domenica 20 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
12.02.2014 'Grazie Kiev, perché sogni l’Europa' e lotti contro il nuovo Zar
l'intervento di Bernard-Henri Lévy in Ucraina

Testata: Corriere della Sera
Data: 12 febbraio 2014
Pagina: 1
Autore: Bernard-Henri Lévy
Titolo: «Grazie Kiev, perché sogni l’Europa»

Perché riprendiamo il discorso di Bernard-Henri Lévy ?
Non c'entra nulla con Israele, né affronta la situazione mediorientale. Lo pubblichiamo perché BHL è l'esempio di come si possa conciliare l'impegno culturale con quello politico. Invece di limitarsi a salire in cattedra e insegnare al "popolo bue" come deve comportarsi, BHL va in Ucraina, ci mette la faccia - e l'intelligenza - e dimostra, con i fatti, come si può fare politica per difendere i diritti di un popolo - quello ucraino - che dice basta alla repressione russo-sovietica rappresentata da Putin e chiede di unirsi al mondo moderno europeo.
Ecco il suo intervento dal titolo "Grazie Kiev, perché sogni l’Europa" (Corriere della Sera, p.1-13):


Bernard-Henri Lévy a Kiev, durante il suo intervento

«In questa piazza sono riuniti tutti i popoli dell’Ucraina! Voi avete un sogno che vi unisce, e il vostro sogno è l’Europa. Non l’Europa dei burocrati, l’Europa dello spirito». Questo il messaggio rivoltodal filosofo francese ai manifestanti anti-governativi di Kiev (e anche agli occidentali cinici e stanchi). Popolo della Maidan! In questa piazza sono riuniti tutti i popoli dell’Ucraina. Ucraini occidentali e ucraini orientali. Ucraini della città e ucraini giunti dalle campagne. Tatari e polacchi. Cosacchi ed ebrei. Ci sono i nipoti dei sopravvissuti dell’Holodomor, il massacro attraverso la fame orchestrato da Stalin; e quelli di Babi Yar, il terrificante simbolo della Shoah.
A Parigi, noi abbiamo la piazza della Bastiglia dove si costituì il popolo francese. Voi avete la piazza della Maidan dove si istituisce il popolo ucraino. Ed è una grande emozione, per un cittadino della patria dei diritti dell’uomo, essere testimone, in questa piazza, di un momento eccezionale di storia, come soltanto i grandi popoli producono.
Arseny Iatseniuk, capo del partito della Signora di Kiev imprigionata, ha appena annunciato, da questa tribuna, la creazione di un «governo parallelo»: al governo nato dalla Maidan, che, fin da ora, ha più legittimità di quanta ne avrà mai quello delle marionette agli ordini del Cremlino, io rendo omaggio.
Voi avete, popolo della Maidan, un sogno che vi unisce, e il vostro sogno è l’Europa. Non l’Europa dei burocrati, l’Europa dello spirito. Non l’Europa stanca di se stessa, che dubita della propria vocazione e del proprio significato, ma un’Europa ardente, appassionata, eroica.
Un’altra emozione, per un europeo giunto dall’Europa che dubita, che non sa più né chi essa sia né dove vada, è ritrovare qui simile fervore. Voi ci impartite una lezione d’Europa. Voi ci ricordate quanto l’Europa possa essere meravigliosa se la si strappa a quella che il filosofo tedesco antinazista Edmund Husserl chiamava la «cenere della grande stanchezza». Sono un cittadino francese. Sono un federalista europeo. Ma oggi, vedete, in questa piazza Maidan dove si invita l’Europa a tornare alla sua vocazione originaria e al suo genio, sono anche un ucraino.
Ho torto, quando dico sogno europeo. Poiché nulla è più concreto dell’Europa che mi hanno illustrato via via gli uomini e le donne che avete messo a capo del vostro movimento: un’Europa che per tutti significa libertà, modo di governare giusto, lotta contro lo Stato-canaglia degli oligarchi, cittadinanza. Voi date corpo al progetto europeo. Gli ridate un contenuto e un programma. Date un senso, non «più puro» come ha detto un poeta francese, ma più preciso, e più ricco, al termine e all’idea d’Europa. Per questo penso che la vera Europa sia qui. Per questo i veri europei si trovano riuniti nella piazza Maidan. Per questo l’Ucraina non è il vassallo dell’impero russo che elemosina la propria annessione all’Europa: è, in ogni caso adesso, il cuore pulsante del continente, e Kiev ne è la capitale.
