Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/02/2014, a pag.1-11, con il titolo "A Dresda il grande flop dei neonazi", la vivace cronaca di Tonia Mastrobuoni sul fallimento della manifestazione neo-nazi a Dresda.
Tonia Mastrobuoni
All’angolo della piazza dove in serata sono annunciate botte da orbi, il caffè ospita il solito miscuglio tranquillo di vecchietti che sorseggiano il tè e operai con la birra del dopolavoro. Ernst è all’ingresso con un boccale di pils in una mano e una sigaretta nell’altra.«Sogno ilmomento che torneremo a ricordare questi giorni senza i nazisti e i centri sociali di mezzo. Il silenzio davanti alla Frauenkirche, le candele, lepreghiere.Come facevo con i miei genitori, quando ero piccolo». Siamo alla vigilia della commemorazione dei giorni che sconvolsero Dresda. Il carnevale del 1944, circa 2.400 tonnellate di bombe degli Alleati caddero sulla «Firenze sull’Elba » causando 25 mila morti e radendo al suolo l’80% degli edifici. Un’ecatombe che il romanziere americano Kurt Vonnegut denunciò in un capolavoro, «Mattatoio numero 5». La città che Canaletto aveva già immortalato come una delle perle del barocco europeo, non era stata rasa al suolo per ragioni militari, ma per quel «moral bombing» con cui Churchill aveva voluto punire un popolo che si era reso colpevole dei peggiori crimini di guerra amemoria d’uomo. La sera prima delle cerimonie ufficiali, i neonazisti della zona si sono dati però appuntamento al «Theaterplatz» doveErnst si sta gustando la birretta. Lofannodadecenni.Anche quando c’era la Germania comunista: «Solo – spiega Ernst conunghigno – che all’epoca, ufficialmente,nonesistevano ».Conrabbia spegne la sigarettaconlapuntadellascarpa, con forza, come per farla sparirenell’asfalto. Sene va: «Non li voglio vedere», borbotta. Manca un’ora all’arrivo delle teste rasate,ma nonostante il brevissimo preavviso con cui il Comune ha concesso loro l’autorizzazione, ci sono già i primi contro-manifestanti con i loro cartelli.Nel giro di poco, la piazza davanti al teatro si riempie di un migliaio di persone; ci sono molti studenti, ma anche famiglie con bambini, gruppetti di anziani che cantano canzoni di chiesama anche qualche ragazzo incappucciato conmazze ben visibili che spuntano dallo zainetto Alle sei e qualcheminuto, l’arrivo delle teste rasate è annunciato dalle urla che cominciano a invadere tutta la piazza, dal coro unanime «nazis raus», via i nazisti, che contagia tutti. Ma dalla rabbia, dai frequenti cori, persino in italiano, come «siamo tutti antifascisti», si passa con incredibile facilità al riso: qualcuno grida «fate come il Führer, suicidatevi», un gruppo canta «Stalingrado, chemeraviglia, nonnonazi seimortolà»,un altro «avete perso la guerra». Loro, le teste rasate, sono qualche decina, all’inizio.Diventeranno un centinaio nel corso della serata. Sono arrivati su un camioncino con gli altoparlanti, con patetici cartelli che ricordano le «vittime del terrore degli Alleati».Siccome lapiazzaèpiena di dresdeniani che intonano un coro dopo l’altro – c’è anche un signore con la barba bianca che con voce baritonale scandisce versi diHölderlin – i nazi sono costretti a rifugiarsi sul ponte sull’Elba.Assieme a loro sono arrivate una trentina di camionette e tanti poliziotti che dividono i due fronti.Dai sorrisi sotto i caschi verso imanifestanti, è ovvio con chi stanno. Permolti, lunghissimi minuti non succede nulla. A un certo punto, un microfono gracchia. Le prime parole del proclama, però, sono coperte da una selva di fischi e un boato immenso. E nel frastuono che segue, non si sente più nulla, solo qualche frammento farneticante - «onoriamo i martiri di Norimberga» e idiozie simili. Improvvisamente escono dalle casse mezze scassate le note, surreali, di un valzer. Poi, lunghi brani wagneriani. Il camioncino comincia a muoversi, con le teste rasate che lo seguono, circondate da tre file di poliziotti che li proteggono dai manifestanti – alcuni hanno cominciato a lanciare oggetti, pietre, bottiglie. Vengono immediatamente allontanati, per un po’ il clima è teso, volano schiaffoni emanganellate. La serata, poi, continua all’insegna di una comica caccia all’inseguimento dei neonazisti marcianti, con alcuni episodi di tensione ma con la polizia sempre vigile, finché alcuni anti-nazisti bloccano persino le rotaie della stazione centrale.Ma il tono predominante continua ad essere lo scherno, si ride di continuo, li invitano in versi a buttarsi al fiume. A metà corteo, le neo camicie brune vogliono fermarsi per unminuto di silenzio. Un capetto dà ordini militari. Ma i dresdeniani attorno rovinano la solennità del momento: partono pernacchie, fischi, urla «siete dei perdenti». Il giorno dopo, sono attese le commemorazioni ufficiali, la sindaca Helma Orosz cercherà di mantenere quel complicato equilibrio su cui i dresdeniani funamboleggianoda70anni, tra il ricordo deimorti e quello della responsabilità del più feroce regime del Novecento, lei ricorderà i campi di concentramento e i bombardamenti nazisti di Coventry. Ma già la mattina, sui quotidiani, i dresdeniani - edErnst - possono gioire di una novità importante. Per la prima volta da anni, i neonazisti hanno rinunciato al corteo del giorno dell’anniversario, umiliati dal trattamento del giorno prima. Una risata li ha seppelliti.
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