Il commento di Davide Romano
Davide Romano
Portavoce della sinagoga Beth Shlomo di Milano, conduttore televisivo, scrittore, autore di opere teatrali, collabora con La Repubblica - Milano
“Il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini” diceva l’eroico teologo tedesco protagonista della lotta al nazismo, Dietrich Bonhoeffer. Ed è con le sue parole in mente che dobbiamo guardare a quanto succede a Gaza, oggi. Come denuncia Scuto da Repubblica infatti, Hamas non vuole che nelle scuole sotto il proprio controllo (elementari, medie e superiori) gli studenti possano conoscere la storia di eroi del mondo della nonviolenza: Martin Luther King, Rosa Parks, Gandhi, Nelson Mandela devono essere cancellati dai libri di testo. Il Ministero dell’istruzione (o della distruzione?) di Gaza ha infatti ingaggiato uno scontro con l’Agenzia dell’Onu che si occupa dei palestinesi cancellando peraltro dai libri di storia sia gli accordi di pace di Oslo che l’esistenza stessa dello Stato di Israele. Quello stesso Stato che – coerentemente dal punto di vista dei governanti di Gaza – viene sempre chiamato “entità sionista” per non riconoscerne l’esistenza neppure nei discorsi e nei documenti ufficiali. Ma sappiamo bene come Hamas sappia essere molto concreta, oltre che teorica. Oltre alla pioggia di missili che ha mandato su Israele, giova ricordare come oltre a un presente di guerra costoro stiano preparando un futuro di morte. Come non ricordare i campi giovanili di addestramento all’uso della armi e degli esplosivi?
Se quando si parla di possibile pace tra palestinesi e israeliani non si parla di queste cose concrete, non si fa un servizio né alla verità né alla pace. Anzi, chi ignora o sminuisce l’importanza dell’educazione alla violenza dei bambini non può pensare o parlare di dialogo. La pace si semina a partire dalle nuove generazioni, e nulla più dell’educazione nelle scuole prefigura la società che si vuole costruire. E’ la storia di tutti i totalitarismi che si fondano sulla menzogna, a partire dalle scuole. Qui non c’entra la religione islamica, dietro la quale Hamas si nasconde per negare il diritto a conoscere quelle persone che hanno fatto del dialogo il loro motivo di esistere. Qui c’è in gioco il diritto alla conoscenza degli studenti, la loro possibilità di sapere che un altro mondo è possibile, oltre a quello del terrorismo e della violenza di cui sono loro stessi le prime vittime. Ed è stupefacente pensare a come tuttora in Italia ci sia chi difende il governo Hamas a Gaza manifestando magari il lunedì, e martedì poi scende in piazza contro il pericolo rappresentato dai neofascisti italiani, mercoledì manifesta contro la discriminazione delle donne, giovedì contro l’omofobia, venerdì per la difesa della democrazia, sabato contro il conflitto di interessi e domenica contro i libri di testo che non accolgono l’idea di famiglia tradizionale. E’ un mistero, dicevo, come la stessa persona possa prendere parte a tutte queste manifestazioni senza rendersi conto che schierarsi il lunedì per Hamas significa stare dalla parte di chi nega ai palestinesi tutti i diritti per cui ha manifestato in favore degli italiani da martedì a domenica. Non si può insomma essere aperti da martedì a domenica e chiusi il lunedì, come i barbieri. Delle due l’una: o si sta con Gandhi e Martin Luther King o con chi li nega. Tertium non datur.