gli stati sono uguali indipendentemente dalla loro potenza economica o militare. Concetto espresso nel 1758 dal giurista Emmeric de Vattel nel trattato “Les Droit de Gens” dove sosteneva che ciò che è legittimo per uno stato è legittimo per tutti così come ciò che è ingiustificabile per uno lo è anche per gli altri. Al di là di una evidente violazione del dovere di trasparenza, non è ancora chiaro se l’Iran abbia contravvenuto all’articolo II del Tpn che vieta agli stati non nucleari di fabbricare armi nucleari. Forse l’Iran non ha violato il trattato e avrebbe potuto comunque uscirne come ha fatto la Corea del nord. Il tema è un altro. La mancanza di trasparenza che in passato ha contraddistinto l’atteggiamento iraniano ha creato una potenziale situazione di instabilità provocando così la reazione del Consiglio di sicurezza. Far parte della comunità internazionale implica una certa erosione della sovranità e l’Iran deve rispettare le risoluzioni Onu adottate in risposta alla mancanza di credibilità. Le negoziazioni di questi mesi devono dunque prima di tutto restaurare un clima di fiducia che cancelli il sentimento di minaccia avvertito dalla comunità internazionale. E’ stato detto che sarà un percorso accidentato. Ma c’è comunque una chance, una situazione inimmaginabile fino a qualche mese fa.

Per inviare la propria opinione al Foglio, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT