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Informazione Corretta Rassegna Stampa
16.02.2014 Repetita juvant
Analisi di Federico Steinhaus

Testata: Informazione Corretta
Data: 16 febbraio 2014
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: «Repetita juvant»

Repetita juvant
Analisi di Federico Steinhaus

 In altre parole, nulla cambia Il ruolo di Hamas nell’incrocio dei suoi rapporti con l’Autorità Palestinese, l’Egitto ed Israele diventa sempre più ambiguo, con una accelerazione rilevante in tempi recenti. In particolare, sembra diventare stretta e continuativa la sua collaborazione (o contiguità, che dir si voglia) con i gruppi salafiti legati ad Al Qaeda.

 Fin dagli attentati contro gli Stati Uniti dell’11 settembre Al Qaeda ha organizzato sporadici attentati legati alla situazione palestinese, ma questi non avevano le caratteristiche politiche, ideologiche ed operative che avrebbero potuto prefigurare una centralità di quel problema nei progetti di Osama bin Laden. Questo quadro sta ora cambiando. Alla fine di novembre dello scorso anno l’esercito israeliano ha ucciso a Hebron tre terroristi salafiti appartenenti alla “Holy Warriors’ Assembly” (Assemblea dei sacri guerrieri) che avevano progettato attacchi contro l’Autorità Palestinese e rapimenti di soldati israeliani; un mese dopo sono stati arrestati tre arabi israeliani di Gerusalemme est, che avevano programmato attentati contro il maggiore centro congressi della città e contro l’ambasciata americana: erano legati ad Al Qaeda ed erano stati istruiti da un membro di Al Qaeda residente a Gaza. Hamas gioca sull’equivoco favorendo queste iniziative, come ha fatto con quelle sanguinose contro l’Egitto attuate nel Sinai, ma a fasi alterne arresta i salafiti e li rilascia.

 I mutamenti politici e militari nella regione, dalla Siria all’Egitto e dall’Iraq all’Iran, pongono a Hamas una serie di quesiti sul futuro e di fatto ne indeboliscono la capacità di comando, l’autorevolezza e l’incisività. Se questo è l’aspetto più preoccupante per Israele, le cui conseguenze sono per ora imprevedibili, nel mondo palestinese tutto rimane fermo alle consuete glorificazioni dei terroristi ed all’esaltazione delle loro gesta, premiate da riconoscimenti pubblici e da generosi ”stipendi”.

 Dieci giorni or sono il ministro palestinese per gli affari dei prigionieri, Issa Karake, ha annunciato che il suo governo aveva approvato un emendamento della legge che regola lo status dei prigionieri palestinesi, aumentando di 46 milioni di dollari per il corrente anno lo stanziamento a favore dei prigionieri e degli ex prigionieri, che nella quasi totalità dei casi sono terroristi incarcerati per i loro delitti, spesso attuati con particolare ferocia nei confronti di civili. Questo denaro si aggiunge alle decine di milioni di dollari che costoro già ricevono, e che provengono tutti dalle sovvenzioni dei paesi occidentali ed arabi all’Autorità Palestinese sotto la voce degli aiuti umanitari. Alcuni di loro, accolti come eroi da Abu Mazen che ha alzato la loro mano in segno di giubilo, sono stati liberati da Israele in base ai recenti accordi con l’Autorità Palestinese, ed hanno raccontato alla televisione palestinese come hanno assassinato due giovani autostoppisti (Issa Abd Rabbo) o altri civili (Asrar Samrin). Anche la restituzione delle salme di due kamikaze della seconda intifada, Ayat Al-Akhras e Daoud Abu Sway, è stata per il governo palestinese l’occasione per rendere omaggio a questi martiri della causa.

 E l’Europa cosa fa (oltre a versare fiumi di denaro all’Autorità Palestinese)? Boicotta Israele e vieta la macellazione rituale ebraica che è uno dei pilastri storici e religiosi che caratterizzano la religione ebraica, facendone indissolubilmente parte fin dai tempi della Bibbia. Il caso di Scarlett Johansson, la diva che è stata insultata per aver fatto da testimonial ad una ditta israeliana che ha la propria sede in una “colonia”, ma che dà lavoro a centinaia di arabi palestinesi e giordani, ha fatto scalpore in tutto il mondo, ma non è che il momento mediatico di un’azione di boicottaggio sistematica e costante.

Questa convergenza di norme statali che hanno l’effetto di impedire la libertà di esercitare il culto e di decisioni politiche assunte da istituzioni e da enti non governativi, da università, da associazioni, è nei fatti (anche se non nella volontà esplicita) antisemita più che antisraeliana, perché si rivolge contro il solo Israele facendone il simbolo unico di quanto nel mondo esiste di più riprovevole.

 Pare andare in controtendenza una timida accettazione da parte araba del fatto che la Shoah è una realtà storica e non una invenzione degli ebrei. Nel dicembre 2013 l’ambasciatore del Bahrein in Francia, Nasser Al-Balushi, ha visitato il memoriale di Drancy e nel luglio 2012 Ziad Al-Bandak, consulente di Abu Mazen, ha visitato Auschwitz; il 14 dicembre scorso, infine, la Tunisia ha celebrato con un importante convegno il ricordo dei cinquemila ebrei tunisini deportati nei campi di sterminio e, dinanzi ad intellettuali e politici, ha onorato Khaled 'Abd Al-Wahhab, che aveva nascosto 20 ebrei nella sua fattoria.

Pare, si diceva: purtroppo ad ognuno di questi atti di onestà e di coraggio si contrappone l’ira dei media e dei politici arabi (in Tunisia la Lista Nazionalista Araba) che resuscita il negazionismo più bieco. La spiegazione è semplice: i nazionalisti arabi accusano gli ebrei di aver inventato la Shoah perché vedono nella creazione di Israele la macchinazione con la quale gli ebrei hanno fatto leva sul senso di colpa europeo per far pagare al mondo arabo un crimine inesistente. In questo modo essi delegittimano Israele ed alimentano l’odio contro gli ebrei, dei quali è dimostrata la diabolica astuzia.

 A proposito della Shoah, vogliamo anche consigliare la lettura delle memorie del cattolico polacco Jan Karski, che ne fu testimone oculare e descrisse in pagine sconvolgenti gli orrori ai quali aveva assistito, trovando nei suoi interlocutori (politici, come Anthony Eden e Franklin Delano Roosevelt, intellettuali come H.G.Wells) la massima indifferenza se non insofferenza; alla sua memoria il parlamento polacco ha deciso di dedicare il corrente anno 2014 (Jan Karski, “La mia testimonianza davanti al mondo”, ed.Adelphi 2013).


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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