Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 07/02/2014, a pag. 14, l'articolo di Marta Ottaviani dal titolo "Erdogan imbavaglia il web. La censura diventa legge ".
Marta Ottaviani Recep Tayyip Erdogan
La Turchia ormai più che un Paese candidato all’ingresso nell’Unione europea è un Paese a rischio democrazia. Il Parlamento di Ankara nella tarda serata di mercoledì ha approvato fra le polemiche e le bagarre in aula una legge che regolamenta in modo ancora più severo l’utilizzo di Internet. Il provvedimento potrebbe colpire organi di stampa indipendenti, che proprio grazie al Web avevano riportato notizie poco diffuse dai giornali cartacei, soprattutto riguardo al recente scandalo, la «tangentopoli turca», che ha colpito il primo ministro e portato alle dimissioni di ben 10 ministri.
Una mossa, quella del Parlamento, studiata – a detta degli oppositori – in vista delle prossime elezioni amministrative del 30 marzo, molto importanti per la tenuta della leadership di Erdogan. Tanto che il testo è arrivato in aula a tempo di record.
Due i punti controversi: il primo è rappresentato dal fatto che d’ora in poi i siti potranno essere bloccati direttamente dalla Tib, (Authority per le Telecomunicazioni turca), senza nemmeno dover chiedere il consenso della magistratura, che viene così completamente scavalcata. In secondo luogo sempre la Tib potrà chiedere ai vari gestori gli elenchi degli utenti, controllando il loro utilizzo della rete e tenendo in archivio per due anni la lista dei siti frequentati.
Dall’opposizione volano parole grosse: Erdogan è stato paragonato a Hitler e in molti lo accusano di voler mettere le mani non solo sulla libertà di espressione, ma anche sulla magistratura. Il prossimo provvedimento che il Parlamento dovrebbe votare sarà proprio la riforma della giustizia. E ieri, la procura di Istanbul ha chiesto condanne fino a 29 anni per «costituzione di una organizzazione criminale» per cinque membri della Piattaforma Taksim, il gruppo apolitico e pacifista portavoce del movimento di Gezi Parki.
Intanto tutti gli occhi sono puntati sul presidente della Repubblica Abdullah Gül, che avrà due settimane per decidere se firmare la legge o rimandarla al Parlamento. Un veto avrebbe un significato doppio, perché aprirebbe ufficialmente le ostilità fra la fazione della destra islamica turca, capeggiata simbolicamente dal filosofo islamico Gulen, e quella legata al premier Erdogan.
Il Paese, che sta vivendo una grande crisi monetaria, con il cambio fuori controllo della lira turca con l’euro e il dollaro, attraversa da mesi un momento politico difficile, figlio in parte delle frizioni fra i due ex compagni di partito che potrebbero contendersi la presidenza della Repubblica. Intanto la nuova legge su Internet ha provocato qualche mal di pancia a Bruxelles. Il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, si è detto preoccupato dal provvedimento e ha chiesto al Parlamento di tornare sui suoi passi.
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