Siria: dopo il fallimento di Ginevra, John Kerry non sa che pesci prendere e si rivolge a David Petraeus. Commento di Daniele Raineri
Testata: Il Foglio Data: 19 febbraio 2014 Pagina: 1 Autore: Daniele Raineri Titolo: «Kerry vede Petraeus per decidere cosa fare in Siria contro Assad»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 19/02/2014, in prima pagina, l'articolo di Daniele Raineri dal titolo "Kerry vede Petraeus per decidere cosa fare in Siria contro Assad".
Daniele Raineri David Petraeus John Kerry con Barack Obama
Roma. Il segretario di stato americano, John Kerry, di recente ha avuto un incontro riservato con l’ex generale e direttore della Cia David Petraeus, per parlare di come l’Amministrazione Obama può uscire dallo stallo dei negoziati in Siria. La fonte è un funzionario vicino a Petraeus, che ha parlato con il Wall Street Journal. L’ex comandante delle operazioni militari americane in Iraq (durante il secondo mandato del presidente George W. Bush) e in Afghanistan (durante il primo mandato di Barack Obama) è un sostenitore convinto della necessità da parte del governo americano di appoggiare le fazioni non-estremiste dei ribelli siriani contro il presidente Bashar el Assad. Nell’estate del 2012, quando era a capo dei servizi segreti, Petraeus e l’allora segretario di stato, Hillary Clinton, scrissero assieme un piano per armare e addestrare i ribelli grazie all’aiuto di paesi confinanti con la Siria – rivelò in seguito il New York Times nel febbraio 2013. Il presidente Obama respinse il piano o meglio, si pensò che l’avesse congelato, per evitarsi problemi nella fase finale della campagna per la rielezione nel 2012. Ma anche dopo la rielezione non cambiò nulla, Petraeus fu poi travolto da uno scandalo personale che gli costò il posto (ha incontrato Kerry nelle vesti di semplice privato informato sui fatti) e Hillary – che era impegnata a difendersi nel caso Bengasi – fu sostituita da John Kerry. Toccò a Petraeus, con un viaggio in Turchia all’inizio di settembre 2012, spiegare che l’Amministrazione Obama prendeva le distanze dai ribelli perché troppo infiltrati da jihadisti. Il nuovo segretario di stato è anche lui un convinto sostenitore della necessità di intraprendere piani alternativi in Siria, considerato il fallimento dei negoziati di Ginevra. Secondo il Wall Street Journal, che cita una fonte dentro la Casa Bianca, “c’è l’impressione generale che è arrivato il momento di dare un’altra occhiata” alle opzioni disponibili e già questa settimana potrebbero cominciare gli incontri ad alto livello alla Casa Bianca. Anche fonti diplomatiche francesi confermano che gli americani si sono messi a studiare altre opzioni. Una cosa è comunque chiara: il presidente Obama non pende ancora verso una di esse in particolare. Le possibili scelte includono una “no fly zone” – una zona interdetta ai voli dell’aviazione militare di Assad – nel sud della Siria, al confine con la Giordania, dove proprio ieri un “barile bomba” sganciato da un elicottero di Assad sopra una scuola elementare ha ucciso 18 civili nella città di Muzayrib. E’ stato considerato anche l’inizio di una missione d’addestramento dei ribelli sotto la responsabilità delle forze speciali – e non più come adesso soltanto della Cia, che ha risorse e poteri limitati rispetto al Pentagono. Per la prima volta da mesi, nel pezzo del Wall Street Journal le fonti tornano a parlare di bombardamenti contro la Siria. “Abbiamo forze militari nella regione. Abbiamo navi nell’area. Tutto quello di cui abbiamo bisogno per intraprendere un intervento militare è là”, dice una fonte militare definita “di alto livello”. Il personale del Pentagono – i consiglieri militari dei ribelli – potrebbe essere sottoposto all’autorità della Cia, in modo da consentire al governo americano di negare l’esistenza del programma, ma anche di espanderlo. A ottobre l’ex consigliere speciale di Obama per la Siria, Frederic Hof, ha detto al Foglio che la Cia riesce ad addestrare soltanto “venti ribelli siriani al mese” – un numero insufficiente.
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