Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 13/02/2014, a pag.15, con il titolo "Passaporti agli eredi degli ebrei cacciati das Isabella". l'articolo di Davide Frattini. Ci chiediamo se questa sia la sola riparazione dopo il crimine commesso nel 1492 dalla regina Isabella, detta la "cattolicissima". Avere un passaporto in più fa sempre comodo, come insegna la Storia nemmeno tanto antica. Ma se 500 anni fa gli ebrei spagnoli furono costretti ad andarsene, ci pare che il rimborso di un passaporto sia quasi un'offesa.
Ecco l'articolo:



Davide Frattini
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME — La legge non è ancora stata approvata, sono passati 522 anni, le origini potrebbero essere difficili da provare, il ladino ormai lo parlano solo gli anziani. Eppure le incertezze non hanno attenuato la frenesia degli israeliani per quello che il quotidiano Yedioth Ahronoth ha chiamato «il sogno spagnolo».
Venerdì scorso il governo di Madrid ha annunciato la bozza del progetto: offre la possibilità di ottenere la cittadinanza a chi possa dimostrare di discendere dagli ebrei espulsi nel 1492 dalla regina Isabella e da re Ferdinando. «Vogliamo riparare a uno dei più grandi errori storici commessi dal nostro Paese — ha proclamato Alberto Ruiz-Gallardón, il ministro della Giustizia — e abbiamo aperto la porta che permetterà a questi uomini e donne di ridiventare quello che non hanno mai smesso di essere: cittadini della Spagna. La proposta riflette la realtà di una società pluralista». Il testo della legge precisa che la cittadinanza può essere ottenuta da persone di origine sefardita che abbiano «un legame speciale» con la Spagna, indipendentemente dalla religione, l’ideologia, il credo. La formulazione fa ipotizzare che anche i discendenti dei cosiddetti «marranos», ebrei costretti nel 1492 a convertirsi al cattolicesimo, siano idonei.
I giornali israeliani hanno pubblicato nel fine settimana una lista di 5.200 cognomi che potrebbero rientrare nei criteri previsti dalla norma. Da allora i centralini dell’ambasciata e del consolato continuano a ricevere telefonate per avere informazioni. Quello che attira è la possibilità di ottenere un passaporto europeo senza rinunciare a quello israeliano, come invece è previsto dalla legge attuale (oltre all’obbligo di risiedere in Spagna da almeno due anni).
L’economia spagnola ha ricominciato a muoversi, ma quello 0,3 per cento in più per il Pil nell’ultimo trimestre 2013 resta lontano dalla crescita del 3,4 per cento del Prodotto interno lordo israeliano. Così le motivazioni sono più sentimentali, un ritorno alle radici. Come per Mordechai Ben-Abir, nato Marcus Cabalero, che a 88 anni non ha rinunciato alla speranza: «Ottenere quel documento ha consumato la mia vita — racconta a Yedioth —. Sono tornato all’università sei anni fa, ho dedicato la tesi di dottorato alla scoperta delle mie origini e sono in grado di poter provare scientificamente il mio legame con la Spagna fino a 1200 anni indietro».
Chi non vuole fare lo sforzo di Mordechai deve presentare un certificato della Federazione delle comunità ebraiche di Spagna o di un rabbinato riconosciuto ufficialmente che dimostri la discendenza. Parlare il ladino aiuta, così come il cognome. In Israele vivono 2-3 milioni dei 3 milioni e mezzo di ebrei sefarditi sparsi per il mondo dopo l’espulsione. La modella Natalie Dadon vede l’opportunità spagnola come un investimento per il futuro: «Non si sa mai che cosa potrebbe succedere, meglio avere il documento nel cassetto». Il comico Nadav Abekasis ironizza sul doppio passaporto che molti ebrei ashkenaziti, di origine europea, già posseggono: «Finalmente abbiamo l’eguaglianza, adesso anche gli israeliani che arrivano dal Nord-Africa avranno un posto dove fuggire quando scoppia la prossima guerra».
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