Movimento 5 Stelle dai microchip, al boicottaggio di Israele, al complottismo commento di Marianna Rizzini
Testata: Il Foglio Data: 12 febbraio 2014 Pagina: 3 Autore: Marianna Rizzini Titolo: «Quanto sono brutti e cattivi gli idoli della politica estera grillina»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 12/02/2014, a pag. 3, l'articolo di Marianna Rizzini dal titolo "Quanto sono brutti e cattivi gli idoli della politica estera grillina". Va aggiunta la scelta di Luisa Morgantini quale guida per recarsi in Israele/Territori per informarsi sul conflitto. All'ignoranza di base, dopo hanno avuto anche la disinformazione e l'odio. I frutti della mala pianta Morgantini si sono poi visti.
Marianna Rizzini Beppe Grillo
Roma. Il rapporto tra Cinque stelle e politica estera, a differenza di quello tra Cinque stelle e politica interna, non si nutre di sparate quotidiane sul “Pd-ex-menoelle” e di sogni (ieri falliti) di mettere in stato d’accusa il presidente della Repubblica cui nel 2011, dal blog di Beppe Grillo, come faceva notare Panorama.it, si chiedeva di sostituire in corsa l’allora premier Silvio Berlusconi. La linea sugli Esteri a Cinque stelle resta sottotraccia, per emergere all’improvviso attraverso iniziative di terzomondismo barricadero, come è accaduto in questi giorni con il desiderato (dall’M5s) boicottaggio dell’azienda idrica israeliana Mekorot, firmataria di un protocollo d’intesa con Acea per “lo scambio di esperienze”, e accusata dai grillini di “essere “attivamente impegnata nel mantenimento dell’occupazione” in Cisgiordania (“intifada grillina”, titolava il Corriere della Sera). Di solito, però, e nonostante i resoconti settimanali su mozioni e interventi in commissione apparsi sul sito “Parlamento a cinque stelle”, le idee internazionali dei grillini vengono veicolate dalle parole (improvvide) di alcuni parlamentari. C’è chi è noto per via della sua inclinazione “Zeitgeist”, dal nome del cosiddetto documentario cospirazionista del 2007, evidentemente piaciuto al deputato Paolo Bernini (quello che non solo crede ai microchip impiantati sottopelle ma anche alla teoria delle Torri gemelle fatte crollare per “inside job”, lavoro interno, come disse in Aula proprio nel giorno dell’anniversario dell’attentato, l’11 settembre scorso). E c’è chi è pervaso da afflato ecumenico al punto da dire, come disse la deputata Emanuela Corda il 12 novembre del 2013, anche lei proprio nel giorno dell’anniversario della strage di Nassiriya, che “nessuno ricorda il giovane marocchino che si suicidò per portare a compimento quella strage… se ne parla solo come di un assassino, e non anche come di una vittima, perché anch’egli fu vittima oltre che carnefice”. Poi Corda si è scusata, ma l’impostazione mentale è comunque quella del pacifismo anticasta (diplomatica) con punte di cospirazionismo. Scorrendo la sezione estera del suddetto sito “Parlamento a Cinque stelle”, infatti, si vede che il ritiro dall’Afghanistan e il tema immigrazione (quello che divide la base dai vertici a Cinque stelle) campeggiano accanto alla richiesta di “non usare il Consiglio di sicurezza dell’Onu come ente certificatore” per “nuove avventure guerresche” (si parla della Siria, il 6 settembre del 2013), ché “non vi sono ancora prove definitive sulla responsabilità del governo siriano negli attacchi chimici, e il pretesto di tali armi per giustificare una guerra di ingerenza è storia già sentita”. (Pochi giorni prima, il 27 agosto, sul sito di Grillo, era stata ospitata l’opinione del giornalista Mario Albanesi, convinto che non si dovesse “trascurare la pretesa degli Usa di impadronirsi di tutto il nord Africa e il medio oriente, facendo volare in pezzi le relative nazioni, per poi intervenire in veste di pacieri” e puntare ai “giacimenti di petrolio”). Quanto all’Iran, i cinque stelle, nei giorni dei colloqui di Ginevra, si sono preoccupati di sottolineare la necessità di un “recupero delle quote commerciali italiane con l’Iran”. Fare le pulci al ministero degli Esteri sulle indennità di servizio all’estero è l’altra idea, specie per quanto riguarda gli istituti di cultura, e procedere a una riforma della cooperazione basata “sulla trasparenza” (proposta di legge). Cruccio più recente (7 febbraio 2014), “i lobbisti delle multinazionali che premono per accelerare l’accordo tra Europa e Nordamerica” per un mercato unico di merci, servizi e investimenti, “ennesimo tentativo di colpo di mano dei grandi stakeholders che con l’alibi della crisi riducono il diritto al lavoro, ai beni comuni, alla natura e all’intera vita delle persone”. Riecco l’eco di “Zeitgeist”, con l’ossessione per i ricchi&potenti che tramano nell’ombra.
Per inviare la propria opinione al Foglio, cliccare sull'e-mail sottostante