Popolo della Maidan, fratelli in Europa! Voglio anche dirvi che siamo in tanti, da Parigi a Berlino e altrove, ad aver inteso il vostro messaggio. So che vi sentite soli. So che avete l’impressione di essere abbandonati da un’Europa che, volgendovi le spalle, volge le spalle alla propria essenza. È vero. Ma è vero anche che avete amici nelle società d’Europa. Che avete qui, nelle missioni diplomatiche europee, amici dell’ombra di cui posso dirvi che sono con voi e agiscono a vostro favore. Sono la vostra speranza; ma voi siete la loro. Se vi abbandonano, voi perderete; ma se voi perderete, pure loro perderanno. E lo sanno. Lo sappiamo tutti. Siamo in milioni ad aver capito che la nostra sorte si gioca in questa piazza dell’Indipendenza che avete ribattezzato piazza dell’Europa.
Ho la ferma intenzione, una volta tornato in Francia, di dirlo a gran voce: nessuna legittimazione ai bruti che, come Luigi XIV che faceva incidere sui suoi cannoni «ultima ratio Regis», minacciano di dare l’assalto alla Maidan; congelamento dei loro averi in tutte le banche dell’Unione e nei paradisi fiscali di cui sappiamo ormai forzare le porte. Esiste tutta una gamma di sanzioni di cui le democrazie hanno la chiave. Bisogna ricordarlo incessantemente.
Il presidente del mio paese incontra in queste ore quello degli Stati Uniti d’America: chissà se non lo convincerà ad associarsi, ancora una volta, a un’operazione di salvataggio di questa parte d’Europa che resta ostaggio?
Popolo della Maidan, un’ultima parola. Vi lascerò con la tristezza nel cuore poiché so che tutto, nei prossimi giorni, può succedere, e purtroppo anche il peggio: se, nella lunga storia dei popoli che volevano affermare la propria sovranità occupando le piazze delle loro città, ricordiamo la piazza della Bastiglia, o la piazza Venceslao a Praga, o ancora l’agorà ateniese, come non ricordare l’altro modello, l’anti-modello, quello di Tienanmen e dell’insurrezione soffocata nel sangue?
Ma vi lascerò anche — sappiatelo — colmo di una immensa ammirazione per il vostro coraggio, il sangue freddo, la saggezza e la misura che sono un esempio per il mondo. La vostra arma è il sangue freddo. La vostra forza è la determinazione tranquilla, il pathos: da Lisa, la piccola vivandiera, a Vitali Klitschko, l’ex pugile che forse un giorno sarà presidente della nuova Ucraina, tutti mi avete detto che nulla ormai fermerà lo spirito della Maidan.
E la vostra forza è il senso di responsabilità, stavo per dire di disciplina, con il quale tenete le barricate e, dietro le barricate, vi occupate della parte di città che avete liberato. È infatti la stessa parola a esprimere la considerazione per le città e l’eccellenza delle civiltà.
Civilizzato, nella mia lingua come in quella dei pittori di affreschi che nel X secolo dipinsero la Vergine in preghiera, con le mani alzate in segno di pace, della vostra cattedrale Santa Sofia, è la parola comune di chi ama la civitas e di chi porta civiltà.
E la vostra forza, sì, è l’alta civiltà che vi sostiene: al tempo stesso siete abitati, come tutti i popoli d’Europa, da una parte di storia tragica e criminale. La Russia non esisteva, quando l’Ucraina e Kiev già risplendevano. In ogni cittadino della Maidan c’è più storia e cultura che nel gradasso di Sochi: un Tarzan che è solo un Braccio di ferro, un finto uomo forte che è un vero nemico di Santa Sofia e della sua saggezza.
È per questo che vincerete. È per questo che, prima o poi, avrete la meglio sul padrone Putin e il suo valletto Yanukovich.
Benvenuti in Europa!

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT