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La Stampa Rassegna Stampa
15.02.2014 L'Egitto passa a Putin, Obama a bocca asciutta
Commento di Francesca Paci

Testata: La Stampa
Data: 15 febbraio 2014
Pagina: 14
Autore: Francesca Paci
Titolo: «Putin 'ruba' Al Sisi all'America»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/02/2014, a pag. 14, con il titolo " Putin 'ruba' Al Sisi all'America ", il commento di Francesca Paci sul passaggio dell'Egitto alla Russia, dopo l'ennesima sconfitta della poltica estera obamiana.

Al Sisi-Putin                                          Francesca Paci

Armi all’Egittoconi soldi sauditi.Un nuovo asse? Comunque finisca oggi la partita di hockey tra Usa e Russia, Putin ha già messo a segno un punto prezioso sugli avversari a stelle e strisce. La foto in cui porge virilmente la destra al ministro della Difesa nonché probabile futuro presidente egiziano Al Sisi ha parecchio irritato Washington. E non certo per il piumino nero con la stella rossa donato dal leader del Cremlino all’abile discepolo di Nasser, che continua a usare il pugno di ferro contro gli irriducibili sostenitori dei Fratelli Musulmani. Dietro quella stretta di mano c’è un accordo per l’acquisto di 3 miliardi di dollari di armi russe da parte del Cairo con la benedizione finanziaria dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi, subentrati al Qatar nella sponsorizzazione dell’Egitto post Morsi. La Casa Bianca mastica amaro. Dopo aver subito l’iniziativa russa sulla Siria fino a rinunciare al raid contro Damasco in cambio della distruzione delle armi chimiche di Assad, Obama ingoia ora la nuova sortita mediorientale di Putin. Se l’Egitto dei generali voleva solo vendicarsi delle critiche Usa al golpe estivo, Riad ha il dente avvelenato per il duplice «tradimento» di Washington, tanto titubante nel sostenere i suoi protetti ribelli siriani quanto lesto a negoziare con l’odiato Iran. «Obama sapeva che se avesse tirato la corda saremmo andati aMosca» ripete un ufficiale egiziano. Lo sapeva, è vero. Dopo aver interrotto gli aiuti da 1,3 miliardi di dollari all’esercito di Al Sisi per protestare contro quello che ha sempre cercato di non chiamare «golpe», è tornato sui suoi passi. Troppo tardi? «L’Egitto gioca su più tavoli ma non mollerà l’amico americano, mentre Putin, per quanto voglia, non conosce il Medioriente al punto da accaparrarselo» ragiona l’analista Tarek Osman. Al Cremlino, perennemente in trincea contro l’irredento Caucaso musulmano, basta per ora un solido asse «antiislamista » da Damasco al Cairo (ma Riad?). Lo studioso Hazem Kandil nota che per quanto il ministro della difesa egiziano si senta il nuovo Nasser il paese è in posizione diversa dagli Anni 70, a cominciare dal fatto che la Russia non è l’Urss e che neppure mettendo insieme il suo aiuto con quello del Golfo (12 miliardi di dollari) farà rivivere i fasti del passato. Tempi duri comunque per Washington. Dopo il Cairo Putin corteggia ora Ankara che non dimentica le lezioni di democrazia giunte da oltreoceano dopo Gezi Park.

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